Mentre cammino e non mi vieni incontro, un punto di domanda sulla mia testa e sul mio percorso.
Ogni volta sempre la stessa storia fino a quando il bip della cintura di sicurezza dell'auto non si spegneva non riusciva a darsi pace. Non sopportava proprio l'idea di dover restare fermo per un tempo non quantificabile, inghiottito nel traffico lento della città con l'ansia che lo accompagnava per l'intera tratta. E li, in quell'auto vuota, con il mare che scivolava veloce di fianco a lui e il rumore delle onde e dei gabbiani sopra di lui, la sua mente era capace di viaggiare ad una velocità superiore di quella del mezzo su cui si trovava. Aveva deciso di non dare possibilità alla sua mente di pensare se non solamente dopo essere arrivato, se proprio era necessario. Di cosa aveva paura? Di cambiare idea? Di decidere all'ultimo secondo di gettare tutto all'aria e di tornare indietro? Non ne sarebbe mai stato capace. Avrebbe voluto, ma non poteva. E ora l'auto aveva preso velocità e insieme a lei anche i suoi pensieri e gli avvenimenti di quelle ultime trentasei ore. Era successo tutto in pochissimo tempo e quel poco tempo era bastato per far crollare tutto come castelli di sabbia. Ripercorse nella sua mente ogni singolo istante dal momento in cui aveva visto la porta d'ingresso aprirsi, fino agli occhi vuoti di lei dentro quell'auto. Aveva vagato per la città, pensato e ripensato e si odiava per non aver avuto il coraggio di fare qualcosa. Si sentiva quasi un codardo eppure non c'era riuscito. E aveva provato una rabbia anomala perchè non ricordava di essersi mai sentito così ferito e deluso dalla persona per cui provava dei sentimenti così forti. Si era poi richiuso quella porta alle spalle e aveva pensato pensato e ripensato ancora arrivando alla conclusione finale che il giorno dopo sarebbe partito e lo avrebbe saputo solo Ian. Si stava odiando per non aver avuto il coraggio di parlare con Luna, un brutto codardo di quelli che aveva sempre guardato male. Paradossalmente sarebbe stato quasi più facile ammettere quello che provava ma aveva deciso che voleva un'ultima cosa da lei, desiderava che lei suonasse ma non un pezzo qualsiasi, non una canzone qualsiasi, ma quella che avevano scritto insieme in una notte di inverno con due fusi orari completamente diversi, un testo che era nato così dal nulla ma che era diventato una dolce melodia che lo aveva accompagnato in tutto quel tempo che avevano passato distanti. Aveva bisogno di tornare anche solo per quei pochi minuti dove tutto era iniziato, che tornasse sui suoi passi, sulle corde che suonava il suo cuore. Doveva farlo per lui, non riusciva a spiegare nemmeno a se stesso il perchè di quel desiderio ma sapeva solo che era la cosa giusta da chiederle, il solo pezzo mancante. A casa di Luna lei non c'era, ma c'erano la piccola Maya e Holly che lo aveva accolto sulla porta e alla quale aveva poi confidato della sua partenza, e lei gli aveva raccontato di come l'aveva sentita poco prima che lui arrivasse. Non sapeva dove potesse trovarsi lei in quel preciso istante, ma sapeva per certo dove avrebbe potuto trovarla quella sera e così, chiesto un piccolo favore alla ragazza dagli occhi verdi più dei suoi, se n'era andato e aveva camminato tanto e passeggiato per le vie aspettando l'ora giusta per andare da lei. Non avrebbe saputo esprimere a parole le emozioni che aveva provato nel vederla suonare per lui. Era splendida ma soprattutto brava. Brava da mozzare il fiato, brava che avresti passato il resto dei suoi giorni a sentire la sua voce che accompagnava il movimento delle corde scure. E quanto gli piaceva quanto ne era innamorato ormai, quanto desiderava poter restare a darsi, ma soprattutto darle, la possibilità di concedersi l'amore nel suo aspetto più grande. Quelle sensazioni non le avrebbe dimenticate facilmente, forse non l'avrebbe dimenticate proprio mai. Occhi dentro occhi, mani nelle mani. Chissà se era stata soltanto una semplice coincidenza che le loro canzoni poi le avrebbe sentite anche alla radio? Ma chi aveva mai creduto alle coincidenze? Quelle note erano la melodia per quel momento così tanto atteso e desiderato da sembrare ora soltanto un sogno, un sogno di cui però ricordava ogni singolo dettaglio e di cui poteva sentirne il peso sul suo petto. Quello era il miglior ricordo di Luna che potesse mai chiedere. Avrebbe dovuto portare via con se ogni lacrima nascosta, ogni parola taciuta. Tornato a casa doveva ancora prendere tutto, ma chi aveva intenzione di dormire? E chi aveva intenzione di iniziare subito con tutte quelle emozioni così forti e intense addosso? Li davanti a lui c'erano fogli bianchi da riempire, parole nel suo cuore pronte per essere trascritte a mano. Aveva lasciato poi quei fogli su quella sua chitarra il mattino seguente. Sapeva di essere stato pessimo a livelli estremi a fare una cosa del genere, lasciandole perfino un bacio tra i capelli troppo prolungato prima di uscire da quella stanza, non ne aveva alcun diritto e lo sapeva, ma in qualche modo doveva pur dirle quelle cose. Aveva scelto la maniera peggiore e ne era consapevole, sapeva che l'avrebbe ferita e lei lo avrebbe odiato, non avrebbe potuto pretendere nulla da lei, ne ora e ne mai, ma pur sapendo tutto ciò non poteva portarsi con se quello che di più prezioso possedeva. Appiccicò il post-it giallo sul manico della chitarra nera un secondo prima di uscire da quelle quattro mura che tanto odoravano di lei. Il bip della cintura di sicurezza si spense e potè finalmente concedersi un lungo respiro di sollievo. Quanto era difficile farla ragionare a volte. Quanto era difficile poterla aiutare. Quanto era stato difficile farle ammettere che averlo così vicino era solo quello che voleva. Ed era stato ancora più difficile starle lontano, sia quanto era facile che nei momenti peggiori. Quanto era difficile starle vicino e non perdere il controllo guardando quelle labbra rosee. Ma quanto era stato facile, invece, innamorarsi di lei? E ora? E ora sembrava tutto così lontano. Alle volte Luna sembrava così vicina quando gli parlava, vaga certo, ma poi vicina. La sua convinzione di non voler più credere nell'amore che lui sapeva di essere riuscito a far vacillare, e che forse era anche riuscito a farle crollare quella convinzione. E ne era sicuro quando guardava quegli occhi combattere, fare a pugni con se stessa, ma ora? A cosa era servito? Era stato crudele, aveva fatto l'impossibile pur di farle cambiare idea, l'aveva fatto per lei si ripeteva, ma anche per se stesso e questo lo faceva sentire quasi cattivo. Che diritto aveva avuto? Chi era lui davvero? Quanto aveva preteso ingiustamente da lei per i suoi scopi personali? Per i propri sentimenti? Adesso? Continuava a chiederselo. Adesso? Ora? Conosceva la stabilità dei suoi sentimenti, di qualsiasi natura essi fossero. Avrebbe continuato ad essere innamorato di lei. Ne avrebbe parlato? L'avrebbe tenuto per se stesso? A questo non sapeva rispondere. L'avrebbe cercata? Magari l'avrebbe anche dimenticata anche se gli sembrava la cosa più impossibile del pianeta. Ma l'avrebbe desiderata, questo era sicuro. Avrebbe sperato di averla accanto a lui ogni istante della giornata, che lei ci fosse sempre anche ora accanto a lui ad osservare l'oceano dentro quell'auto nera che aveva preso il loro odore ovunque.
Le sarebbe tornata in mente di continuo. Durante il giorno mentre aiutava Tanner con il matrimonio, e anche soprattutto durante la notte quando avrebbe voluto stringerla tra le sue braccia e respirare di lei. Le sarebbe tornata in mente.. e non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo. Le sarebbe tornata in mente, o forse, non avrebbe mai lasciato i suoi pensieri.
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A un passo da te
ChickLit"E tu in che cosa credi? Nel destino o nelle coincidenze? Io semplicemente credo, per pura pigrizia o per estrema genialità, nella casualitá di coincidenze desinate a coincidere "