ANGELS (THEODORE)

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Pedinare una persona non è un compito semplice.

Spesso, poi, si è costretti a rimanere per ore ed ore appostati in silenzio, nello stesso luogo, in attesa di ottenere qualche risultato.

E, nel mio caso, il primo punto a mio favore arriva quando vedo un uomo, vestito con estrema eleganza, uscire da un edificio, inforcare un paio di occhiali da sole con le lenti scure e avvicinarsi ad una macchina sportiva, dall'aria molto costosa; mentre fruga all'interno della valigetta ventiquattrore, probabilmente per cercare le chiavi della vettura, ne approfitto per digitare velocemente il numero di cellulare di Sara e per metterla al corrente dei progressi che ho fatto.

"Bene, fiorellino" dico "il nostro amico Poseidone è appena uscito, e sarà proprio lui a condurmi al suo castello"

"Scopri tutto su questa storia".

Ripongo il cellulare in una tasca della giacca, giro la chiave nel cruscotto, e seguo il mio obiettivo mantenendomi a debita distanza, in modo da non creare sospetti in lui; proprio come immaginavo, circa una decina di minuti più tardi, Kellerman parcheggia la sua macchina sportiva nel garage di una villa, per poi sparire all'interno dell'abitazione.

Scendo a mia volta dalla Mustang nera e mi avvicino alla villa; la porta d'ingresso non è chiusa a chiave, di conseguenza è un gioco da ragazzi abbassare la maniglia lentamente ed entrare di soppiatto, con passo felpato, guardandomi attorno, lasciandomi scappare un lungo fischio ammirato: in confronto a questa, la casa che ho ricevuto in dono dal mio misterioso benefattore è un ostello per poveri.

Paul non si è ancora reso conto della mia presenza perché è impegnato in una discussione piuttosto accesa al telefono: da quello che riesco a capire, lui e la sua ex moglie non riescono a mettersi d'accordo sull'affidamento del figlio.

Ne approfitto per muovere qualche passo, per sorprenderlo alle spalle, ma poi nella mia mente si forma un piano migliore: faccio scricchiolare le assi del pavimento e mi nascondo in un piccolo ripostiglio, in attesa che Kellerman cadi nella mia trappola; quando lo vedo arrivare in salotto, con il cellulare stretto nella mano sinistra ed una pistola impugnata in quella destra, non posso che sorridere, compiaciuto, perché tutto sta andando esattamente come avevo progettato.

E quando ritorna in cucina, posando la pistola sopra ad un ripiano di marmo, convinto di essere stato vittima di un'allucinazione uditiva, mi faccio finalmente avanti prendendo in mano l'arma e chiudendo un cassetto semi aperto, per attirare la sua attenzione; lui si volta e, ovviamente, un'espressione di totale incredulità e sorpresa gli fa sgranare gli occhi verdi.

"Sai, tra tutte le cose che mi sconcertano al mondo da quando sono uscito di prigione, è che il cavolo è diventato di moda. Il cavolo!" esclamo, riferendomi al frullato a base di cavolo e banana che l'ex agente della Compagnia si stava preparando mentre parlava al telefono; lui sospira, chiude gli occhi, e si limita a pronunciare il mio nome in tono stanco, proprio come si fa con un problema che rispunta periodicamente.

"Theodore Bagwell..."

"Non dovrei fare questo discorso dal momento che mi sono ripromesso di lasciarmi completamente il passato alle spalle... Tuttavia, adesso che siamo faccia a faccia, mi è tornata in mente un'altra cosa che mi sconcerta. O meglio, che sconcerta il vecchio T-Bag: sette anni fa hai scagionato Michael... Lincoln... Tutti quanti. Eccetto me"

"Ascolta...".

Non gli lascio il tempo di continuare la frase perché il mio pugno destro si schianta contro il suo viso.

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