Minho aprì piano le palpebre. La luce a neon del soffitto gli ferì gli occhi al primo impatto e ci volle un po' perché riuscisse a tenerli aperti senza sforzo. Dopo che si fu abituato, si guardò intorno: si trovava disteso nell'unico letto di una stanza con un arredamento di gusto discutibile, dove non riusciva a vedere una porta di uscita perché era coperta da una tenda della doccia grigio sporco. Nell'aria c'era un odore stantio di disinfettante. L'aldilà me lo aspettavo un po' meglio.
Cercò di liberarsi delle coperte, rimboccate accuratamente fino sotto il mento, ma gli doleva tutto il corpo. Anche solo respirando sentiva la cassa toracica cigolare come una vecchia porta.
Sbuffò irritato mentre finalmente riusciva a liberare le braccia. Sentì uno scricchiolio provenire da oltre la tenda, che presto si spostò per rivelare la figura di una assonnata Nayun, sua sorella. Subito il cuore di Minho si fece pesante come una pietra. Non ce l'aveva fatta.
«Non so se picchiarti per lo spavento che mi hai fatto prendere o abbracciarti forte perché sei sopravvissuto» esordì la ragazza, ma poi lo abbracciò stretto. Minho non ricambiò la stretta ma anzi, strinse i pugni.
«Come avete fatto?» chiese con voce cupa. Non serviva nemmeno specificare che cosa.
«Come ha fatto. Han Jisung, è ricoverato nella stanza 217.»
Minho recuperò tutte le forze che aveva e si alzò in piedi, dirigendosi verso la stanza del ragazzo come un turbine. La stanza 217 era tre più avanti la sua; si bloccò sulla porta di questa in attesa che il ragazzo lo riconoscesse. Nayun lo chiamava ma Minho non aveva intenzione di fermarsi.
Il biondino era semi seduto sul suo letto, con accanto un ragazzo con cui chiacchierava. Questo si ammutolì e indicò la porta. Anche il biondo si voltò e, quando incrociò lo sguardo di Minho, sorrise.
«Ti sei svegliato» disse, contento.
Minho si precipitò su di lui e gli strinse le mani al collo, mentre Nayun cercava di tirarlo indietro.
«Tu» disse con voce bassa come un ringhio mentre continuava a stringere.
Jisung si ritrovò presto senza fiato, con le dita del ragazzo che gli schiacciavano la trachea. Diede dei colpi alle braccia e ai polsi di Minho per cercare di liberarsi ma fu tutto inutile.
«Non dovevi permetterti» continuò a inveire il moro.
Seungmin agilmente prese il telecomando premette il bottone di aiuto più e più volte, per poi lanciarsi verso lo sconosciuto e cercare di strapparlo via dal suo amico. Nel giro di pochi secondi arrivarono delle infermiere ma Minho era come una belva, non sembrava nemmeno un essere umano.
«Non dovevi permetterti!» gridò prima che riuscissero a staccarlo da Jisung. Il poveretto tossiva in maniera compulsiva cercando di recuperare aria, il viso rosso dalla fatica.
Nayun si mise davanti a Minho e gli prese il viso tra le mani, obbligandolo a guardarla. La ragazza vide gli occhi del fratello pieni di lacrime e subito sentì qualcosa ingarbugliarsi nel suo stomaco.
«Minho, sono io» disse con voce calma. Era l'unico modo in cui si riusciva a placare il tormento nella mente del fratello.
«Andiamo via.»
Il ragazzo parve darle ascolto. Si scrollò di dosso le mani delle infermiere e uscì dalla stanza, Nayun al seguito. I suoi passi quasi non si sentivano mentre correva scalzo verso le scale di emergenza.
***
Jisung tossì molto e si impegnò a prendere dei respiri profondi per riprendersi dal tentato omicidio appena avvenuto. La gola gli bruciava terribilmente. Seungmin gli aveva portato una bottiglietta di acqua dal bar dell'ospedale, lasciando un infermiere di guardia per non rischiare un nuovo tentativo di strangolamento.
«Dio, quello è proprio fuori» commentò, a metà tra un pensiero e una affermazione, mentre si sedeva sulla poltroncina della stanza. Jisung prese un sorso di acqua ma non disse niente. Rimase qualche minuto a fissare il vuoto con la gola che gli bruciava.
Perché aveva provato a uccidersi? Quella era la vera domanda di Jisung. E soprattutto, era davvero così grave che Jisung lo avesse salvato?
***
Nayun e Minho stavano seduti sul tetto dell'ospedale, riparati dal vento grazie al cubicolo dove terminavano le scale. Erano passate ore e ormai era notte, si vedevano molto bene le stelle. Il ragazzo si era sfogato in un pianto, lungo e silenzioso. Deve soffrire molto pensò Nayun, sentendosi amareggiata a sua volta. Amava suo fratello e non sopportava di vederlo così, anche se credeva di avere parte della colpa. Erano rimasti parecchio in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri tormentati. Nayun si strinse nel giubbotto e guardò il fratello con la coda dell'occhio.
«Ho paura che tu possa riprovarci» disse finalmente la ragazza. Minho sospirò.
«Hai letto la lettera?»
Prima di andare alla spiaggia, aveva lasciato una lettera scritta a mano sul tavolo della cucina, in modo che la sorella la trovasse appena rientrata da scuola. Erano due pagine dove c'era scritto tutto in modo esaustivo.
«Sì.»
«E sai anche che sono uno di parola» continuò lui.
Aveva scritto chiaramente che, se avesse fallito, non ci avrebbe riprovato. Aveva spiegato anche il perché e lo aveva fatto in modo molto chiaro, ma la ragazza non si sentiva tranquilla.
«E' vero, ma sono comunque preoccupata per te. E mi sento in colpa» cominciò a dire, ma lui subito la fermò.
«Non devi» disse bruscamente. Nayun non disse più niente. Si limitò a guardare il fratello sotto la luce della luna.
«...»

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twisted | minsung
Fanfiction[in lenta revisione] Ispirazione libera dai video di Corbyn, Bloo e Ash Island. Ogni personaggio, luogo, evento, organizzazione descritti in questa storia sono inventati. TW: scene cruente, suicidio, omicidio. Non leggere se sensibili. 14 aprile 202...