FLAMES (THEODORE)

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Anche se Burrows mi ha detto, molto chiaramente, che considera la faccenda della misteriosa busta gialla uno scherzo di pessimo gusto, decido di svolgere le mie ricerche personali, perché voglio arrivare infondo all'intera questione; e così, nonostante i dubbi e le domande a cui non ho avuto risposta, accantono momentaneamente lo strano ed inaspettato incontro con Gracey e mi concentro sull'unico indizio che ho nelle mie mani: accendo il laptop e digito 'Kaniel Outis' sulla barra di ricerca di internet.

Ciò che vedo, però, anziché aiutarmi non fa altro che peggiorare la confusione che ho nella mia testa: sullo schermo appare una foto segnaletica che ritrae Michael, insieme a diversi articoli di giornale che lo identificano come un terrorista di livello internazionale.

In che razza di guaio si è cacciato Scofield?

"Ben, smettila di saltare sul letto! Rischi di cadere e di farti male! Smettila subito, d'accordo?" ordino ad alta voce, voltandomi in direzione della camera da letto di mio figlio; quasi subito le molle del materasso smettono di cigolare, ma anziché sentire la sua voce, alle mie orecchie giunge una serie di respiri sibilanti "Ben? Benjamin, stai bene? Che cosa sta succedendo?".

Lascio perdere quello che ho appena scoperto e mi precipito da Ben, continuando a ripetere il suo nome: lo trovo seduto a terra, con la schiena appoggiata al letto e la mano destra premuta contro il petto, con le dita strette attorno alla stoffa del pigiama; dalle labbra socchiuse continua ad uscire quel suono sibilante e, anche se non l'ho mai vista prima con i miei occhi, capisco subito di trovarmi davanti ad una delle crisi di cui Karla mi ha accennato.

"Non... Non..." balbetta Ben, con gli occhi spalancati e colmi di un terrore indescrivibile.

"No, non ti sforzare, tesoro. Ben, calmati! Prova a fare profondi respiri! Adesso ti porto in ospedale e starai subito meglio. Non ti preoccupare, andrà tutto bene, andrà tutto bene" mormoro, e continuo a ripetere quelle stesse parole, anche quando siamo in macchina, per due motivi: sia per riuscire a calmare mio figlio, e sia per impedire al panico di immobilizzare il mio corpo ed annebbiare la mia mente.



Qualche ora più tardi mi trovo seduto in una camera da letto del reparto pediatrico.

Ben sta bene, il peggio è passato, ed ora dorme tranquillamente a pochi centimetri di distanza da me, con il braccio destro nascosto sotto il cuscino ed il petto che si alza ed abbassa in modo lento e regolare; la paura che mi attanaglia la gola e lo stomaco scivola rapidamente via, ma viene subito sostituita da un'altra sgradevole sensazione: senso di colpa.

Senso di colpa perché, a causa della stupida ricerca su internet, mi sono completamente dimenticato delle pastiglie che il mio bambino deve prendere per combattere la grave forma di asma che ha fin dalla nascita.

Ho permesso ai fantasmi del passato di entrare di nuovo nella mia vita, e Ben ha rischiato di pagare il prezzo più alto.

"Non si deve preoccupare" prova a rassicurarmi un'infermiera, forse perché ha notato la mia espressione assorta "adesso è stabile. Domani mattina, quando si sveglierà, sarà solo un brutto ricordo. Andrà tutto bene"

"Andrà tutto bene? Sarà solo un brutto ricordo?" ripeto, trattenendo a stento una risata sprezzante "non andrà tutto bene e non sarà solo un brutto ricordo. E lo sai perché? Perché ho dimenticato di far prendere a mio figlio le pastiglie di cui hai bisogno. Mi sono completamente dimenticato, capisci? Ben ha avuto quella crisi per colpa mia. Ha rischiato la vita ed io sono l'unico colpevole. Non venirmi a dire che tutto questo sarà solo un brutto ricordo perché non potrà mai esserlo. Anzi. Sarà un peso che mi porterò dietro per tutto il resto della mia vita"

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