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28 dicembre 1996
Fred

Ho sperato per così tanto tempo che Leila varcasse la soglia del nostro negozio che ormai non ci penso nemmeno più.
È svanita, prima che io potessi chiederle scusa, prima che io potessi dichiararle il mio amore un'altra volta, prima che la potessi salvare da il destino da cui tutti la cercavamo di tenere lontana.
Oggi siamo pieni di lavoro, ad aiutarci sono venuti anche Lee, Vera e Flynn Wood, perchè è amico di Vera e lei ci ha giurato che non è un uomo dalle cattive intenzioni.
Lee mi aiuta ad appoggiare i filtri d'amore sugli scaffali, un misto di pane fresco, arancia candita e legna mi invade le narici, così come la prima volta che ho annusato l'Amortentia.
"Che odore senti, Due?" chiede il mio amico con un gran sorriso, come sempre.
Lui, al contrario di noi, si è diplomato, e vuole avere un futuro come commentatore di Quidditch. Dopo la scomparsa di Leila, io e lui siamo tornati ad essere vecchi amici, come lo eravamo prima, e adesso ci ridiamo su, qualche volta.
"I tuoi stessi, immagino" scherzo io, lui ridacchia.
"Già, peccato che lei sentisse il tuo odore" risponde, mentre si lancia da mano a mano uno dei filtri d'amore.
"Ma tu adori la limonata, io la odio" rispondo, incredulo.
Mi ricorderò per sempre di quando i grifondoro dell'anno di Leila e Vera sono venuti a fare lezioni di pozioni insieme a noi, e Leila, alla domanda del professore, rispose di sentire polvere da sparo, erba tagliata e limonata.
"Godric, ancora mi meraviglio di quanto tu sia sveglio" sospira rassegnato, ma prima che possa finire di spiegare, il campanello della porta d'ingresso cattura l'attenzione di entrambi, come se una calamita cattura sguardi - potrebbe essere un potenziale prodotto, devo proporlo a George - fosse entrata.
Una ragazza incappucciata è davanti alla porta d'ingresso, ancora aperta. Alza lo sguardo meravigliata: gli occhi, le labbra, il naso, i lineamenti sono quelli di Leila.
Rivolgo uno sguardo verso George e Vera, anche loro l'hanno notata, come lo ha fatto Wood: è incredibile.
Vera, la meno scossa tra tutti, le si avvicina, dirigendosi ai vari fuochi d'artificio. Leila ne ha in mano uno incartato di rosso luccicante, credo proprio sia il suo. Non risponde alle sollecitazioni di Vera, sembra paralizzata, ma se non è per tornare in società allora perchè è qui?
Vera, impaziente, le fa lentamente scivolare il cappuccio da sopra la testa, il mio cuore manca di un battito. Ha i capelli completamente neri, ma so che è lei, sarà stato uno stupido scherzo dei suoi rapitori.
Scappa velocemente da Vera, lei la segue urlando il suo nome, siamo tutti fermi come dei sassi.
Appena passa di fianco a me, d'istinto le afferro il braccio sinistro. Mi guarda negli occhi, mi salgono le lacrime: pensare che la persona che ami più al mondo sia morta e poi ritrovartela davanti è un bellissimo ma duro colpo.
Abbasso lo sguardo verso l'altro braccio, so benissimo che è diventata una di loro, ma so che non è stato per sua volontà. Mi sono spesso chiesto come abbiano fatto a portarla via dalla scuola, e non mi sono mai dato una risposta chiara. Probabilmente c'entra quel lurido di Malfoy.
Vera, con la sensibilità di un avvoltoio, prende la parola:"Cosa hai al braccio?".
Lo sappiamo tutti, e speravo che la ragazza della mia brutta copia fosse abbastanza profonda da non chiederglielo davanti ad una folla di clienti impiccioni, ma a quanto pare l'ho sopravvalutata.
Sussurra qualcosa, mi sarei aspettato tutto tranne una tale calma, non è da lei, non lo è mai stata. Ha lo sguardo abbassato, si vergogna tantissimo, tutto per colpa di Vera. Mi guarda negli occhi, poi si smaterializza senza dire nulla.
"Cosa caspio hai al posto del cervello?" mi volto verso la bionda dietro di me, non andiamo così d'accordo come tutti si aspettavano.
Mi guarda con gli occhi spiritati, probabilmente offesa dalla mia domanda.
"Non puoi far sempre finta di ninte, Fred!" mi grida indietro, si sta per mettere a piangere "Capisci che non puoi continuare a difenderla quando ha provocato del male a tutti!?"
Vera pensa che sia scappata, corrente a cui appartengono moltissimi nostri coetanei e non solo. Sono convinti che la sua vicinanza con i mangiamorte l'abbia spinta a diventare una di loro volontariamente. E per me - come per altri pochi illuminati - sono solo un mucchio di boccinate.
George e gli altri stanno invitando tutti i clienti ad uscire, intanto: non siamo nelle condizioni di accoglierli al meglio, questo è sicuro.
"Non puoi più amarla, Fred, è andata-" continua per la sua strada, io la zittisco.
Non mi sarei mai permesso di zittire una persona in circostanze normali, ma lei sta andando addosso alla persona più importante della mia vita, che oltretutto le voleva un bene inimmaginabile, e non posso continuare a sentirla parlare.
"Sai qual è il tuo problema, Mills?" non l'ho mai chiamata per cognome, è stranamente liberatorio.
Inarca un sopracciglio, fa sempre così quando è nervosa, l'ho notato spesso.
"Tu cerchi instancabilmente di dipingerla come una persona cattiva perchè è da quando la conosci che l'hai trattata come un mezzo per raggiungere un fine"
Leila non lo sa, ma al loro primo anno, Vera aveva pagato Flynn cinque galeoni perchè spingesse Leila nel suo scompartimento, perchè a King's Cross George l'aveva notata e ci eravamo avvicinati per chiacchierare.
Dopo qualche settimana, quando io mi sono reso conto che Vera provava qualcosa per me ma io non ero per nulla interessato, gliel'ho detto, accennando al fatto che fossi innamorato di un'altra.
E probabilmente subito non ha collegato che fosse Leila il mio oggetto d'amore, ma quando lei, sul treno per Hogwarts di tre anni fa, le ha rivelato la scoperta, ha cominciato a provare una gelosia così profonda che ogni cosa sbagliata che Leila facesse diventava un pretesto per odiarla.
Perciò ha continuato a provarci con me finchè Leila non mi ha rifiutato, e l'ha allontanata da tutti quando lei ha cominciato a fare amicizia con Malfoy.
Intanto lei è rimasta ferma immobile, non dice una parola. In preda ai pensieri, guardo George in cerca di un appoggio fraterno nell'andare a cercare Leila, fa un cenno di si e esco dalla porta lasciandomi Vera alle spalle, George mi segue.
"Non capirò mai perchè continui a stare con lei" ammetto, appena sento la porta chiudersi.
"Ha bisogno di amore, e io glielo voglio dare" risponde, il solito romantico.
"Mi dispiace" ridacchio, mi tira una manata sul braccio.
Le mie risate vengono bruscamente fermate da un singhiozzio continuo, un terribile eco che mi rompe il cuore. Non mi piace sentire, e tanto meno vedere, le persone piangere, è per questo che io e George abbiamo sempre fatto scherzi: il mondo sembra sempre più luminoso dietro un sorriso.
Anche la mia brutta copia sta cercando si seguire con l'udito questa tristezza, si avvicina verso la bocca di un strettissimo vicolo davanti al negozio. Senza dire una parola, entrambi seguiamo la via del rumore.
Seduta su una cassa di legno, infondo al vicolo cieco, è seduta Leila. Ha il viso coperto, ma sono perfettamente consapevole che sia lei, riesco a riconoscere tutto: il suo respiro, la posizione in cui è messa, perfino il suo pianto.
Alza lo sguardo triste e sussulta in maniera abbastanza teatrale - come ha sempre fatto, d'altronde - e noi non riusciamo a non ridere divertiti.
Ci sediamo davanti a lei, appoggiati al muro del Ghirigoro, entrambi ancora ghignanti: oltre alla scena comica appena avvenuta, non sono mai stato così felice in tutta la mia vita.
"Il nero non è il tuo colore" ammetto portando la bacchetta vicino ai suoi capelli.
È un vecchio incantesimo che abbiamo scoperto io e George quando volevamo tingere i capelli di Piton al quarto anno, Tinxi; lo ha usato nostra madre per molto tempo in modo da mantenere i capelli color carota.
Torna di un rosso brillante, quello che l'ha sempre caratterizzata, mi guarda sorridente.
"Che è successo?" chiede George, anche lui con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli.
Leila deglutisce svariate volte, lo fa quando cerca di trattenere il pianto. Scuote la testa, probabilmente a disagio, ma fa ben capire che ciò che ha passato non è stato particolarmente facile.
So che ha bisogno di un nascondiglio, perchè sicuramente non è stata liberata da nessuno, e so che se le proponessi di stare da noi non accetterebbe mai. Quindi, la soluzione migliore è coglierla di sorpresa.
Stringo velocemente il polso del mio gemello e la caviglia di Leila e, senza alcuna resistenza, ci smaterializzo tutti insieme nel bosco dietro la Tana, dove da tempo immemore sta in piedi per magia il nostro covo, la casa sull'albero.
Mi guarda male, quasi spaventata, comincia a scuotere la testa, io di rimando annuisco. La debole luce della lampada accesa all'ingresso del coco illumina il suo viso, è bellissima e mi era mancata.
"No, Fred, tu sei matto" mi tira una leggera spinta, finalmente la riconosco.
"Si, Leila, starai qui, con noi" ammetto, lei per risposta mi spinge di nuovo. C'era da aspettarsi una reazione del genere.
Con gli occhi lucidi posa le mani sul viso, cercando di nascondere il suo imminente crollo mentale. Comincia a gridarci accuse diverse, piangendo come non ha mai fatto davanti a nessuno, o almeno, mai davanti a me.
Mi avvicino per prenderla per le spalle e cercare di rassicurarla, lei guarda in basso davanti a sè, continuando a singhiozzare. Provo a spiegarle il nostro piano, lei mi interrompe.
"Fred, mi possono tracciare, ho il loro segno, se mi trovano qui vi uccideranno tutti" continua a piangere, potrei cominciare anche io da un momento all'altro.
"Leila, noi" provo a parlarle, non mi ascolta.
"Sono spietati, la Lestrange non può tollerare la mia perdita!" continua il suo discorso "Io non sono così egoista da chiedervi una cosa del genere!"
"Non ce lo stai chiedendo, Leila, te lo stiamo offrendo noi" ribadisco più calmo che mai, è quello di cui ha bisogno in questi momenti.
"Ma non posso permettermi di accettelo! Non posso permettermi di perdervi!" lo urla tra le lacrime, la voce le sta andando via pian piano.
Annuisco, con un sorriso più confortevole possibile.
Io e George abbiamo speso tanto tempo a cercare un modo efficace per nascondere Leila senza tener conto del fatto che la soluzione era direttamente a poche decine di metri da casa nostra. Questa casetta è stato un regalo da parte dei nostri genitori per noi tre, in modo che non infastidissimo più i nostri fratelli: è stata avvolta da un antico incantesimo - così ci ha raccontato nostro padre - in modo che solo noi tre la vedessimo. Nessun'altro riesce, solo io, George e Leila.
"Te lo stiamo permettendo, Lei" ammetto, prima che lei crolli nelle mie braccia e pianga sul mio maglione di Natale, con una F dorata ricamata.
Mi era mancata davvero tanto.

fred weasley ~ why not? [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora