Capitolo 18

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Per quanto un corpo possa essere arte, questo può diventare solo qualche confuso schizzo di pittura nel momento in cui viene sfiorato, fino ad essere violentato da un altro corpo in fin dei conti estraneo

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Per quanto un corpo possa essere arte, questo può diventare solo qualche confuso schizzo di pittura nel momento in cui viene sfiorato, fino ad essere violentato da un altro corpo in fin dei conti estraneo.
Ma il peggio non è in quel momento, tra le urla e il cercare di divincolarsi da quelle strette, il peggio è dopo, quando non riesci ad eliminare quelle immagini dalla tua testa. I ricordi della forza con cui ti vengono bloccate le braccia, cerchi di chiudere il più possibile le gambe per non permettere a quella persona di violare il tuo frutto proibito, le urla che cercano il disperato bisogno di aiuto e la sensazione di star vivendo un incubo. In quel momento possono essere definite azioni di autodifesa dettate dalla sopravvivenza, dove il danno che ti perfora inizia il download solo di una piccola percentuale dei tormenti che ti ha rimasto in serbo. Il peggio arriva dopo, quando non riesci più a sfuggire da quei momenti e soprattutto, non riesci a fare altro che pensarci e sentirti sporca, umiliata e con qualcosa in meno. Come un puzzle unico al mondo, che sembrerebbe completo ma in realtà manca un piccolo pezzo che ormai non c'è più perché qualcuno l'ha disintegrato; e a causa della sua unicità, nessuno potrà più tappezzare quella mancanza. Cercheranno di coprirlo con dei finti sostituti, ma non sarà mai come l'originale. Lo stesso vale per me. Chiunque potrà cercare di curare queste ferite, ma pur provandoci, nessuno riuscirebbe a cambiare quello che mi è stato fatto.

Sento il mio telefono vibrare e inizio a cercarlo in tutta la stanza. Guardo la mia borsa gettata sulla tavola e l'afferro immediatamente. Prendo il mio iPhone dall'interno e leggo il nome dal display, e vedendo che è Lu subito rispondo.

«Iris, questa notte Alexander ha massacrato di botte a Nicholas che adesso è all'ospedale e non si sa se se la caverà» dice urlando in modo preoccupato e io vado nel panico. Il mio cuore sta battendo all'impazzata perché ho una paura tremenda. Non mi interessa un bel niente delle condizioni di Nicholas, ho solo paura che quest'ultimo abbia fatto del male ad Alexander.
Mi manca il respiro e la vista inizia ad essere offuscata. Mi distendo sul letto, alzo le gambe in modo verticale e chiudo gli occhi.

"Adesso conta fino a dieci, Iris" mi tornano in mente le parole che disse mia madre quando stavo per svenire, quando venni a sapere della morte di Ginevra.

«Iris, mi senti?» dice Lu a voce alta. Non ce la faccio a parlare, ma mi sforzo. Devo saperlo, devo sapere se sta bene.

«Alexander... lui come sta?» riesco a dire avvicinando il telefono all'orecchio.

«Non ha nemmeno una ferita. Comunque Alexander mi ha spiegato qualcosa, mi dispiace Iris. Non riesco ad immaginare ciò che hai dovuto subire ieri sera, dovevo essere lì con te, è anche colpa mia» dice con voce incrinata e inizia a spiegarmi tutto.

Il rumore di qualcuno che infila le chiavi nella serratura mi lascia rabbrividire leggermente, e se fosse Nicholas?

Guardo con occhi serrati la porta d'ingresso e appena vedo Alexander il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Guardo il suo viso e mi sento più rilassata appena vedo che non ha alcun tipo di ferita.

Riscaldami l'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora