• emotional •

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17 dicembre 1994

Con il passare del tempo la mia voglia di chiarire tutto con Fred aumenta a livelli inimmaginabili, e con lei la mia enorme paura che lui non mi perdoni mai.
    È Silente a risvegliarmi dai miei terribili pensieri: ero in Sala Comune con Vera a fare i compiti di Babbanologia quando, improvvisamente, è entrata la professoressa McGrannit e mi ha chiesto di seguirla dal preside. Appena ha aperto la porta dell'ufficio, la presenza di mio padre mi ha assolutamente spiazzata, e preoccupata.
    "Leila, sei ancora tra noi?" mi chiede Silente, seduto davanti a me alla sua scrivania.
    Annuisco pensierosa, probabilmente mio padre è qui perchè sa cosa mi è successo e, soprattutto, è consapevole di quale sia la causa del mio attacco.
    Quando Remus mi ha chiesto, con la sua solita aria indagatrice, se fossi un lupo mannaro, e io gli ho risposto che mi trasformo solo due volte all'anno, il suo viso è passato da essere completamente tranquillo al timore in persona.
    "La tua è una licantropia che si sviluppa con il tempo, Leila" comincia a spiegarmi "Il tuo attacco del mese scorso ha probabilmente accelerato il processo".
    Il preside propone una misura di prevenzione abbastanza ragionevole: ogni sera di luna piena devo andare sotto il platano picchiatore e, nel caso in cui non mi succedesse nulla, ho il permesso di tornare in dormitorio e, quindi, di girare per i corridoi di notte. Incredibile.
   "Il plenilunio di questo mese è il ventiquattro, Leila, sai cosa significa?".
    Il cuore mi si distrugge nel petto, come se mille minuscoli pezzi stessero viaggiando all'interno del mio corpo. Le lacrime mi inondano gli occhi mentre mi alzo dalla sedia e mi volto dalla parte opposta verso quella di Silente.
   Il mio unico desiderio al momento è chiudermi dentro la mia stupida camera e non uscire più. Non sento assolutamente nulla di quello che intorno a me stanno dicendo, solo un fiume di pensieri che mi attraversa l'intera mente e il cuore.
    Cammino velocemente verso la porta e la chiudo dietro di me, cercando con tutta me stessa di trattenere le lacrime. Più di seicento persone sono all'interno di questa stupida scuola e nessuno mi deve vedere piangere.
    Salgo le scale più in fretta possibile, ma a quelle stupide piace cambiare, quindi mi ritrovo a dover ricalcolare il mio percorso più e più volte, con gli occhi che mi bruciano e le gambe che tra poco mi cedono.
    Entro nella mia camera vuota e appoggio la schiena contro la porta chiusa, nessuno oltre a me è presente, perciò mi posso permettere di esplodere.
    Avevo otto anni quando ho letto per la prima volta del torneo Tre Maghi in un libro di storia della magia, e la mia parte preferita di tutto questo casino era il ballo del Ceppo. L'idea che un'enorme sala di un castello fosse interamente decorata con del ghiaccio magico e sculture animate, e che tutti gli studenti fossero vestiti come tanti principi e principesse mi faceva sognare.
    E anche io un giorno avrei voluto sentirmi una principessa, perchè loro erano dolci e belle, non erano dei mostri. Quindi, avrei voluto partecipare a quel ballo, e ballare con un bellissimo ragazzo che poi mi avrebbe portato sulla torre più alta e mi avrebbe baciata. Credevo che così la mia licantropia se ne sarebbe andata, quando avevo otto anni.
    Tutti i ragazzi che provano interesse nei miei confronti non sanno che io in realtà sono l'immagine umanizzata di uno spietato assassino selvaggio. Ed è meglio così, ma è triste.
    Appena i miei nervi si sono calmati abbastanza per scendere in Sala Comune a studiare, prendo il mio libro di trasfigurazione e scendo piano piano le scale. Le lezioni pomeridiane sono già cominciate, io avrei dovuto essere nell'aula della McGranitt ma, essendo consapevole di quello che ho appena scoperto, credo sarò esonerata.
    Mi siedo comoda sul divano davanti al camino, con una coperta attorno alle spalle e il libro postato sulle gambe incrociate. Il freddo di dicembre mi fa male alle ossa.
    Il rumore di passi familiari dietro di me mi porta a voltarmi con veloce scatto, per vedere Fred appoggiato all'arco che porta alle scale, con gli occhi stanchi. Siamo solo noi due, e adesso è assolutamente imbarazzante ma prima era la normalità.
   "Fred, possiamo parlare?" lo imploro con lo sguardo, con il mento appoggiato al morbido schienale del divano.
    Dopo qualche secondo di silenzio, mi raggiunge sul secondo posto del divanetto di velluto rosso. Non avevo pensato a cosa dirgli effettivamente dopo averlo convinto a parlare con me, mi schiarisco la gola.
   "Perchè mi stai ignorando?" chiedo, un sussurro un po' più alto del solito.
   "Potresti alzare la voce, non ho capito nulla" so che lo ha capito, lo fa solo per darmi fastidio.
    Odio quando fa così tanto il bambino, ci rinuncio scocciata, tornando al mio libro di trasfigurazioni. Lui sospira, con lo sguardo rivolto verso il mio viso.
   "Lo sai perchè, non fare finta di niente" dice, è più calmo del solito.
    In verità, è sempre stata una persona calma, soprattutto nei miei confronti. Riformulo, solo nei miei confronti, ha rischiato qualche volta di venir picchiato perchè non chiudeva la bocca, io e George lo salvavamo.
   "Non volevo che tu sprecassi tutte le occasioni che avevi davanti aspettando me, ti avrei solo illuso" rispondo, stando sulla difensiva.
    Sto iniziando ad alzare un po' troppo la voce, devo calmarmi o rimarrò muta per tutta la vita.
   "Ero innamorato di te, Leila, Vera avrebbe capito che io non provavo le stesse cose".
    Comincio a fissare il fuoco davanti a noi, con il libro ancora aperto in mano.
    Ero io quella che lui voleva, le altre non gli interessavano. Non posso neanche dirgli che, sinceramente, l'unica mia vera paura fosse di fargli del male, perché lui era letteralmente con me tutte le volte in cui mi trasformavo, e la mattina dopo mi curava le ferite e mi aiutava a rimettermi a posto.
    Ma questo non giustifica il fatto che lui non abbia nemmeno provato a mettersi in contatto con me per mesi e mesi.
   "Avrei tanto voluto ricevere una tua lettera" sussurro gentilmente, continuando a guardare le fiamme ipnotizzata.
    Non mi risponde nemmeno, mi alzo dopo i primi due minuti di silenzio totale per tornare a piangere sul cuscino del mio comodo letto. Non prova neanche a fermarmi, già a metà della scalinata comincio a piangere.
    Vera è in camera, non l'avevo nemmeno vista passare. In verità, non ho visto passare assolutamente nessuno.
    Purtroppo, le lacrime non si possono risucchiare all'interno dei dotti lacrimali.
   "Che hai fatto?" chiede, seduta sul suo letto a leggere un libro babbano, gliel'ho regalato io per il sedicesimo compleanno.
    Come sempre, nego qualsiasi cosa scuotendo la testa. Ovviamente è perché non ho il coraggio di dirle che prima di andarmene ho baciato colui che al tempo era costantemente nei suoi pensieri. Mi conosce, sa che sono una tipa istintiva, e io so che è una ragazza permalosa.
    Mi sdraio sul mio letto con la faccia schiacciata sul cuscino, so che mi sta guardando, sento i suoi occhi su di me.
   "Ho saputo che uno Snaso è stato processato in Portogallo, sai che sono una tipa emotiva" rivolgo il viso verso di lei, sorridendo per non farla preoccupare.
    Lei apre nuovamente il suo libro e ricomincia a leggere, ignorando completamente ciò che le ho detto.
   "Non lo sei per nulla, ma non indagherò ulteriormente" lo sussurra, come faccio io, per prendermi in giro.
    Non voglio che lei si senta tradita da me, voglio che lei continui a pensare che io la considero la parte più importante della mia vita perché è così, e so che se gli dicessi di Fred lei inizialmente fingerebbe che non le importi, ma inconsciamente comincerà ad adottare comportamenti ingiusti nei miei confronti.
    Lo fa sempre, quando si arrabbia con me, e non ne ho voglia.
    Ma soprattutto, non si merita di stare male, ora che sembra essere felice.

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è così bello fare aspettare un'eternità ai lettori per un fidanzamento. vi voglio bene comunque, sappiatelo ahahah.
soph 💓

fred weasley ~ why not? [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora