• common sense •

1.1K 69 5
                                    

13 aprile 1998

La notte alla Tana suona sempre bene, come una melodia che incanta i nobili navigatori del posto, e non li fa dormire al punto di contemplare la bellezza del mondo.
    Nessuno dorme ultimamente, non per il suono soave del nostro pianeta, ma per l'ansia di una guerra imminente, che potrebbe sterminarci tutti volendo. Ma la luna mi sorride: Tonks sta per partorire il mio fratellastro, mi è arrivato il gufo poco fa.
    Voglio stare al fianco suo e di mio padre, non voglio che succeda nulla di brutto e soprattutto non voglio che mio padre decida di non essere all'altezza del piccolo Teddy. Non se lo meritano, nè il piccolo, nè lui.
    Non ho bisogno di svegliare nessuno, lascerò un biglietto nel caso in cui il parto fosse particolarmente doloroso e lungo:

Sono al San Mungo, Tonks sta partorendo! Baci, Leila.

    Mi smaterializzo e, in men che non si dica, mi trovo nel corridoio a nord dell'ospedale, quinto piano: Reparto Parti. Gli occhi mi sono lucidi dall'emozione quando, di corsa, mio padre esce dalla stanza 14, sudato.
    Sembra non mi abbia notato, va verso le scale con una velocità disumana, lo chiamo ma non si gira. Riesco a teletrasportarmi davanti a lui, prima che possa fare qualunque altra cosa.
   "Che cosa stai cercando di fare?" chiedo, gli occhi di fuoco.
    Non può, non può permettersi di distruggere la vita di quel povero bambino e di Ninfadora, non può farlo.
   "Leila, sai che non posso" mi risponde, come se non avessi già capito tutto dal momento in cui l'ho visto uscire da quella porta.
    Domani sarà una notte di luna piena, era prevedibile questo suo comportamento: ha sempre paura di fare del male alle persone che ama, in particolare durante questo periodo qui.
   "Non provare a fare lo stesso errore, Remus John Lupin, non provarci nemmeno!" siamo entrambi lupi mannari, possiamo capirci a vicenda quasi sempre, ma in questo momento io non riesco proprio a comprendere.
   "Leila, tu non capisci" tra poco potrebbe piangere, provo un empatia tale nei suoi confronti che anche a me salgono le lacrime agli occhi.
    Sembra incredibile, ma più lo guardo e più mi accorgo che in verità io e lui siamo incredibilmente simili, e vorrei che la forza che ha usato per spingere in alto me non lo abbandonasse mai.
   "Invece capisco, papà" credo sia la prima volta in tutta la mia vita che lo chiamo in questo modo "Ma io l'ho superata, grazie a te e grazie alle persone che mi amano".
    Mi prende per le spalle con una stretta rapida e mi sposta per passare alla parte del corridoio dove è possibile la smaterializzazione. Sfodero la mia bacchetta e, con un colpo secco, lancio un pietrificus totalus, non si muove più.
   "Ti devo dire la verità, se c'è una persona a cui vorrei somigliare da adulta sei tu" sospiro e mi sposto davanti a lui, i suoi occhi si muovono al mio passargli davanti.
   "L'amore che provi nei miei confronti dal momento in cui mi hai conosciuta mi sosterrà per tutta la vita, perchè sei l'unica persona che non ha paura di guardarmi negli occhi" dico, quasi commossa - è il periodo, di solito non sono così emotiva.
    Però è un dato di fatto, è sempre stato l'unico a potermi capire fino in fondo, da ormai cinque anni sento la sua ala protettrice farmi un'ombra che so che non mi mancherà mai. E non smetterò mai di esserne convinta.
   "Sei una persona dolce, comprensiva, intelligente, rispettosa, divertente e sensibile, e sarai il padre perfetto per Teddy come lo saresti stato per me" una lacrima riga il volto del mio pietrificato padre, prendo un respiro profondo per non scoppiare a piangere.
    Gli occhi mi si illuminano, il suo sguardo non cambia. Gli chiudo velocemente, e mi giro: non voglio dargli nessun ordine, solo un consiglio.
   "Adesso io scioglierò l'incantesimo, e ti prego vai in quella stanza, bacia tua moglie e abbraccia tuo figlio" muovo leggermente la bacchetta, sento un movimento d'aria alle mie spalle "Ti meriti il loro amore più di quanto credi".
    Un abbraccio mi avvolge, mi volto senza pensarci, affogando nella sua elegante camicia a righe sottili che non lo abbandona mai. Dopo uno sguardo contento, corre di nuovo verso la porta da cui era uscito, entra ancora contento.
    Contro ogni mia aspettativa, un enorme gufo vola comparso dal nulla, in mano ha una pergamena. Sembra uno dei gufi di Hogwarts che stanno sulla torre, quelli che sono lì da anni e che tutti possono usare per mandare lettere in giro per il mondo.

    Fa cadere la lettera ai miei piedi e poi, come era comparso, se ne va dietro di me, dissolvendosi nel nulla cosmico. Immagino sia per me.

Ciao, Leila. Non avrei dovuto scriverti ma è ormai una questione di vita o di morte per entrambi, e preferisco morire io piuttosto che vederti uccisa da qualche mio parente. È ora, quindi, che io ti dica la verità su tutto ciò che è successo da Natale di due anni fa ad adesso. Assolutamente nulla, a te. Probabilmente ti sei chiesta tantissime volte perchè nessuno avesse ancora cercato di venirti a prendere con la forza, uccidendo tutte le persone a te care, per mettere fine al regime di terrore che quella profezia sta avendo sul Signore Oscuro e tutti i suoi seguaci. Bene, due Natali fa io avrei dovuto portarti in un luogo nascosto, appartato, e ucciderti sotto ordine del Signore Oscuro. Sentivano tutti che i tuoi poteri stavano svanendo, perchè eri costantemente in uno stato di profonda tristezza e non ci potevi fare nulla, quindi pensavano fosse meglio affidare a me il compito dato che tu ti fidavi di me e non sarei stato sospetto. Ma tu, Leila, sei l'unica persona al mondo che ha avuto il potere di farmi sentire una bella persona dietro la mia maschera di crudeltà, e non avrei mai potuto, nemmeno per tutto il potere del mondo. Dopo averti lasciata a Diagon Alley sono tornato a casa e ho fatto credere a tutti che tu fossi morta, uccisa da me, che ti avessi seppellito per far si che della tua morte non ne sapesse nessuno, e loro ci hanno creduto! Non so dove tu fossi nascosta, ma hai bloccato per mesi il tuo collegamento con mia zia, facendo si che lei non vedesse nulla dai tuoi occhi, non sentisse nulla dalle tue orecchie, nulla. Eri tu che riuscivi ad entrarle nella mente, perchè diceva che spesso si sentiva osservata dall'interno - stava impazzendo ancora più di prima. Comunque, il giorno in cui hanno attaccato l'Ordine della Fenice mentre scortava Potter ti ha cominciato a sentire di nuovo viva, ma non era ancora riuscita a capire dove tu fossi, perchè ancora non sapeva come entrare nella tua mente. Adesso sei al San Mungo, e il Signor Oscuro ha detto a tutti noi che ti verranno a prendere, perchè i tuoi occhi si sono illuminati, e il collegamento con mia zia è ripristinato. Spero che questa lettera ti raggiunga prima che loro lo facciano: vai a Hogsmeade, al pub Testa di Porco, e chiedi al proprietario di "farti passare dall'altra parte". Nel caso, presentati come Leila Dana Lupin ma non illuminare gli occhi.
Non voglio rubarti ulteriore tempo, Leila, prenditi cura di te.
D.L.M

Il corridoio è ancora vuoto attorno a me, osservo a lungo la porta dietro cui sta nascendo il mio fratellino, prendo un respiro profondo: spero di non averli messi in pericolo venendo qui.
    E spero anche perdoneranno la mia assenza ma, come ha detto Draco, è una questione di vita o di morte.
    Di nuovo quella stretta a livello ombelicare, e io mi ritrovo per le strade buie di Hogsmeade: quanto mi era mancato questo posto.
    Ormai è tutto in mano all'oscurità, nemmeno una luce illumina il sentiero davanti a me, solo qualche lampione che guizza qualche accenno di vita ogni tanto. Abbastanza per permettermi di leggere l'insegna di legno del locale accanto a cui mi sono materializzata: Pub Testa di Porco, scritto sopra un pezzo di legno raffigurante una testa di cinghiale mozza e gocciolante.
    Non ho assolutamente il tempo di esitare un secondo di più, se adesso Bellatrix ha la possibilità di capire dove sono allora sarà meglio raggiungere al più presto questa ipotetica "altra parte".
    Entro, e ormai è troppo tardi per tornare indietro: ho scelto di fidarmi ciecamente di Draco, a mio rischio e pericolo, e così continuerò a fare. Per tutta la vita.
    La polvere si solleva dal pavimento ad ogni mio ulteriore passo, il campanellino sopra la porta annuncia la mia entrata e un pungente odore di chiuso mi invade le narici. In generale, non ho mai visto un posto pubblico più sporco di questo.
    Eppure c'è un non so che di affascinante nei mozziconi di cera che illuminano la sala, o nell'aria da luogo poco raccomandabile, che porta il mio sguardo a viaggiare da un oggetto ad un altro, incuriosita.
   "Che ci fai qui, ragazzina?" una voce cupa attira la mia attenzione.
    Un uomo alto, dalla lunga e incolta barba grigia, capelli brizzolati, sta fermo di fianco ad una colonna cadente. Sta nascosto nella penombra, sembra che si voglia difendere: ha la bacchetta stretta in mano.
   "Non voglio fare del male a nessuno, mi hanno detto che sarei stata al sicur" mi interrompe prima che possa finire la frase con un colpo di tosse, e esce dal suo antro oscuro.
    È proprio il fratello di Albus Silente, potrei scommetterci cinquanta galeoni.
   "So chi sei, conosco tuo padre" riempie un boccale con una strana acqua giallastra, potrebbe essere birra ma invecchiata di almeno venticinque anni "Leila Dana Lupin, chi mi accerta che tu non sia passata al lato oscuro?".
   "Il suo buon senso" rispondo, quasi di getto.
    L'uomo mi squadra da testa a piedi, mi fa cenno di seguirlo dietro alla porta da cui è spuntato. Credo che la sua coscienza abbia lavorato bene.

.

un po' random questa cosa, eh?
soph 💓

fred weasley ~ why not? [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora