Capitolo 19

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L'aria fredda che circola inizia a farmi rabbrividire, così subito prendo dallo zainetto la felpa che ho portato

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L'aria fredda che circola inizia a farmi rabbrividire, così subito prendo dallo zainetto la felpa che ho portato. Ho sempre amato viaggiare in aereo, ma questa volta non riesco a fare altro che non riuscire a tollerare il freddo dell'aria condizionata e i pianti isterici dei bambini.

«Manca solo mezz'ora all'atterraggio» dice una voce che rimbomba in tutto l'aereo facendomi svegliare.

Ho bisogno di leggere un buon libro dal mio Kindle che fortunatamente ho in borsa, almeno mi immergerò in una realtà di sicuro meno drammatica della mia.

***

«Iris! Perché non mi hai detto niente!?» urla felicemente mia madre appena apre la porta d'ingresso.

«È stata una decisione improvvisa» le rispondo mentre entro «papà dov'è?» le chiedo e nel frattempo porto i bagagli di sopra, nella mia camera.

«È uscito con Stefano» urla dal piano inferiore.

«A proposito, ma lui dove ha dormito e dove continuerà a dormire?» le chiedo scendendo le scale.

«Nella stanza degli ospiti» risponde ovvia. Continuo ad annuire e lei mi fa alcune domande sul perché sia già tornata, e io le racconto solo qualcosa, tralasciando i brutti particolari che mi sono capitati.

«Mamma, adesso vado di sopra. Devo sistemare le valigie, fare una doccia e dormire. Durante il volo ho riposato pochissimo e appena sono arrivata all'aeroporto di Milano ho dovuto aspettare per un'ora un dannato taxi che si liberasse, erano tutti prenotati» le dico con voce stanca.

«Ti consiglio di fare prima una doccia, nel frattempo ti cucino qualcosa e poi vai a dormire... domani sistemerai le tue cose. Sono le undici di sera e sei fin troppo stanca»

«Okay... però voglio le patatine con la cotoletta» le dico a voce alta mentre salgo le scale.

I vestiti nelle valigie sono tutti buttati a caso, ma non fa niente dato che verrà tutto lavato e stirato.

«Mamma, Camilla ha già iniziato a lavorare qui? O è ancora in vacanza?» le chiedo dalla mia stanza.

«Sì. Sì. Arriva domani mattina alle nove in punto. Ti mancava più di me la domestica?» chiede ridendo.

«Non di più, ma quasi quanto te» le rispondo.

Mia madre mi ha consigliato di sistemare domani le mie cose, ma non resisto. C'è troppa confusione, così prendo il secchio dei vestiti sporchi e ci metto dentro alcuni, fino a quando tra le mie mani c'è la tuta di Nicholas. Si sente ancora il suo odore, così la prendo e la metto in una busta che butterò nell'immondizia, e faccio lo stesso con il vestito che mi regalò per il primo appuntamento.
Alexander aveva ragione: sono una stupida. Mi sono lasciata incantare dai suoi finti giochini e l'ho lasciato vincere. Fingeva di essere il principe azzurro dal primo giorno che lo incontrai, e soprattutto fingeva di essere innamorato di me. Ha abusato del mio corpo e io sento quelle profonde ferite sempre lì, pronte a martellare la mia mente e la mia anima.

Riscaldami l'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora