Capitolo 55

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Avevano a disposizione un viaggio di andata e ritorno a testa e Steve, poco prima di andare, li aveva avvertiti proprio di quello. Frida stava tremando, aveva dovuto serrare i denti per non batterli rumorosamente.

E quando il casco si richiuse velocemente attorno al suo viso Frida realizzò ogni cosa, lasciandosi invadere dal terrore. In cerchio assieme a tutto gli altri si era sforzata di rimanere immobile, anche se era stata la paura stessa ad impietrirla, non lasciandole dire nemmeno una parola.

E poi vennero risucchiati dalla pedana sotto i loro piedi, viaggiando come le era già capitato nel bifrost, con molta velocità ma meno violentemente.

New York era apocalittica e rumorosa, coi mostri urlanti arrampicati ai palazzi ed i chitauri a fluttuare, titanici, nel cielo ingrigito. E pensare che a distanza di anni Frida non era ancora riuscita a visitare quel museo in cui tanto aveva desiderato andare con la scuola. In quel 2012 era appena una ragazzina, e adesso faceva fatica a ricordare di se stessa infantile e di aspetto genuino. Il suo presente l'aveva cambiata irreparabilmente, chissà cosa sognava la Frida adolescente, ignara dell'imprevisto che quel giorno, tra la baraonda, le avrebbe cambiato per sempre l'esistenza.

Aveva un po' di nausea, che riuscì a sopportare quando finalmente fu capace di prendere aria senza quel casco totalmente chiuso sul capo. Si avvicinò a Bruce, la presenza che più le ispirava protezione per via di quella stazza enorme. 

«Ognuno di noi ha un compito. Due gemme sono a nord e una a sud. Basso profilo e occhio all'orologio.» disse Steve al gruppo, con il suo scudo in mano e la divisa di Captain America addosso.

Frida sorrise carica di adrenalina, pur avendo i battiti del cuore accelerati all'idea stretta di non avere abbastanza tempo. Le avevano assegnato una divisa intera, simile a quella di Natasha. Le servita un equipaggiamento adatto alla situazione, i suoi soliti jeans e canotte non sarebbero stati per niente utili. Si sentiva più pesante ma comunque libera di muoversi. I suoi tatuaggi sembravano essere stati nascosti di proposito dalla stoffa spessa ma traspirante, piena di cerniere e tasche in cui nascondere qualsiasi tipo di piccola arma.

Ad un tocco personale, però, Frida non era riuscita a rinunciare. All'orecchio destro portava un lungo orecchino pendente, con una catena a maglie sottili placcata in oro e pietre verdi appese ad esse. Nell'altro orecchio si era concessa soltanto i suoi soliti e numerosi anelli d'oro in varie dimensioni.

Vigile e con gli occhi asciutti per colpa delle lenti a contatto, Frida sentì la coda di capelli toccarle le spalle ad ogni movimento della testa, finché Steve non parlò a Bruce. Hulk si separò dal gruppo dirigendosi a sud in cerca di Stephen Strange e della gemma tanto preziosa. Frida fece due passi di lato più vicina a Scott, pronta a scattare per incamminarsi alla Stark Tower.

«Frida» Steve la richiamò facendola avvicinare a se. Lei scattò come se fosse ipersensibile anche soltanto al tono di voce più fermo e sicuro di Cap. Annaspando, Frida lo spalleggiò, mostrandosi un'attenta ascoltatrice.

«Occupatiti del sopralluogo.»

«I-io, Steve?» bisbigliò scioccata.

«Si, tu. Tony ti porterà al piano più alto dove si trova lo scettro di Loki. A te non farà del male se mai capitasse che ti scoprisse.» disse Steve continuando a camminare.

Frida scosse il capo, corrugando la fronte; «Non potete darmi un compito così importante, non ne sono capace...»

«Vuoi dimostrarci di che pasta sei fatta o no?» Tony la provocò parlandole da lontano, ascoltando fino a quel punto la discussione tra Frida e Steve.

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora