7 agosto 1999
Quel giorno ha portato via tante persone, troppe forse, e ha cambiato tutto.
Non solo tutto in me, tutto il Mondo Magico ne è risultato distrutto. E, ovviamente, io ho un vuoto dentro che non verrà mai più colmato.
È più di un anno che non mi trasformo, non provo dolore. Le cicatrici non se ne andranno mai, ma è l'unica parte di me che al momento amo, perchè è l'unica parte di me che, purtroppo, mi ricorda mio padre.
Quello, e la collana che mi ha regalato quattro estati fa, quella di mia madre, che da quando abito qua nella sua vecchia casa non provo a togliermi di dosso.
È sempre legata al mio collo, non importa cosa io stia facendo, perchè ho bisogno di averlo vicino al mio cuore.
Oltretutto, non ho più toccato nulla di magico, mi comporto da babbana e non poterei esserne più felice. Anche se la conseguenza del mio non mettere piede nel mondo magico è che non vedo i miei amici da tempo.
Da quando è finita la guerra.
Per guadagnarmi da vivere lavoro in un piccolo bar in fondo alla strada dove abito, non è granchè ma mi permette di mantenermi.
Dopo una lunga giornata di lavoro, entro in casa e butto le borsa sul tavolino dell'ingresso. Mi appoggio con la schiena contro il muro facendomi scivolare a terra, fino a raggiungere il pavimento, sospirando con gli occhi chiusi.Una lettera è appoggiata davanti a me, è strano perchè solitamente il postino lascia la posta fuori dalla porta, non entra in casa e la lascia per terra.
La prendo in mano, su di un lato c'è scritto - illeggibile per chiunque tranne che per me - con inchiosto verde smeraldo:Da George, per Leila
Mi compare un piccolo sorriso sulle labbra, che però nasconde tanta tanta tristezza. La appoggio sul mio cuore, sospiro per trattenere le lacrime, perchè la mia natura da poco emotiva non è cambiata ma queste cose giocano brutti scherzi alla mia anima.
Entro nella mia stanza e mi butto sul letto, con la lettera aperta in mano.Li, sorellina, è da tanto che non ci sentiamo eh? Più di un anno ormai, e mi manchi, manchi a tutti. Nessuno ha sentito parlare di te dopo la guerra, e il fatto che tu sia scomparsa senza dire niente mi ha deluso. Andiamo, sono tuo fratello, io avevo bisogno di te e tu avevi bisogno di me: è stato l'anno più difficile della nostra vita probabilmente, e avevamo sicuramente entrambi bisogno di un abbraccio, soprattutto l'uno dall'altra.
Però, so benissimo il perchè lo hai fatto, e non ho voglia di condannarti ulteriormente: conoscendoti, ti sarai già sentita un po' troppo in colpa. Quindi, non ti ho scritto per lamentarmi, ma per dirti che Vera è incinta, e il nove di agosto ci sposiamo. Sei invitata, tu più di chiunque altro nel mondo.
Spero di vederti.Forge.
P.S Il mio avvisarti solo due giorni prima è totalmente calcolato, perchè sei una perfettina e io sono una persona vendicativa. Però ti voglio bene, Li.
Due lacrime mi passano dolcemente sulle guance mentre chiudo il foglio di pergamena e la appoggio sul comodino, dove tengo anche la mia bacchetta. Non riesco a non distogliere lo sguardo da quel pezzo di legno, è così strano.
Andrò, sicuramente, dopo quello che gli ho fatto passare essere presente è il minimo. E credo mi licenzierò domani mattina, poi partirò per casa.
Ci ho messo anche troppo tempo per accorgermi che George ha bisogno di me.[...]
I miei pensieri vengono disturbati dalla continuo rumore della sveglia, che ho messo ore fa: non ho dormito nulla, l'ansia mi stava uccidendo, e lo sta facendo ancora.
Mi alzo dal letto e, dopo essermi preparata quel minimo che serve per essere presa sul serio, esco di casa, e percorro la via fino in fondo.
L'insegna con scritto "BUSK" a caratteri cubitali e dorati mi aspetta, e con lei anche il carissimo signor Fraser, propetario del cafè, un burbero signore scozzese molto legato alle sue origini, che vive di haggis, rape e patate.
Quando mi ha conosciuta, la prima cosa che mi ha detto è stata che il suo clan si distingueva in battaglia, io ho sorriso e l'ho ascoltato. Perciò mi ha presa a lavorare da lui.
"Leila! Il tuo turno è oggi pomeriggio, o sbaglio?" i suoi lunghi baffi biondi nascondono la fonte della sua voce.
Le folte sopracciglia agrottate mi hanno fatto paura per molto tempo, adesso mi fabno tenerezza. Abbiamo costruito un legame molto forte, mi dispiace lasciarlo da solo.
Ma devo, adesso come non mai.
"Signore, porto brutte notizie" ammetto, gli occhi dispiaciuti.
Mi fa segno di continuare, io gli racconto cosa è successo ieri, della lettera e tutto.
Ovviamente, lui non ha idea delle mie origini magiche, sa solo che mio padre - che conosceva solo di vista - se ne è andato a vivere a Londra dopo che è nato Teddy, e che io sono venuta a vivere qua quando il ragazzo di cui ero innamorata è morto per un'incidente.
"Devo tornare dalla mia famiglia, hanno bisogno di me" concludo il mio monologo.
Lui annuisce senza dire nulla, mi accarezza la testa per farmi capire che non è arrabbiato, e mi fa firmare un contratto. Le penne babbane non sono ancora brava ad usarle, purtroppo.
"Sei la benvenuta qui, Leila, ricordalo" dice prima che io esca, lasciandomi lui e quindi lo Yorkshire alle spalle.
Appena entro nuovamente in casa, comincio a fare tutto molto velocemente, con l'adrenalina che mi scorre nelle vene all'idea di rivedere tutti.
Smaterializzarmi non dovrebbe essere difficile, dopotutto non è passato così tanto da l'ultima volta che l'ho fatto.
E infatti, eccomi alla Tana, ancora uguale da quando l'ho lasciata l'ultima volta, tranne che per alcuni addobbi nuziali.
L'odore di marmellata all'arancia e biscotti si sente da lontano, con la porta chiusa, ed è più o meno lo stesso di quando ci abitavo, se non fosse per l'assenza completa di profumo di polvere da sparo.
Raggiungo la porta, prendo un grande respiro e busso.
Molly, con i capelli sempre più nevischiati, mi guarda con occhi sgranati e bocca spalancata, subito si avvicina a me e mi stritola in uno di quei suoi abbracci fantastici.
"Leila, tesoro, da quanto tempo non ti vedo" non sembra arrabbiata, solo tanto tanto emozionata.
Si separa da me e mi guarda dritta negli occhi, un sorriso nostalgico di chi riconosce finalmente mia madre in me. Mi invita ad entrare, dice che sembra fatto apposta, ma proprio oggi per pranzo c'è la zuppa di nocciole, che a me piaceva tanto quando ero sua figlia.
Il suo "quando eri mia figlia" mi fa mancare qualche battito, perchè quando ero suo figlia ero anche la sorella di George, e di Fred.
I sensi di colpa riaffiorano nuovamente, penso a quante volte mi sono seduta sulla stessa sedia su cui sono in questo momento, la mia preferita: la più vicina al salotto, perchè d'inverno arriva il fantastico calore del caminetto acceso.
La porta si apre, sento una voce da dietro le mie spalle chiamare il mio nome, una voce estremamente famigliare, che mi fa piangere.
Mi volto velocemente e incontro i suoi occhi: è identico a Fred, se non fosse per la mancanza di un orecchio. Mi alzo dalla sedia, lui mi corre incontro e mi abbraccia forte, mi ero dimenticata cosa si provasse tra le sue braccia.
"Finalmente ci rivediamo" mi sussurra all'orecchio, lo sento sorridere.
E da quel momento non ci separiamo un secondo, tutto il giorno lo passiamo a preparare l'immenso giardino in vista del matrimonio, a raccontarci un intero anno dell'assenza di uno nella vita dell'altro.
Entriamo nuovamente in casa quando il sole è già tramontato da tempo, stanchi da trascinarci a fatica su per le scale per raggiungere la camera dove io e George dormiremo per queste notti: la vecchia stanza di Bill.
Mentre io mi preparo per andare a letto, George mi guarda in modo strano, come se non capisse il perchè della mia presenza.
"Che c'è?" gli chiedo ridacchiando, mentre mi spazzolo i capelli spettinati.
"Nulla, solo mi chiedevo come facessi a sapere che io e Vera ci sposiamo" questa domanda mi spiazza.
Appoggio la spazzola sul comodino e mi butto sul letto, al fianco del mio fratellone. Chiudendo gli occhi, rispondo alla sua ultima e spaventosa affermazione.
"Me lo hai scritto, non fare lo scemo: non casco più nei tuoi giochetti" un sorrisetto è dipinto sulle mie labbra, non come anni fa che me la prendevo per questi stupidi scherzi.
George spegne la luce e si appoggia di fianco a me, sembra ancora distante, un cambiamento assurdo rispetto a oggi.
"Non ti ho scritto nulla, Leila" sussurra, ma non ho voglia di rispondergli, in quanto addormentarmi non è mai stato così facile, e neanche svegliarmi lo è stato per molto tempo.
La grandezza di un letto non importa quando si parla di dormire con George Weasley, dato che riesce a buttarti giù dal letto anche se fosse largo tre metri.
"Grazie Forge" dico una volta caduta giù dal regno dei sogni grazie alla spinta di mio fratello, lui dorme ancora dato che non risponde.
Mi alzo dal pavimento infastidita dal mio brusco risveglio, ma nel momento in cui guardo l'artefice della mia rabbia inizio a ridere come non ho mai fatto nell'ultimo anno: ha una faccia abbastanza buffa e i capelli tutti scombinati, vorrei fargli una foto.
Lui si sveglia per colpa del rumore che sto facendo riecheggiare tra le mura che rinchiudono e si rivolta nel letto, mugolando mentre si copre con il lenzuolo.
"Pensavo fosse in atto un attacco troll" la sua affermazione mi mette nostalgia, eppure non riesco a smettere di ridere.
In preda allo scherzo, gli sfilo la coperta da addosso e lui, infastidito, si alza velocemente. Ancora in pigiama, inizio a correre per tutta la casa seguita dal mio fratellone, arriviamo fuori, in giardino, dove ci sono tutti gli altri, intenti a sistemare.
Ci fermiamo imbarazzati, per poi scoppiare nuovamente in una fragorosa risata. Questi sono i momenti. che mi erano mancati più di tutti, perchè la magia del nostro legame è che, alla bellezza di vent'anni, riusciamo a sentirci ancora dei bambini.
Passa poco che sentiamo un rumore provenire da dentro casa, come il sibilo di un fuoco d'artificio che parte, poi un'esplosione che ci fa sobbalzare tutti e del fumo colorato uscire da una finestra.
Io e George ci scambiamo uno sguardo e, insieme, entriamo dentro di corsa, saliamo le scale raggiungiungendo la porta in legno con incisa le nostre iniziali.
Sappiamo entrambi che quello che abbiamo pensato sia da stupidi, che sia a dir poco impossibile. Lo guardo, lui sta fermo ad osservare la maniglia della porta.
Apre la porta, facendoci entrare in una nuvola di denso e profumato fumo che va dal verde, al giallo per finire col rosso.
"Sono i nostri colori, Li" comincia a dire lui, io sono assolutamente meravigliata "Mio, tuo e di".
Si ferma, non riesce a dire il suo nome, lo capisco. Lo abbraccio, stringendolo: mi ha detto che non entrava qui dentro da quel giorno.
Mi siedo sul mio vecchio letto, intoccato da quando me ne sono andata, e mi perdo nei ricordi, finchè non sento il rumore di un vetro che si rompe in mille pezzi, e vedo George in piedi di fianco a quello specchio che era abbastanza lungo per specchiare tre gemelli, o meglio, due gemelli e una ragazzina.
Lo prendo per un braccio e lo porto via, dagli altri, fino a quando il sole non cala e cominciamo a vedere le stelle nel cielo estivo.
"La prossima volta ti prenderò Freddie" sento dire da lui, guardando la finestra della nostra vecchia camera.
Sorrido, e alzo lo sguardo verso il cielo, per guardare le stelle: non lo facevo da secoli ormai..
due pazzi, Leila e George. chissà se hanno ragione o meno.
soph 💓
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fred weasley ~ why not? [in revisione]
Fanfiction💙 Il blu è il colore del cielo terso e del mare profondo. È il colore più spesso associato all'armonia, la fedeltà, la distanza, l'infinito, l'immaginazione...e, a volte, alla tristezza. ( •...• revisionato)