30 dicembre 1993
Ho sempre pensato che il mio fosse un nome molto principesco, desse l'idea di appartenere ad una di quelle future regine che abitano in enormi castelli e che hanno tutto servito e riverito per loro, non sono per nulla indipendenti, indossano vestiti colorati, composti da dieci strati l'uno e hanno la costante preoccupazione di avere una buona immagine. Assolutamente non la mia descrizione, tranne che per la buona impressione.
Mi sono sempre impegnata con tutta me stessa nel mantenere una immagine decente, e sicuramente non ha mai aiutato assolutamente la mia natura crudele da lupo mannaro. Non proprio, per ora il mio ciclo - lunare - è abbastanza irregolare: mi trasformo solo due volte all'anno, agosto e febbraio. Eppure, per il Ministero sono classificata "licantropo" e, perciò, il grado di pericolo che provoco è alto.
Nessuno mi ha mai fatto troppe domande, in realtà, anche se sono profondamente convinta che ogni persona che ha solo incrociato i miei profondi occhi color del sangue e si è soffermata per un momento sulle cicatrici che riempiono la mia faccia ci sia arrivato. Adesso che ci penso, è probabilmente questo il motivo per cui tengo così tanto alla mia immagine pubblica.
"Leila Dana Weasley" mi affiancano i miei due fratelli più grandi sul divano di pelle marrone del nostro salotto, il fuoco scoppiettante di sottofondo "Non ti possiamo assolutamente permettere di studiare pozioni durante le vacanze di Natale, è imbarazzante".
Ridacchio, mentre con l'indice della mano destra cambio pagina del libro: si parla di pozione Tartagliante, assolutamente la mia pozione preferita di sempre. Sapete, con Fred e George Weasley la miglior arma che si possa usare è l'atto dell'ignorare.
Cominciano a guardarmi intensamente, uno da una parte e uno dall'altra. Sono assolutamente le persone che amo di più della mia famiglia - non ho paura di ammetterlo, diciamo che con il resto dei miei fratelli non vado particolarmente d'accordo - e perciò sanno qualsiasi cosa su di me. In fondo, mi conoscono da quattordici anni.
Per questo, sanno perfettamente che essere fissata mentre studio è una delle cose che sopporto meno tra tutte. Oltretutto, in quanto lupo mannaro non ho esattamente un'altissima soglia di pazienza, e loro adorano questa cosa.
"Fred e George Weasley, non date fastidio a vostra sorella!" grida mia mamma dalla cucina, sorrido senza distogliere di un centimetro lo sguardo dal mio libro.
I ragazzi si alzano, sbuffando rassegnati, e salgono le scale a scalini alternati, come sempre. Guardo mia mamma, le sorrido, lei ricambia. È da questa mattina che sembra preoccupata, anche Fred e George lo hanno notato, abbiamo provato a chiedere cosa le fosse accaduto ma non ha risposto. Ha negato tutto, come fa sempre: non ha mai voluto mostrarsi triste o debole ai nostri occhi, da quando ero abbastanza grande per ricordarmelo.
"Leila, cara, io" viene bloccata da qualcuno che bussa alla porta, la sua preoccupazione sale a livelli stellari. Le cade il mestolo - con cui stava abilmente mescolando la sua fantastica zuppa di nocciole - dalle mani, rimane ferma sul posto.
Mi alzo dal divano per andare ad aprire la porta, alquanto spiazzata dallo strano comportamento di mia mamma. Lei mi ferma con un verso acutissimo, mi invita gentilmente, poi, a salire in camera con i miei fratelli.
Mi fermo a metà strada, sedendomi silenziosamente su un gradino in modo da poter ascoltare la conversazione delle persone appena entrate con mia mamma: sono due uomini, uno dei due è mio padre, la seconda voce mi è estremamente famigliare, eppure non riesco ad associarla a nessun volto o nome.
Sussurrano, devono sospettare che io sia vicino a loro per ascoltarli. Riesco a sentire solo alcune parole scollegate, sembrano comunque tutti e tre abbastanza arrabbiati.
Non siamo ... dirglielo ... Molly ... pronto ... suo padre ... Pretendere ... portarla via ... mia figlia ... nostra ... D'accordo ... nove anni ... venuto ... vivere con me.
Dei passi su per le scale si stanno avvicinando a me, mio padre si ferma alla mia vista. Sospira, lo fa sempre quando qualcosa non va. Guardo i suoi occhi, di un verde acceso che invidio a molti miei fratelli, mi sembrano leggermente velati da lacrime.
"Leila, potresti venire giù? Dobbiamo parlarti" sembra avvilito, come se avesse perso qualsiasi discussione avessero in cucina con l'uomo misterioso.
Mi alzo in piedi più insicura di quanto non lo sia mai stata, parecchio confusa ma anche curiosa, lo seguo lentamente giù per le scale in legno di casa nostra.
In piedi, appoggiato al tavolo della cucina, un'uomo dai capelli color del grano secco che piano piano stanno ingrigendo, gli occhi ambrati, barba e baffi leggeri e enormi cicatrici sulla faccia mi fissa. Remus Lupin, il mio professore di Difesa contro le Arti Oscure, è in casa mia durante le vacanze di Natale e mi guarda in maniera decisamente sospetta.
Senza dire una parola, mi siedo alla mia solita sedia durante i pasti - quella più vicina al salotto, è quella dove si sente maggiormente il calore del camino - con lo sguardo di Lupin addosso.
"Professore, le giuro che io non ho fornito nessun tipo di informazione in nessun test" mento palesemente, un aura probabilmente spaventata mi avvolge, credo se ne siano accorti tutti.
Lupin ridacchia, ho sempre pensato che avesse una risata abbastanza carina, simile alla mia, in verità. In verità, è stato sicuramente il mio professore preferito di tutti i tempi fino ad ora, non solo per il suo modo di insegnare, ma soprattutto ho sempre sentito una connessione particolare tra noi. Come se fossimo più simili di quanto sembrasse.
"Tranquilla, Leila, non sono qui per la scuola" ammette, con quel tono calmo che lo ha sempre distinto "Ho bisogno di dirti invece una cosa che ti è stata nascosta per troppo tempo".
Ammette, davanti a me e i miei genitori - anche se loro già lo sapevano, a quanto pare - di essere un lupo mannaro, esattamente come me. Mi domanda poi, se mi è mai capitato di chiedermi il perchè io fossi esattamente come lui, sebbene non fossi stata morsa.
"Certo, ma soprattutto mi domando come lei lo sappia" cerco di ridere, per alleviare la tensione, senza un enorme successo.
Cade il silenzio, il professore non riesce ad andare avanti con il suo discorso, non capisco proprio dove voglia andare a parare. I miei genitori lo guardano allarmati, forse un po' impazienti, i miei occhi passano da uno all'altro in cerca di spiegazioni.
Sembra che Lupin sia l'unico a volermi guardare negli occhi.
"È un fattore genetico, Leila" quattro parole uscite dalle sue labbra e a me sembra di non riuscire a respirare.
Non sento più niente, credo di stare per svenire. Una sensazione davvero brutta, che non auguro a nessuno nella vita, neppure al mio peggior nemico, che al momento non ho neppure.
L'immagine del mondo che mi circonda viene continuamente oscurata da macchie di inchiostro nere, che non so se siano fuori o all'interno di me, e in meno di uno schiocco di dita non sento niente.
Gira la testa, anche se non vedo nulla girare se non i miei pensieri. Non mi era mai capitato, non da quanto ricordo almeno, di svenire.
Ma non è quello che fa paura, alla fine è un po' come addormentarsi, ma più veloce. Fa paura come le persone dopo questo ti credono senza forza, e come tu debba per forza dargli ragione perchè è stato vero per quel millesimo di secondo in cui tutte le forze di cui sei capace ti hanno abbandonata.
Odio sentirmi debole, dover dipendere da qualcuno, mia mamma - anche se, ora come ora, non dovrei più chiamarla così - ha sempre detto che fosse dato dal mio rifiutare la mia natura.
E finalmente, anche gli ultimi pensieri mi abbandonano, e ciò che sento è solo il calduccio che viene dal salotto, e il mio corpo che viene sollevato.
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fred weasley ~ why not? [in revisione]
Fanfiction💙 Il blu è il colore del cielo terso e del mare profondo. È il colore più spesso associato all'armonia, la fedeltà, la distanza, l'infinito, l'immaginazione...e, a volte, alla tristezza. ( •...• revisionato)