YOUR LIL'PRINCESS (THEODORE)

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Non è semplice imparare a ricoprire il ruolo di padre da un giorno all'altro, soprattutto se è una cosa che hai evitato accuratamente per la maggior parte della tua vita.

Ben, poi, è tutto fuorché un ragazzino normale.

Fisicamente assomiglia a Nicole: il corpo esile, i tratti del viso e gli occhi azzurri sono i suoi; ma i capelli castani, le labbra e la maggior parte delle espressioni che fa gli ha ereditati da me, e purtroppo lo stesso vale anche per il carattere.

Benjamin ha un carattere terribilmente chiuso: non è timido, e neppure scontroso, ma è difficile iniziare una conversazione con lui perché ha la tendenza a rispondere sempre con monosillabi, come se avesse paura ad aprirsi un po' di più.

L'osservo in silenzio mentre entrambi facciamo colazione con una tazza di cereali; rivolgo una rapida occhiata allo zaino abbandonato sopra al divano e finalmente trovo lo spunto giusto per tentare l'ennesima conversazione con mio figlio.

"Ti piace andare a scuola, Ben?"

"Sì, sono il secondo più bravo della mia classe. Il primo è il mio migliore amico"

"Ohh, hai un migliore amico? Come si chiama?"

"Mike" risponde Ben, fermandosi per mandare giù un lungo sorso di latte "sai, lui gioca a football nel pomeriggio, ma io non posso iscrivermi alla squadra a causa dell'asma. Non posso neppure fare ginnastica insieme ai miei compagni di classe perché rischierei di avere un'altra crisi... Però quando vado da Mike a fare i compiti, sua madre prepara sempre dei biscotti al cioccolato buonissimi"

"Ohh!" esclamo di nuovo, sorpreso, perché finora non l'ho mai sentito parlare così tanto "sono contento di sapere che hai un migliore amico, Ben. Io ne ho avuti due. James e David. James era mio cugino, mentre David era un ragazzo che ho conosciuto quando... Quando..."

"Quando eri in prigione?" domanda mio figlio, senza lasciarmi il tempo di inventare una bugia convincente; piego le labbra in una smorfia e mi ritrovo costretto ad annuire.



"Mi raccomando, Ben" mormoro, quando ci troviamo a pochi passi dall'ingresso della scuola che frequenta "cerca di essere educato con le tue insegnanti e con i tuoi compagni di classe. E se qualche bulletto prova a prendersela con te non esitare a picchiarlo. Ricordati di prendere la pastiglia appena hai terminato il pranzo... Ti ho messo i soldi per la mensa e per i distributori dentro l'astuccio. Io sarò qui alle quattro, in perfetto orario, ad aspettarti"

"Sì, Theodore"

"Ahh, quasi dimenticavo... Se dovessi essere in ritardo, non parlare con gli sconosciuti e non accettare nulla. Soprattutto se si tratta di dolcetti o caramelle, d'accordo?"

"D'accordo, Theodore, adesso devo andare o rischio di arrivare in classe in ritardo"

"Ahh... Sì... Certo...".

Esito prima di allungare la mano destra e scompigliargli i capelli; Ben risponde con un mezzo sorriso e poi si affretta ad entrare a scuola, con le mani strette attorno alle cinghie dello zaino, voltandosi un'ultima volta per rivolgermi un cenno di saluto con la mano destra.

Ricambio il saluto e poi mi appoggio al tronco di un albero, incrociando le braccia all'altezza del petto.

Non sono arrabbiato con Benjamin perché mi chiama 'Theodore' anziché 'papà'.

Lo capisco.

Sono comparso nella sua vita senza alcun preavviso, dopo sette anni di assenza, stravolgendola completamente: è normale che ai suoi occhi appaia come un perfetto sconosciuto.

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