Capitolo 32

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Spesso mi capita di pensare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ma in fondo è impossibile dare una risposta a questa domanda perché è solo una questione di punti di vista che dipendono soprattutto dal proprio stato emotivo

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Spesso mi capita di pensare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ma in fondo è impossibile dare una risposta a questa domanda perché è solo una questione di punti di vista che dipendono soprattutto dal proprio stato emotivo.
In questo momento sono sola e distesa sul letto di una delle persone che sarebbero dovute essere fuori dalla mia vita già da un pezzo, eppure mi sento come se fossi nel posto giusto, a casa mia.
Tra qualche ora però potrei anche pensare che sono stata una stupida a lasciare che quel dannato essere si prendesse di nuovo tutto di me, però per il momento preferisco godermi la sensazione di aver fatto la cosa giusta.

Mi stringo tra le lenzuola e posso ancora avvertire dei piccoli tremolìi lungo le gambe. Mi ha letteralmente sfinita e dopo ciò che ho provato con lui ho paura che difficilmente proverò tale piacere con un altro uomo. Anzi, credo proprio che sarà impossibile far nascere una passione del genere con un qualsiasi essere umano maschile.

Sento la porta aprirsi e immagino sia Antonio e invece entra una donna di mezz'età che appena mi vede si gira dal lato opposto.

«Mi scusi, non sapevo ci fosse qualcuno perché il signor Carter si sta allenando in palestra e mi ha detto di poter passare» dice mortificata portandosi una mano sulla fronte ed io vorrei letteralmente sciogliermi come neve al sole. I suoi occhi sono puntati sul mio dildo che sta galleggiando nella jacuzzi e subito avverto la bocca secca come se non fossi più capace di produrre saliva.

«Non c'è una... vestaglia?» chiedo con inevitabile imbarazzo.

«Ehm... le posso dare un accappatoio o se vuole potrei darle una t-shirt del signor Carter... dovrebbe averne parecchie» risponde provando a camuffare il disagio e va verso la cabina armadio per procurarmene una.

Appena resto di nuovo sola nella stanza infilo velocemente la t-shirt che è nera, con uno scollo a V e per fortuna mi copre fin sotto ai glutei. Il profumo di Alexander su di essa è come se fosse incorporato e pronto a far svolazzare le farfalle nel mio stomaco come per divorarlo.
Guardo a terra e subito afferro le mutandine ormai ridotte a brandelli e mi avvicino alla jacuzzi per riprendere quel perverso giocattolino che giace sull'acqua senza muoversi, e sono sicura che se lo vedesse un bambino lo prenderebbe per giocarci innocentemente.

Mi guardo intorno e vedo il mio vestito sparpagliato a terra così lo prendo velocemente con l'intenzione di uscire subito da questa suite dove si può ancora avvertire una peccaminosa aria di sesso.

Passo davanti allo specchio e mi soffermo per qualche istante sulla mia immagine. Era da tempo che non mi vedevo e al contempo sentivo così bella e viva. Sembro un po' tornata ad essere l'adolescente Iris di otto anni fa e la cosa sembra quasi non dispiacermi. Il trucco è ormai disastroso e lo chignon che ieri feci con cura è praticamente inesistente proprio come le mie mutandine.

Vado a passo spedito verso la mia suite, nella speranza di non incrociare nessuno e appena me la trovo davanti subito entro. Ripenso alla vergogna che ho provato quando quella donna è entrata nella suite e subito capisco che quella non è stata una coincidenza, ma è stato frutto degli scherzetti di Alexander.

Riscaldami l'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora