29. La sentenza del giudice

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Simone.

Sistemo la mia camicia bianca e guardo Emma che sistema Elena in camera nostra..sorrido. Se dovessero portarmela via mi sentirei male. Ho l'ansia alle stelle. Il male allo stomaco che non finisce più. Non vedo l'ora che tutto finisca. Che mi dicano di tenere Elena.
“ papà io che devo dire?” mi chiede la piccolina vicino a me.
“ amore nulla devi stare vicino a me e basta. Se ti chiedono devi dire ciò che pensi tu" annuisce. Siamo pronti e saliamo in macchina.
“amore rilassati sei troppo teso” mi consiglia Emma accarezzandomi la guancia.
“ fosse facile Em” mi accarezza una guancia e sorrido. 


In tribunale

È arrivato il momento della verità.
Gabriele ha inventato un sacco di frottole. Odio questa situazione. Non era vero che io negavo a Carlotta di vedere la bambina. Non era vero che litigavamo davanti a lei quando stavamo insieme, ci scappava qualche litigata ma mai ad insulti. Invece, hanno inventato che quasi arrivavamo alle mani. Noto Emma con la gamba ballerina.
Giudice:“ signor Baldasseroni posso chiedere a sua figlia con chi vorrebbe restare ” annuisco. Non potevo fare altro.
“ Ele, quel signore lì è il giudice chiede se tu vuoi stare con me o con la mamma” le dico.
“ ciao, io voglio restare con il mio papà” sorrido e l'abbraccio. Ha sempre detto questo. Carlotta mi guarda con aria di sfida.
Giudice: “ io mi ritiro per deliberare. Ho informazione sufficienti per una sentenza. ” si alza ed esce.
Sembra di essere in un incubo. Sono le ore più brutte della mia vita, sono davanti a un bivio. Elena con me. Elena a Parigi.
Emma mi guarda e sorride, in realtà so che è un sorriso finto che è tesa anche lei. Ormai la conosco quando si mangia le labbra è nervosa. Sì è affezionata a Elena in una maniera assurda. Dopo un ora e più vediamo il giudice rientrare 
Giudice: “io le mie decisioni le ho prese - panico. Sudo freddo. -  La piccola Elena Baldasseroni crescita con il padre dall'età di soli 6 mesi, è pronta per iniziare un nuovo percorso, ad oggi Elena ha quattro anni con le dovute cautele la bambina potrà stare con la madre. Signorina monteschi lei ha vinto la causa, da questo momento Elena potrà stare con lei. Signor Baldasseroni mi dispiace per questa situazione ma lei avrebbe dovuto provare a creare un legame tra la bambina e la madre senza ostacolare niente. So quanti sacrifici ha fatto per tirarla su, per questo ho disposto che potrà vedere sua figlia quando vuole. L'udienza è tolta. ”  batte il Martellino è va via. Mi siedo su quelle sedie. Inizio a vedere tutto nero  non era possibile. Il mio cuore ormai ha smesso di battere. Da stasera non potrò vedere mia figlia in casa, non potrò più giocare con lei, sentire la sua voce, accompagnarla all'asilo. Non so più cosa dire e cosa fare. Come se fossi in un vortice.
Avvocato: “Simone possiamo aprire una nuova pratica qualora si comportasse male. Mi dispiace ma io non sapevo che…” 
“che cosa? Cosa non sapeva? Io non ho mentito. Io non le ho mai negato nulla.” lo aggredisco. Non riesco neanche a fermare Emma che corre verso Gabriele lo spinge.
“sei uno stronzo” urla fortissimo
“te lo avevo detto che te la facevo pagare”
“ non dovevi farla una cosa del genere. Non ti dovevi permettere. Non a Simone. Non ad Elena. Tu non sai niente di loro due. Come hai potuto credere a una come questa persona”
“certo che posso. Io posso fare queste cose dal momento che il tuo fidanzato è un bugiardo. Io sono un avvocato. E lui non è la gallina dalle uova d'oro. ”
“ tu mi fai schifo. Schifo hai capito. Mi fai schifo” urla. Pregavo a finché smettesse. Sapevo che stava male e non le piaceva questa cosa. Emma ti prego non fare scene tanto ha vinto lei.
“ Elena andiamo” le dice Carlotta facendosi avanti davanti a me e mia figlia.
“Noo, voglio papà ” mi stringe. Annuso il suo profumo.
“ Elena sono tua madre. Ora fai solo quello che ti dico io” velenosa ecco cosa era. Me la straccia dalle braccia.
“ ma sei scema? Ma sono modi questi?”
“ oh Simone ci vogliono le maniere forti! Non vedi che le hai fatto il lavaggio del cervello” Elena si dimena tra le braccia di Carlotta.
“ papaaaaa” strilla mentre la porta via. Emma è ancora lì davanti al suo ex. Lo spinge di nuovo. Tutti la guardano.
“tu sei un bastardo. Gabriele te lo giuro te la faccio pagare. Tutto ti faccio pagare.  Farò di tutto per portare di nuovo Elena da Simone”
“non metterti contro di me” si avvicina al suo viso. Scatto in piedi non so con quale forza.
“ guarda che non mi fai paura! Potrei denunciarti e sbatterti dentro”
“Ma per cosa? Per averti toccata un po' non ti credere nessuno! Ma non farmi ridere ”
“attento a quello che dici”
“Emma lascia stare! ”  la prendo per mano. Doveva finire questa giornata. Porto via Emma che predica ma non sento nemmeno quello che dice. Sono distrutto, salgo in macchina con lei . Fisso il seggiolino della piccola, non ci credo che non ci sia la sua voce a riempire la mia giornata.
“adesso posso anche morire” affermò guardando la strada.
“Simone” urla come per svegliarmi “ non lo dire neanche per scherzo”
“Emma, Elena è sempre stata tutta la mia vita, senza di lei che faccio. Era tutto quello che avevo”
“cazzo vuoi arrenderti adesso? Cosi? Oh guardami sono qua, per te, ti amo. Farò di tutto a finche Elena torni a casa con noi. ”


Pensieri della piccola Elena.
Voglio il mio papà. Voglio stare con Emma. Voglio stare nel lettone con loro. Io non ci voglio stare con la mamma a Parigi. Cerco di fermarmi nonostante io sia piccolina.
“ lasciami” mi tira un braccio.
“Elena adesso se non la smetti ti tiro un ceffone. Non è possibile che protesti per ogni cosa”
“ il papà non mi ha mai picchiato” le dico
“adesso si fa a modo mio. Tuo padre non c'é pertanto se continui cosi io te lo tiro il ceffone” inizio a piangere. Non voglio andare con lei.
“voglio andare dal papà e da Emma”
“ tu amore, devi scordarti di Emma, io sono la tua mamma”
“no, è Emma la mia mamma. Lei sii che mi vuole bene. Tu no. Tu sei cattiva. Non sei come lei. ” non riesco a dire altro la sua mano è sulla mia guancia. Sento pizzicare la pelle.
“ non ti permettere mai più. Hai capito” urlo piange e singhiozza “ fai ciò che ti dico io o se no le ne buschi ancora e basta” mi trascina all'interno del treno. Andiamo prima a Roma e poi andremmo a Parigi così ha detto al telefono a qualcuno. Ho il dolore sulla guancia.
Papino dove sei?

𝙸𝚘 𝚊𝚟𝚛𝚘̀ 𝚌𝚞𝚛𝚊 𝚍𝚒 𝚝𝚎 ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora