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TREDICI

TREDICI

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"d.d.r.? non riesco nemmeno a starti dietro su just dance, come ti aspetti che io balli questo?" piagnucolò chenle, mentre jisung andava già avanti e inseriva le monete.

"è difficile eh? chi ha il punteggio più basso deve concedere un desiderio al vincitore!" fu allora che chenle non ebbe altra scelta se non prepararsi alla sua più grande sconfitta di tutti tempi.

a jisung capitò di scegliere una delle canzoni più complicate che ci fossero in quel gioco, facendo soffrire il ragazzo più grande. quest'ultimo cercò di beccare quante più note possibile, ma l'elevata quantità di spazi vuoti spuntati sul suo lato dello schermo diceva il contrario.

d'altro canto, jisung stava andando abbastanza bene. gli capitava di mancare delle note, ma non quanto chenle. una volta che fu terminata la partita e i loro risultati vennero scoperti, le spalle del verde crollarono visibilmente.

"per favore, non farmi fare qualcosa di imbarazzante." supplicò chenle, guardando il più giovane con gli occhi da cucciolo.

naturalmente, essendo jisung incredibilmente ossessionato dalla dolcezza del più basso, accettò quella condizione.

per il resto del tempo che trascorsero lì, i due giocarono e scherzarono, divertendosi come poche volte erano riusciti a fare nella vita. il verde dimenticò persino quello che era successo poco prima, per un breve periodo di tempo. si sentiva semplicemente molto felice.

erano circa le sette o le otto quando i due lasciarono la sala giochi, i premi occupavano massivamente le loro braccia. entrambi decisero di comprarsi a vicenda un peluche carino, un pulcino per jisung e un delfino per chenle.

"mi sono divertito oggi, ji." disse chenle, passeggiando proprio accanto all'altro.

"lo stesso, lele. oh! ti dirò il mio desiderio una volta tornato a casa mia."

lui rispose con un gemito "perché hai dovuto vincere?"

"perché sono fantastico." rispose con un ghigno schietto sul viso.

- 🐬 -

mentre jisung apriva la porta di casa sua, gli apparve davanti agli occhi una scena che lo avrebbe traumatizzato a vita. jeno e jaemin stavano pomiciando mentre renjun era attaccato al collo di jaemin, tutti e tre accasciati sul divano. sì, stavano decisamente insieme ora.

una sensazione di terrore lo attraversò da cima a fondo. sperava davvero che non succedesse altro, altrimenti non sarebbe mai più riuscito a sedersi su quel divano.

quando metabolizzò completamente ciò che stava accadendo, cosa che richiese circa un paio di secondi, chiuse immediatamente la porta. voleva risparmiare a chenle quella vista oscena.

"perché hai chiuso la porta?" chiese il maggiore, rivolgendogli uno sguardo interrogativo.

"andiamo al parco, sì? la mia casa non è disponibile in questo momento."

chenle corrugò le sopracciglia, esortando silenziosamente il giovane a spiegarsi un po' di più.

"norenmin." rispose lui con semplicità.

detto questo, il ragazzo capì cosa stava succedendo e accettò l'idea del parco.

la notte era fredda e anche se i due avevano rispettivamente una giacca e una felpa con il cappuccio, le basse temperature si facevano sentire lo stesso. desideravano ardentemente un qualche tipo di calore, anche se per poco - sarebbe stato comunque meglio di niente.

pian piano la distanza tra i due adolescenti si ridusse. di tanto in tanto le loro spalle si sfioravano l'una contro l'altra, ed entrambi ne erano ben consapevoli.

andarono avanti così fino a quando chenle pensò, 'al diavolo!' , aveva freddo e aveva bisogno di riscaldarsi, quindi intrecciò le sue dita con quelle di jisung. le sopracciglia del piccolo si sollevarono in seguito all'improvviso contatto fisico e abbassò lo sguardo sulle loro mani.

un rossore si diffuse su entrambe le guance del ragazzo e la freddezza che sentiva era quasi scomparsa. come per magia.

i due si avvicinarono ad una panchina deserta e si sedettero, poggiando i peluche accanto a loro. ormai era buio, il parco era illuminato solo da lampioni, uno proprio sopra la panchina su cui erano seduti i due.

mentre riposavano lì, in un silenzio confortevole, chenle si aggirò ancora una volta nel labirinto di domande e pensieri che occupava la sua mente.

si concentrò sulle loro mani. per qualche ragione, ogni volta che aveva toccato jieun non si era mai sentito così. il modo in cui percepì il suo cuore iniziare a battere all'improvviso, come se fosse su una montagna russa, o il modo in cui le sue mani si sentivano tutte formicolanti e solleticanti.

era una strana sensazione? si, decisamente.

gli piaceva? cazzo, si.

per essere sincero con se stesso, aveva ammesso di avere una cotta per jisung da quando erano bambini. fu allora che iniziò tutta la faccenda dei baci, ma al tempo erano ancora troppo piccoli per poterlo capire. tuttavia, crescendo e maturando, si convinse del fatto che la sua era stata solo una fase. o almeno così pensava.

tutti i loro coetanei maschi che gli circondavano ogni giorno, parlavano continuamente di ragazze e di come volevano uscire con una di loro, baciarla eccetera. non voleva sembrare strano, quindi si era sempre unito alla massa.

in quegli anni jisung non aveva ancora fatto coming out, quindi pensava che anche il suo migliore amico fosse etero. lentamente ma sicuramente, fu accecato da tutte le bugie che ripeteva a se stesso per auto convincersi. aveva fatto quello che voleva la sua mente, non il suo cuore.

perchè il suo cuore desiderava il tempo, l'attenzione e l'amore del suo migliore amico, eppure aveva allontanato tutti questi sentimenti per paura di essere preso in giro e lasciato a soffrire nella polvere. non solo, aveva paura del rifiuto.

quindi, quando jisung gli si confessò, fu come se il suo mondo fosse stato capovolto. il sentimento che aveva seppellito tanto tempo prima, rimpiazzato da emozioni false e da un velo di bugie, si stava lentamente facendo strada verso la superficie. scoprendosi in tutta la sua gloria.

aveva bisogno di tempo per elaborare tutto. aveva bisogno di tempo per comprendere a pieno e assaporare la sensazione di avere una vera cotta. non un amore costruito su dalle bugie.

❝ 𝐂𝐇𝐄𝐑𝐑𝐘 𝐊𝐈𝐒𝐒𝐄𝐒 ❞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora