MY LIFE; PARTE DUE (GRACEY)

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In lontananza, dall'esterno della villetta a due piani, giunge alle mie orecchie il rombo di un tuono, che contribuisce a dare una sfumatura inquietante all'atmosfera tesa che si è creata tra me e l'uomo di cui mi sono innamorata; lo vedo prendere un'altra boccata dalla sigaretta accesa, stretta tra le dita della mano destra, e buttare fuori una nuvola di fumo grigio dalle labbra socchiuse.

"Ti ascolto" sussurro, appoggiandomi allo schienale della sedia, con le mani strette in grembo per prepararmi a quello che sentirò.

E fin dalle prime parole pronunciate dalla sua voce strascicata, capisco che finalmente mi sta raccontando la verità nuda e cruda, senza ricami, intarsi e merletti di bugie.

"Sono nato in una piccola cittadina dell'Alabama, Conecuh County" inizia, rivolgendo gli occhi scuri in direzione di una finestra, su cui la pioggia ha iniziato a picchiettare contro il vetro "ti ho già raccontato che mia madre era gravemente malata, ma non ti ho mai detto nulla dell'uomo che ha contribuito alla mia nascita, e questo perché era un grandissimo bastardo, oltre ad essere un animale che non si è fatto remore ad approfittare della propria sorella. Io sono il frutto di quello stupro incestuoso. Ma ovviamente questo non era già riprovevole e disgustoso per lui... E così, quando si è stancato di sfogare la propria perversione nei confronti di mia madre, si è concentrato su di me. Ho vissuto con loro fino all'età di quattordici anni, fino al giorno in cui il bastardo non ha avuto un infarto, a quel punto sono stato affidato alle cure di mia zia Meg e di mio cugino James, mentre Audrey è stata ricoverata in una clinica privata, la stessa in cui le ho dato l'ultimo saluto. Ho trascorso tre anni sereni a casa di mia zia, forse gli unici di tutta la mia vita, poi tutto è cambiato di nuovo quando sono stato costretto ad andare a scuola, anziché continuare gli studi a casa. E lì sono iniziati i guai..."

"Oh, mio dio, Theodore..." mormoro, già profondamente sconvolta, perché non immaginavo che avesse alle proprie spalle un'infanzia così difficile; allungo la mano destra per stringere la sua, ma vengo bloccata con un gesto secco.

"Non sono mai riuscito ad integrarmi all'interno della classe, perché tutti mi vedevano come quello strano. Lo sfigato con il volto sfigurato dall'acne. Ho avuto anche parecchi problemi con il bullo della scuola, Jason, perché aveva subito visto in me un ottimo bersaglio... Naturalmente c'era mio cugino a difendermi e a sostenermi, ma non sempre ho seguito i suoi consigli e ne ho pagato le conseguenze..." fa una breve pausa per posare il mozzicone di sigaretta dentro un posacenere, schiacciandolo con più forza del necessario "nella mia classe c'era la ragazza più bella dell'intera città. Ava. Sembrava un angelo sceso in Terra tant'era perfetta e tutti, me compreso, avevano una cotta per lei ed avrebbero fatto follie pur di trascorrere del tempo in sua compagnia. Io ho avuto quell'onore, se così possiamo chiamarlo: un giorno, al termine delle lezioni, si è avvicinata a me e mi ha chiesto se potevo darle qualche ripetizione in letteratura perché non riusciva a capire l'ultimo argomento. Ovviamente io ho accettato subito, senza pensarci neppure per mezzo secondo, dopotutto quando mi sarebbe ricapitata un'occasione simile? Per un po' di tempo ci siamo visti regolarmente in biblioteca, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederle un appuntamento per timore di essere rifiutato e deriso. Questo, almeno, finché non è stata proprio lei a chiedermelo: un appuntamento al chiaro di luna in un vecchio fienile che sorgeva in una zona isolata di Conecuh County. Anche in questo caso ho accettato subito, ma quando l'ho comunicato a Jimmy... Lui non era altrettanto contento"

"Perché? Anche tuo cugino aveva una cotta per lei?"

"Lo credevo anche io, invece era una questione completamente diversa: conosceva Ava da molto tempo e sapeva che aveva sempre avuto un debole per Jason, il bullo della scuola. Io non ho voluto ascoltarlo, ritenevo che la sua fosse solo invidia ed ho difeso Ava dicendo che, evidentemente, aveva aperto gli occhi e si era resa conto di quanto Jason fosse solo un grande idiota senza un briciolo di cervello. E così sono andato all'appuntamento, ignorando gli avvertimenti di Jimmy, e, come ti dicevo prima, ne ho pagato le conseguenze" Theodore si ferma di nuovo per accendersi un'altra sigaretta, per rilassare i nervi e per fare una riflessione "non posso crederci. Sono trascorsi trentasei anni da quel giorno, ed ancora faccio fatica a parlarne... In ogni caso, quell'appuntamento nel fienile non è stato altro che una trappola architettata da Jason, ovviamente. Voleva vendicarsi perché una volta sono riuscito a picchiarlo e lo ha fatto nel peggiore dei modi, chiedendo la complicità della ragazza di cui ero innamorato. E lei ha accettato perché era pazza di lui. Non so che cosa le abbia promesso, forse un'uscita romantica al cinema, non ha importanza... La cosa veramente importante è che mi sono ritrovato imbrattato del sangue di qualche animale e di paglia secca, deriso da quel coglione e dal suo gruppo di amici. Per giorni ho finto di avere la febbre perché non avevo la forza di andare a scuola ed affrontare le persone che mi avevano umiliato in quel modo... Alla fine è stato James a convincermi. Lui mi ha sempre aiutato moltissimo"

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