SWEETHEART (GRACEY)

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Non è mai semplice fare i conti con la realtà, soprattutto se dopo un anno trascorso in una grande città ti ritrovi di nuovo catapultata in un piccolo paese di provincia, di un altrettanto piccolo Stato del Sud.

Mia madre e Zack sono all'oscuro della maggior parte degli eventi che si sono verificati nell'ultimo periodo della mia permanenza a Chicago: non sanno nulla né del mio incontro con Theodore né della nostra fugace 'relazione' (sempre se così può essere definita) né tantomeno della storia delicata in cui mi sono ritrovata coinvolta mio malgrado; per quanto riguarda il braccio rotto, infatti, ho giustificato la frattura scomposta con una mia sbadataggine durante un pomeriggio trascorso su una pista per il pattinaggio sul ghiaccio in compagnia di Ashley, e loro ovviamente ci hanno creduto.

Come hanno creduto, senza alcun dubbio o sospetto, alla mezza bugia che ho raccontato loro al mio ritorno: con voce che mi tremava, ho spiegato di essere rimasta delusa dal mondo della moda in seguito ad un provino che doveva essere il mio trampolino di lancio e che, invece, ha solo infranto il sogno della mia infanzia ed adolescenza.

Ed infatti questo è vero, ma non potevo aggiungere che il colpo di grazia me lo ha assestato Theodore con il suo tradimento e rifiuto; a volte la mia mente è stata attraversata dal pensiero di vendicarmi, di raccontare a mia madre e Zack del nostro incontro e di inventarmi cose orribili che, in realtà, non ha mai fatto, solo per restituirgli tutto il dolore che mi ha procurato, ma sono sempre riuscita a fermarmi in tempo, a prendere un profondo respiro, ed a capire che sarebbe una bastardata senza senso.

Soprattutto perché le conseguenze si abbatterebbero anche su Benjamin, e lui non c'entra nulla con quello che c'è stato tra me e suo padre.

Non ho ripreso gli studi in veterinaria, tuttavia sono riuscita a trovare un impiego stabile che, però, nasconde un risvolto poco piacevole: per ironia della sorte sono stata assunta nella stessa biblioteca in cui lavorava l'ex compagno di mia madre, e devo svolgere il ruolo che una volta ricopriva lui; in sintesi, mi devo occupare delle richieste dei clienti, di ordinare i libri che non sono disponibili in biblioteca e di tenere sempre in ordine i numerosi scaffali.

Devo fare tutto questo ignorando la ferita che non riesce a sanarsi, perché mi basta fermarmi un solo istante e tutto in questo posto mi ricorda lui.

E nonostante siano trascorsi già sette mesi dal mio ritorno a Tribune, fa ancora terribilmente male.

È proprio in uno dei momenti di maggior sconforto che ricevo un aiuto del tutto inaspettato da quella che è la mia ancora di salvezza da una vita: mio fratello Zack.

Lo vedo entrare in biblioteca con in mano due bicchieri di cartone, ed io mi affretto ad asciugarmi le lacrime che non sono riuscita a trattenere per l'ennesima volta, prima che lui le veda; scendo dalla scala a pioli e gli rivolgo uno dei miei migliori sorrisi.

"E questa sorpresa?" domando, indicando con l'indice destro prima lui e poi i bicchieri.

"Passavo di qui per caso, ed ho pensato di portare una cioccolata calda con panna e marshmallow alla mia sorellina preferita"

"Ti ringrazio, ma il tuo gesto dolce conta ben poco dal momento che sono la tua unica sorella"

"Ma sei comunque la mia preferita, dovresti essere lusingata di questo"

"Sei davvero un idiota!" esclamo, senza riuscire a trattenere una risata, mentre prendo in mano un bicchiere; ecco una delle tante sfaccettature del carattere di Zack che adoro: è in grado di risollevarmi l'umore e di farmi ridere in qualunque situazione, perfino adesso che mi sento imprigionata in un periodo nero e buio dal quale non so come uscire.

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