I'VE LEARNED SOME THINGS (THEODORE)

87 6 53
                                    


Anche se dal giorno della mia scarcerazione mi sembra di essere sprofondato in un baratro buio, soffocante, e senza fine, c'è un piccolo spiraglio di luce ed aria fresca che mi aiuta ad affrontare l'intera situazione e ad andare avanti: Benjamin inizia ad avvicinarsi sempre di più a me, e lo dimostra ponendomi una lunga serie di domande incuriosite.

E questa, per me, è una cosa sia positiva che negativa.

Positiva perché finalmente si stanno formando le basi di un vero rapporto tra padre e figlio.

Negativa perché temo che saranno più le volte in cui dirò una bugia, rispetto a quelle in cui racconterò la verità.

"Theodore, come hai conosciuto la tua amica?"

"Gracey? L'ho conosciuta molti anni fa, quando lei ed il fratello erano dei bambini di cinque e sette anni. Susan, la loro madre, ed io eravamo amici"

"Eravate una coppia?"

"È impossibile nasconderti qualcosa, Ben. Sì, io e lei stavamo insieme, ma stiamo parlando di molti anni fa. Quattordici, per l'esattezza. E in quattordici anni sono accadute tantissime cose"

"Quali cose sono accadute?"

"Ho viaggiato molto, ho vissuto in diverse città e mi sono ritrovato più volte in situazioni molto complicate, Ben"

"Ed è stato in quel periodo che sei finito in prigione?".

Ecco.

Ben ha finalmente introdotto l'argomento che temevo più di qualunque altro, e nella mia mente già si forma la prossima domanda che, senza alcuna ombra di dubbio, verrà formulata dalle sue labbra: perché sei stato arrestato?

Non voglio mentire a mio figlio, non voglio costruire il nostro rapporto su una menzogna, ma non posso neppure raccontargli la lunga scia di sangue che il 'Mostro dell'Alabama' ha lasciato alle sue spalle.

Mi sento come se fossi incastrato in una pozza di sabbie mobili: più continuo a divincolarmi per uscire e più continuo a sprofondare.

Fortunatamente il mio cellulare inizia a squillare, sottraendomi da imbarazzanti spiegazioni; osservo lo schermo e corruccio le sopracciglia vedendo un numero che non conosco.

"Con chi ho il piacere di parlare?" domando, spostandomi in un'altra stanza della villetta.

"Con la tipa che hai approcciato nei bagni dell'ospedale"

"Tesoro!" esclamo con una risata, riconoscendo la voce di Sara; ammetto di essere sorpreso perché, anche se sono riuscito a darle il mio numero, non mi aspettavo di ricevere una sua chiamata "ti posso assicurare che quello non era un approccio. Se quella fosse stata la mia vera intenzione, avrei scelto un posto molto più romantico del bagno di un ospedale"

"Risparmiami i tuoi commenti irriverenti, Bagwell, non sono dell'umore adatto per sentirli" risponde lei, in tono secco, sento il suo respiro veloce e spezzato provenire dall'altra parte del cellulare e quasi riesco a vederla mentre cammina nervosamente avanti e indietro, con una ciocca di capelli rossi attorcigliata all'indice destro; capisco che deve essere successo qualcosa di veramente grave per averla turbata così in profondità e per averla spinta a chiamarmi.

"Sara, è successo qualcosa?"

"Non posso parlartene in questo momento... Oh, mio dio, non posso credere che te lo sto chiedendo veramente... Possiamo vederci al parco che c'è in centro città tra mezz'ora? Porta anche Benjamin con te. I bambini saranno contenti di trascorrere un altro pomeriggio insieme"

Behind The Eyes; Prison Break (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora