10 aprile 1996
"È fantastico, davvero fantastico, che progresso!" arriva Draco tutto contento all'interno della sua Sala Comune. Flynn è a lezione con l'esercito di Silente, per cui io ero rimasta da sola nel loro ambiente, fattore che mi ha portato a sedermi comoda nel divano di pelle nera lucida e leggermi qualcosa preso dalla enorme libreria a sud della sala - un libro di Merlino, molto interessante.
Il mio amico dai capelli color del grano fresco si siede di fianco a me di peso, provocando un sussulto da parte mia che gli fa stranamente ridere. Mi mette un braccio attorno alle spalle e sospira contento, sento mi stia per dire la cosa ecclatante appena accaduta.
"Sai, Leila, ti avevo detto che il nostro non sarebbe stato un tentativo sprecato" chiudo il libro e lo guardo curiosa, fa sempre così quando vuole essere ascoltato "La Umbridge vuole finalmente far saltare quel muro".
Per "quel muro" il mio amico intende l'entrata principale della Stanza delle Necessità, che ormai i ragazzi non usano come tale, ma che comunque la squadra d'inquisizione sta tenendo d'occhio da un paio di settimane.
"Quando?" chiedo, cercando di nascondere il più possibile la mia enorme preoccupazione.
"Tra qualche minuto ci dobbiamo vedere davanti al suo ufficio, andiamo?" mi chiede, annuisco insicura.
Loro stanno facendo lezione in questo preciso momento, arrivando lì adesso li coglierebbe in flagrante e non posso assolutamente permetterlo, non voglio che più di trenta persone ricevano una punizione di quelle del rospo.
Soprattutto adesso che sembra che Silente voglia andarsene improvvisamente.
"Draco!" lo chiamo mentre lui mi trascina tenendomi per il polso fino all'ufficio della Umbridge, luogo di incontro prestabilito. Non sembra volersi girare di un centimetro, mi ha perfettamente sentito ma non ha intenzione di ascoltarmi.
Comincio a pensare che sappia che io li stia indubbiamente tradendo.
Arriviamo al pelo dal resto della squadra, poco prima che loro decidessero di partire senza di noi, e la professoressa non mi rivolge uno dei suoi soliti terribili sorrisi, che fino a poco fa mi facevano ribrezzo ma adesso mi fanno dubitare di aver tenuto su la mia vopertura adeguatamente.
"Professoressa, gliel'ho detto, ho fatto le mie misure e i miei controlli ed è impossibile che loro siano lì" cerco di convincerla, ma lei avanza per la sua strada denza vattere un ciglio, anzi, forse con un certo ribrezzo per le mie parole.
Lo hanno sicuramente capito tutti, ma mi chiedo come abbiano fatto.
"Sa, Lupin" mi risponde dopo qualche minuto "È una grandissima attrice, glielo devo riconoscere, ma le bugie hanno le gambe corte".
Si ferma davanti al famoso muro che difendo da quando sono entrata in questo suo organo, il cuore mi batte così veloce che potrei scoppiare. Il fatto è che non ho avuto minimamente il tempo di avvisare Harry, o di affinare le tecniche manipolative che ho scoperto di avere, per cui qualunque cosa faccia è inutile.
"Professoressa, mi ascolti, la prego" la sua bacchetta puntata verso il nulla, io di fianco a lei che provo a farla ragionare.
Eppure, senza nemmeno guardarmi, dalla sua bacchetta esce la scia dell'incantesimo di esplosione che ha appena lanciato, io non riesco a fare altro che mettermi a piangere.
Man mano che i volti si scoprono a me sale la voglia di nascondermi per tutta la vita e non farmi vedere mai più, da nessuno di loro. Dopo che i detriti del muro hanno finito di cadere, tutti i membri della squadra entrano dalla fessura e fanno uscire tutti, incrocio lo sguardo di Harry mentre viene portato nell'ufficio del preside da Tiger e Goyle, non sembra per nulla comprensivo.11 aprile 1996
Dopo che Harry è stato portato, ieri pomeriggio, nell'ufficio di Silente, quello non è stato più suo ufficio ma bensì quello della Umbridge, proclamata ieri sera nuova preside di Hogwarts. E, in seguito a ciò, mi ha ordinato personalmente di tornare nel mio dormitorio.
A quanto pare, l'avevamo tutti sottovalutata.
Rimettere piede dopo tantissimo tempo in quella che fino all'anno scorso era la mia parte preferita della mia scuola mi ha fatto provare molte sensazioni contrastanti. Gli arazzi rosso-oro attaccati ai muri alti mi hanno fatto salire le lacrime per la gioia, e i primini che facevano volare le loro prime di struzzo - alcuni con successo, altri meno - davanti al camino scoppiettante mi hanno fatto pentire di tutto.
Tutto, dall'inizio alla fine.
Eppure, la vista della mia migliore amica - con un maglione rosa shock e giallo - seduta al tavolo con altre nostre due compagne di casa mi ha distrutta.
Ha alzato lo sguardo con sorpresa, per poi tornare sui libri, non mi ha degnato di uno sguardo per tutta la serata.
Quando sono entrata nel dormitorio delle ragazze del sesto anno - io, Vera e altre due ragazze - mi sono messa a piangere: era tutto così uguale a prima, come se nulla fosse successo.
Mi è sembrato di tornare in dormitorio dopo una delle prime lezioni di Pozioni, tre anni fa. Io, George e Fred eravamo fratelli, Vera mi voleva bene e sarebbe arrivata pochi secondi dopo di me, perchè per la decima volta si era fermata a provare a chiacchierare con Fred senza successo.
Andava tutto bene, poi mi sono ricordata che le mie scelte hanno avuto delle conseguenze, e le lacrime hanno cominciato a sgorgare.
Ma adesso siamo tutti davanti all'aula di Difesa contro le Arti Oscure per scontare le nostre punizioni, quelli dell'Esercito di Silente per aver creato quello per cui la squadra d'inquisizione è stata creata, io per aver voltato le spalle e tradito la preside.
Ci fa sedere ognuno in un banco con sopra una pergamena e una piuma senza traccia di inchiostro. Sul foglio c'è il nostro nome, e sotto il nostro nome una frase, che dovremmo scrivere un certo numero di volte, non è chiaro quante precisamente.
Dato che il destino mi vorrebbe morta oramai, io sono di fianco a colui che mi vorrebbe probabilmente morta più di tutti: Frederick Gideon Weasley. Mi ha lanciato una serie di occhiate di fuoco da quando sono tornata in Sala Comune, tutti lo hanno fatto a dire la verità.
Ci sediamo all'unisono, quasi fossimo tutti programmati per farlo. Fred è seduto alla mia sinistra, impugna la piuma senza protestare, non è da lui. Non è da nessuno dei presenti, eppure tutti sono già a scrivere sotto gli occhi attenti del rospo.
Sussulto appena vedo il primo rivolo di sangue scendere sulla mano destra del mio vicino - Fred è mancino, è la prima volta che lo noto sul serio. Sapevo che sarebbe stata una pena assurda, inumana quasi, ma non avevo idea così violenta e sofferente.
Vorrei alzarmi e urlare qualcosa, mentre guardo con occhi dispiaciuto il volto dolente del mio mio migliore amico di una vita, di forse altro che solo migliore amico. Ma non posso farlo, non posso andare ulteriormente contro alle regole, la preside prova una bassissima stima nei miei confronti e non voglio aggravarla, ancora non sa nemmeno che sono un lupo mannaro, non posso, non posso assolutamente.
"Puoi permettertelo, Leila" sussurra Fred, l'unica persone che sia mai riuscita a capire ogni mio pensiero.
Mi alzo con fierezza dalla sedia, provocando il rumore necessario da far voltare la preside verso di me. La vena che gli pulsa sulla tempia è impressionante, ma ciò che sta facendo a più di trenta ragazzi è ingiusto, e non può non saperlo.
"Lei non può farlo" ammetto a voce alta, tutti si voltano verso di me.
La donna si guarda attorno prima di rivolgere la sua completa attenzione su di me, con le sopracciglia alzate per la sorpresa, oppure per cercare di deridermi, non so.
"Reclamo la libertà di espressione, diritto che ci appartiene in quanto studenti e a cui lei non ci può sottrarre" ammetto orgogliosa, un ghigno sul volto.
La preside mi ordina di sedermi nuovamente sulla mia sedia e scrivere ripetutamente la frase sovrascritta - "Non devo ingannare le autorità" - non mi muovo di un centimetro, ma anzi, ripeto la frase appena pronunciata.
"In caso di una istruzione inadeguata uno studente ha il diritto di sollecitarlo" aggiungo, poi "e, nel caso in cui la sua richiesta non fosse accolta, allora si presenta la necessità di riempire le lacune da solo".
Sento gli occhi di ogni singolo presente addosso, ma finalmente non più con disprezzo, bensì con ammirazione. Era seriamente l'ora che capissero dopo mesi interi di insulti, ma questo non mi ferma dal difenderli.
"Se c'è qualcuno che ha motivo di essere punito sono io, nessuno degli altri" finisco il mio discorso, la preside mi guarda con gli occhi arrabbiati. Fa paura, ma non mi faccio intimidire, non all'apparenza.
"Lupin, si sieda e scriva" dice e basta, senza distogliere lo sguardo ma senza neppure difendersi.
Fred accanto a me si alza, pronunciando la frase "Reclamo la libertà di espressione" e facendomi poi l'occhiolino, e a seguito una serie di persone insieme a noi cominciano a ripetere il monito dei nostri.
Per la prima volta quest'anno mi sento parte di qualcosa, non avevo ancora chiaro il perchè esistesse questo club segreto fino a che non l'ho detto ad alta voce e credo che ciò mi abbia reso una di loro, non so.
L'unica cosa che so per certo, è che questa unità mi piace, e non voglio perderla.
Prima che qualunque altra cosa possa succedere e senza alcun preavviso visivo o sonoro, un dolore lancinante e indescrivibile mi passa attraverso tutto il corpo. Una potentissima forza mi spinge indietro rispetto a dove ero prima, colpendo qualcuno nel mio tragitto.
Un milione di aghi incandescenti sembra che mi trapassino il corpo da una parte all'altra, non ho nemmeno la forza di controllare i miei spasmi che mi portano a contorcermi con violenza sul o
pavimento freddo dell'aula.
La vista mi si appanna pian piano che il dolore si allevia, non capisco se sto morendo o sto perdendo i sensi, ma la voce non basta a sfogare il male che provo.
Ogni mio senso si addormenta, e io non sento più nulla..
ragazz* è notte quando sto finendo questo capitolo, per cui perdonate il mio rincoglionimento di certe parti. se me lo faceste presente, vi ringrazierei tanto.
vi voglio bene
soph 💓
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fred weasley ~ why not? [in revisione]
Fanfiction💙 Il blu è il colore del cielo terso e del mare profondo. È il colore più spesso associato all'armonia, la fedeltà, la distanza, l'infinito, l'immaginazione...e, a volte, alla tristezza. ( •...• revisionato)