Capitolo 29

1K 47 16
                                    

Il tacchettio delle mie décolleté è l'unico frastuono che rimbomba all'interno del tribunale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il tacchettio delle mie décolleté è l'unico frastuono che rimbomba all'interno del tribunale. Stefano mi ha mandato un messaggio per dirmi che è già in aula, e tutti stanno aspettando solo me.
Inspiro una gran quantità d'aria ed espiro con
enfasi prima di aprire la grande porta che mi darà accesso all'aula.

Entro sicura di me e subito vedo Stefano insieme al suo avvocato, e quest'ultimo mi fa segno di prendere posto al centro dell'aula, precisamente dove i testimoni devono essere.
Qui dentro è tutto completamente arredato e rivestito in legno chiaro, e i giudici che siedono in fondo sono pronti ad iniziare l'udienza.

«Le ripeto signor giudice, mio fratello è stato tutto il tempo con me quella giornata, e poi non sarebbe mai capace di essere complice in un omicidio»

«Assolto. Ma, non un altro passo falso che poi di sicuro non andrà a finire bene»

Appena usciamo da questo posto infernale tiro un sospiro di sollievo e Stefano mi sorride.

«Se non avessi avuto il tuo aiuto non so cosa mi sarebbe successo. Non so proprio come ringraziarti» dice felice.

«Ah, fratellino... entrambi non siamo fatti per le frasi sdolcinate quindi potresti anche evitare» rispondo portando gli occhi al cielo e lui si lascia andare in una lunga risata.

«Stasera ti porto a cena. Penso sia il minimo... in un bellissimo ristorante. Passo a prenderti alle ventuno in punto. A stasera dolcissima sorella» dice ironico la penultima parola ed io gli mostro il dito medio per poi andare verso la mia auto.

                              ***

Entro in accademia e sento una forte puzza di sigaro appena apro la porta.

«Chi sta fumando il sigaro qui e non nella stanza dei fumatori?» chiedo subito stizzita e le mie assistenti mi guardano quasi terrorizzate. Sanno bene che a me da fin troppo fastidio quando non vengono rispettate le regole e se loro stanno qui è proprio perché devono far sì che esse vengano rispettate.

«C'è un signore per te, dice che deve parlarti urgentemente» dice Lu da lontano appena mi vede.

«Che non succeda più» dico alle ragazze e vado da Lu.

«Hai sentito che puzza di sigaro all'ingresso?» chiedo alla mia migliore amica e lei scrolla le spalle puntando il dito verso un signore alle nostre spalle. Lo guardo incuriosita e non riesco a capire la sua identità.

«Le posso essere d'aiuto?» chiedo e lui si gira lentamente. È molto elegante, ha suppergiù l'età di mio padre e non si fa scrupoli nello squadrarmi da testa a piedi.
«Prima che lei mi dica di cosa ha bisogno, è pregato di gettare il sigaro o dirigersi nella sala fumatori. E poi non ho nessun appuntamento sull'agenda, quindi come mai è qui?» continuo e lui, senza parlare si avvia nella sala fumatori. Spegne il sigaro nella posacenere e mi raggiunge. 

Riscaldami l'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora