SKELETON IN THE CLOSET; PARTE DUE (GRACEY)

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Accompagnare Benjamin a scuola si rivela essere un'operazione tutt'altro che semplice perché vuole rimanere a casa, vicino a suo padre, e mi ritrovo ad avere una vera e propria discussione con lui mentre lo aiuto a togliersi il pigiama e ad indossare dei vestiti puliti.

Discussione in cui, ancora una volta, dimostra di avere lo stesso carattere forte e testardo di Theodore.

"Ben" ripeto per l'ennesima volta, ormai esasperata "tuo padre ha bisogno di riposare, e sono sicura che non vorrebbe assolutamente vederti saltare un giorno di scuola"

"Ma io non posso andare a scuola dopo quello che è successo a Theodore" ribatte lui, prontamente, mentre mi occupo di pettinargli i capelli; anche questa si rivela essere un'operazione difficile perché, proprio come suo padre, ha un ciuffo ribelle che non vuole essere domato "Gracey, prova a metterti nei miei panni: se lui fosse ancora il compagno di tua madre riusciresti ad andare a scuola dopo l'aggressione che ha ricevuto?"

"Mi occuperò io di lui durante la tua assenza, è in buone mani, e se dovesse accadere qualcosa verrò subito a prenderti. Ma tu adesso andrai a scuola, d'accordo?".

Benjamin non ribatte, emette uno sbuffo sonoro e resta in silenzio per tutto il tempo della colazione, anche quando gli ricordo di prendere la sua medicina non mi degna di una risposta, limitandosi ad ubbidire; non è arrabbiato, è frustrato perché non è riuscito a farmi cambiare idea, e so che il suo silenzio non è un capriccio, ma bensì un segnale della contromossa che sta preparando: sta pensando ad una nuova tecnica da utilizzare e decide di sfoderarla davanti all'entrata della scuola.

"Se adesso torniamo a casa, prometto che ti aiuterò con Theodore"

"Aiutarmi con tuo padre? Che vuoi dire?" domando con un sorriso, non capendo il senso della sua proposta, e lui mi risponde con un sorriso furbetto, lo stesso che mi ha rivolto quando ho scoperto l'inganno dei biscotti al cioccolato.

"Ti piace"

"Che cosa?"

"Non 'che cosa'. Chi. Ti piace Theodore".

Lo guardo con gli occhi spalancati prima di scoppiare in una risata imbarazzata.

"Posso assicurarti che ti sei fatto un'idea completamente sbagliata su noi due. Io sono molto legata a lui, l'ho conosciuto come compagno di mia madre... Non c'è assolutamente altro al di fuori di un profondo affetto"

"Ho visto lo sguardo che avevi ieri notte, quando mi hai parlato di lui. Lo hai descritto come l'uomo perfetto, e una donna lo fa solo quando è innamorata. Anche se ho appena sette anni, so come funzionano queste cose. Posso aiutarti con lui, posso mettere una buona parola per te... Se vuoi, posso indagare e cercare di scoprire se Theodore prova lo stesso"

"Tu non devi fare nulla di tutto questo! Voglio bene a tuo padre, ma non ha nulla a che fare con quello che pensi. Io non sono innamorata di lui, d'accordo? E come hai detto tu stesso, hai solo sette anni. Devi ancora imparare molte cose sull'amore"

"Se quello che ho detto non è vero, perché sei arrossita?"

"Vai in classe, Ben, è appena suonata la campanella".

Nel volto del ragazzino compare un'espressione contrita, perché non è riuscito nel suo intento, ma prima di sparire al di là dell'ingresso principale dell'edificio si gira un'ultima volta e mi fa l'occhiolino, in un'espressione complice.

Scuoto la testa, incredula, e mentre m'incammino verso la villetta mi rendo conto che Ben non è il primo a pronunciare quelle assurde parole: lo ha fatto anche Ashley quando le ho raccontato di avere visto Theodore abbracciare Sara al parco.

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