• legilimens •

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2 marzo 1996

L'ultima volta che mi sono trasformata,  qualche giorno fa, oltre a sentire il solito canto strano ho sentito una inquietante risata, una donna pazza di una felicità smisurata ma, sempre che si possa dire, quasi cattiva. Nessuno lo sa, solo Flynn, che pensa che io abbia qualche collegamento con il Signore Oscuro.
    Me lo ha ripetuto così tante volte che ormai ho il sospetto che sia seriamente così, per cui ho chiesto a Silente se potessi incontrarlo nel suo ufficio. Lui ha accolto il mio bisogno e perciò è proprio lì che sto andando, molto preoccupata.
    È un sabato mattina, per cui non c'è praticamente nessuno in giro per Hogwarts, soprattutto nessuno che conosco è qui, ed è la cosa migliore che potesse capitarmi.
    Arrivo con le mani tremanti davanti ai due enormi gargoyle davanti alla porta dell'ufficio del preside, rimango in silenzio per un po' aspettando  che uno dei due si sposti e mi dia via libera per entrare. Effettivamente servirebbe la parola d'ordine, ma io non ne sono assolutamente a conoscenza.
   "Ho bisogno di parlare con il preside, è urgente" cerco di dire con calma, provando con tutta me stessa di non sembrare così palesemente nervosa.
    Il fatto è che è stato spaventoso, l'altra sera, la sentivo così vivida che pensavo fosse direttamente di fianco a me, ma non c'era nessuno. Non c'è mai nessuno.
    Non voglio impazzire così, di punto in bianco, o, nel caso più estremo, essere seguace involontaria del mago oscuro più potente e cattivo mai esistito e mai vissuto.
    Ma il gargoyle, pur cogliendo il mio bisogno primario di riferire ciò che penso al preside, non si sposta di un centimetro, alterando di un po' il mio atteggiamento.
    Potrei staccarlo senza pensarci due volte, ma per questa volta ci penserò molto più di due volte.
   "Per favore, ne ho davvero bisogno" tutta questa cortesia è assolutamente più unica che rara, eppure non ha ancora intenzione di farmi entrare.
    Sento i miei occhi diventare come due fari di notte, vedo la luce riflessa sulla pietra bianca e levigata delle due statue immote. Ed è in quel momento che, totalmente contro ogni mia aspettativa, i due si collocano uno alla mia destra e l'altro alla mia sinistra, lasciando libero il passaggio per lo studio di Silente.
   "Salve, signorina Lupin" mi saluta sorpreso appena entro nella stanza senza nemmeno bussare. So che è maleducato, ma è una questione di vita o di morte, più o meno.
    Mi invita a sedermi davanti a lui, lo stesso posto dove spesso mi ha riferito cose riguardo la mia licantropia. Questa volta, sarò io a parlare.
   "Sto cominciando a diventare pazza" non ce la faccio a rimanere completamente composta, qualche lacrima mi scappa dagli occhi "Flynn pensa che io sia collegata a Voldemort, io non posso...".
    Non lo guardo mai negli occhi, non riesco a parlare senza tenere lo sguardo fisso sui miei piedi. Solo una volta in cui ho finito di parlare alzo il viso, lui si sta toccando la barba, con un'espressione pensierosa dipinta in volto.
    "Sai, ho sempre avuto la sensazione che il signor Wood avesse le carte in regola per diventare Auror" sorrido, annuendo quasi impercettibilmente.
    Se Flynn sapesse ciò che il preside ha detto di lui, probabilmente scoppierebbe dalla gioia: è il suo sogno, quello di lavorare come Auror e combattere contro le Arti Oscure. E sono convinta che riuscirà nel suo intento.
    "Hai mai sentito parlare di legilimanzia?" chiede, incrociando le mani all'altezza della pancia, annuisco contenta.
    Mi sono informata bene da quando abbiamo avuto, io e Flynn, i primi sospetti, e ho scoperto che questa disciplina consiste nel saper guardate nella mentre altrui, ed al contrario c'è l'occlumanzia che, se praticata per molto tempo, ti rende capace di chiudere la mente.
   "Vorrei che iniziassimo un percorso per renderti occlumante, Leila" sospira, sistemnadosi gli occhiali sul naso "Per quanto mi dispiaccia, credo che il sospetto del signor Wood sia esatto".
    Sono pronta a qualsiasi cosa affinché io possa diventare un po' più normale e simile agli altri possibile, e lui ne è completamente consapevole. Entrando nella mia mente, il preside potrà accedere a qualsiasi mio ricordo, ed è sicuramente rischioso per la mia reputazione, ma non importa. Non voglio e non posso cedere.
   "Io sono pronta" ammetto, dopo qualche secondo di silenzio a contemplare il vuoto delle mie orecchie, e del mio cuore che tra poco su auto divora dall'ansia.
   "Benissimo, allora cominciamo.
    Il primo passo è quello di svuotare la mente da qualsiasi preoccupazione o pensiero, che sia negativo o positivo. E, dopo questo processo di catarsi completa, dovrò prendere in mano la bacchetta e - come ha detto il professore - "immaginare di dover fermare qualcosa".
    Non mi aspettavo sarebbe stato così facile il primo passaggio, ma la mia mente non è mai stata così silenziosa. Sento solo il rumore del mio respiro e quello di Silente, vedo solo il nero delle mie palpebre, come se stessi fluttuando nell'aria, non tocco nulla tranne la mia bacchetta.
    Annuisco, e prima che io passa anche solo muovere la bacchetta, il professore recita una formula e svariate immagini passano velocemente nella mia testa, fino a soffermarsi ad un ricordo di cui non valutavo per nulla l'esistenza: sembra la camera dove dormo da mio padre, con il soffitto stellato e le pareti piene di disegni, solo io sono bambina. Molto bambina, una piccola di due anni.
  "Quella stupida profezia, Leila non farà niente!" entra una bellissima donna, capelli di fuoco come i miei, occhi verdi smeraldo. Piange, piange molto, e io rido al suo arrivo, la chiamo - in modo assolutamente adorabile - "mamma".
    Di sottofondo delle risate spaventano la me bambina e anche la me che sta osservando tutto da fuori, le stesse risate che ho sentito l'ultima volta che mi sono trasformata. Mi viene la pelle d'oca, mentre la mia mamma mi stringe forte a sè.
    La fonte delle risate entra in camera mia, è incappucciata e ha la bacchetta pronta davanti a sè per essere usata. Canta qualcosa, mia madre urla, facendo piangere anche me. Il canto è lo stesso, sempre lo stesso.
    La scia rossa che proviene dalla bacchetta non arriva a me grazie a mia madre, perciò la donna incappucciata le da il colpo di grazia: cade a terra, con ancora me in braccio, in modo che la donna misteriosa possa finire il suo lavoro.
    Il professore esce dalla mia mente prima che possa succedere nient'altro, già questo fa molta paura. Sento il sudore freddo gocciolare sulla mia fronte, il respiro sembra se ne stia andando.
    Dopo avermi gentilmente dato un bicchiere d'acqua, mi fa avanzare verso una struttura molto elegante e curiosa, sembra una fontana piena di ambrosia.
    "Questo è un pensatoio, Leila" dice il preside, turbato quanto me "È il modo più efficace per proteggere, conservare e rivedere i propri ricordi. Durante i nostri possiamo usarlo per conservare alcune cose".
    Dopo qualche secondo di silenzio, dove ho il tempo di rimuginare un po' su quello che ho appena visto, mi chiede se me la sento di continuare. Io, che non mi tiro indietro dalle cose neanche se pagata, annuisco, scossa quanto prima ma volenterosa di saperne di più.
    Mi consiglia, inoltre, di utilizzare l'incantesimo di protezione per eccellenza - Protego - per repingerlo.
   "Ricorda: svuota la mente, chiudi gli occhi e stai pronta con la bacchetta" respiro profondamente, non penso più a nulla "Legilimens!"
    Sebbene io avessi la bacchetta pronta davanti a me, di nuovo non riesco a respingerlo, e un altro ricordo mi invade la mente, questa volta è molto più recente.
    Io e i gemelli saliamo le scale incastonate sulla grande quercia dove si trova la nostra casa sull'albero, il nostro covo, come lo chiamavamo noi. È dietro la Tana, Arthur l'aveva costruita per tutti i suoi figli, ma noi tre la prenotiamo costantemente, perciò era diventata tutta nostra. Di fianco c'è un albero cavo, dove io e Fred andavamo sempre, quello era solo il nostro posto, invece.
    Appena arriviamo in cima e l'ultimo di noi - George - sale chiudendo la piccola porta di legno, comincia a piovere. Un gran acquazzone ha continuato per tutta la notte, e noi siamo rimasti lì, per ore, a raccontare storie e inventare oggetti, con il rilassante rumore della pioggia e l'odore di familiarità.
    La mia mente torna al presente, sento le lacrime scendermi sulle guancie: ho iniziato a piangere senza accorgermene, è incredibile.
   "Signore, credo di aver avuto un'idea, ma deve darmi un momento" il preside annuisce, curioso.
    Un'altra ipotesi che io e Flynn abbiamo avuto è riguardante i miei occhi: spesso e volentieri, quelli si accendono quando io fallisco in qualcosa, e appena vedo il riflesso di questi negli oggetti o nelle persone per cui sto fallendo, magicamente riesco nel mio intento.
    Perciò pensiamo che siano una specie di maledizione Imperio, assolutamente legale e anche inconscia, per ora.
    Chiedo gentilemente al preside di entrarci nuovamente nella mente, in modo che io non riesca a respingerlo per una terza volta. E lui lo fa, senza chiedere niente, facendomi rivivere la serata nel bagno dei Prefetti, quando Fred si è dichiarato.
    Sento i miei occhi accendersi, è una sensazione ambigua.
   "Va bene, per oggi basta, Leila. È una magia molto complessa, e ti vedo abbastanza stanca" ammette il preside, io scuoto la testa.
   "No! La prego, è il momento perfetto, lo faccia di nuovo" il mio tono di voce è abbastanza alto, ma di nuovo lui non fa domande.
    Tengo la testa abbassata, lui non vede il luccichio, per cui sospira rassegnato dalla mia testardaggine.
    "Sei pronta?" annuisco, e prima che lui possa finire di recitare la formula, io alzo il viso e i miei occhi si specchiano perfettamente nei suoi occhiali sottili. La sua sorpresa è indescrivibile, e la bacchetta gli cade dalla mano appena io lo penso.
    Il luccichio si spegne, e lui si sistema gli occhiali sul naso, senza parole. Sorrido fiera di me, mentre il preside di siede di nuovo sulla sedia davanti alla mia.
    "Leila, io sono impressionato" ammette, io sospiro contenta.
    Purtroppo, lui è tutt'altro che contento: dice che farà ricerche, ma in tutta la sua vita non ha mai visto un fenomeno del genere. Aggiunge anche che, probabilmente, quello che ho su di me è un incantesimo di origine antichissima, che la donna del ricordo mi ha somministrato per farmi un torto enorme.
   "Il perchè ancora non mi è chiaro, Leila, perdonami"  continua, infine, per poi accompagnarmi alla porta e farmi uscire con grande delicatezza.
    Ho l'impressione di aver spaventato anche lui per un piccolo momento.
   "Ultima domanda, signore" ammetto, prima di uscire "Lei cosa ha sentito?".
    Lui sospira, avvilito.
   "Temo che la tua sia una maledizione mirata al controllo delle masse, Leila" ha perfettamente risposto alla mia domanda, vedo "I sentimenti sono una grande fonte di energia, le persone che amiamo ci rendono più forti. Tienilo a mente".
    Annuisco, prima di uscire dalla stanza, con ancora più domande di quante ce ne avessi prima di entrare. E, insieme a quelle, anche molta paura.

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la questione si fa interessante 😋. spero vi stia piacendo la piega che sta prendendo, e credo ormai sia chiaro a tutti dove andrà a parare la storia. detto ciò, bacettini.
soph 💓

fred weasley ~ why not? [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora