XXVII - discesa

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Chan ricevette il messaggio di Changbin. Ora.

Era diretto all'ospizio, ma cambiò subito strada e si diresse verso il palazzo di Changmin il più velocemente possibile. Pensò di prendere un taxi ma per le strade c'era molto traffico; era un po' insolito visto che era domenica ed era l'ora di pranzo. Le macchine in colonna strombazzavano irritate mentre Chan correva sul marciapiede sorpassandole.

Arrivò davanti al palazzo pochi minuti dopo, con il fiatone. Riuscì a intercettare Changmin appena uscito dall'ascensore.

«Buongiorno!» improvvisò, avvicinandosi. L'uomo lo guardò con disprezzo e irritazione, dato che lo stava facendo ritardare.

«Ciao, Chan.»

Changmin non lo degnò di uno sguardo in più e si diresse alla macchina, ma Chan gli bloccò il passaggio verso la porta.

«Mio padre mi ha mandato a porgerle i suoi saluti» mentì, cercando di sorridere in modo convincente.

L'uomo alzò un sopracciglio e scartò di lato per sorpassare il bamboccio impertinente.

«Ricambia.»

Chan si appoggiò allo stipite della porta con disinvoltura, per impedirgli di passare, anche se era super teso in quel momento. Si sforzava di sorridere ma in realtà non sapeva cosa fare; cercò di pensare ma non ebbe grandi risultati. Legare il signor Shim e i suoi scagnozzi era una opzione ma dubitava di avere abbastanza energie per batterli tutti.

«Dove sta andando di bello?» chiese.

Changmin non sapeva se mettersi a ridere o cosa. «Non ti interessa.»

«Beh, in realtà sono in ritardo per il lavoro. Forse potrebbe essere così gentile da darmi un passaggio?»

L'uomo non cedette. «Non mi interessa se sei in ritardo. Pensi che io sia un taxi?»

«No, no, assolutamente. Ma se non vado al lavoro, non guadagnerò i soldi sufficienti a pagarla, signore.»

Changmin stava cominciando ad irritarsi sul serio. «Non mi importa, troverai un altro lavoro. Adesso spostati.»

Accostata a lato della strada c'era la macchina del signor Shim, con l'autista già pronto ad aprirgli la portiera. Changmin provò a scansare il ragazzo ma Chan non si lasciò spostare. 

Scosse la testa, determinato. «Mi dispiace ma non posso permetterle di partire.»

Ora l'uomo rise davvero. «E chi saresti tu per impedirmelo? Jinwoo, Myungjun» disse, poi due delle sue guardie si fecero avanti e presero Chan per le braccia, trascinandolo via. Il ragazzo si divincolò dalla stretta e diede una spinta piuttosto forte a uno dei due, che cadde a terra. Changmin non si curò del fatto che una delle sue guardie fosse così debole, ma lanciò lei un'occhiata tale come se la storia non fosse finita lì. Il signor Shim arrivò alla macchina e salì; l'altro, che stava ancora tenendo Chan, cercò di immobilizzare il ragazzo ma questo lo spinse addosso all'auto. Chan si dimenava come un matto, cercando di prendere tempo; con i due semi-sdraiati sul cofano, l'autista non poteva partire fino a che non si fossero scansati. Myungjun tirò un pugno a Chan, che lo schivò e gli piantò un gomito dritto nello sterno. Avevano appena cominciato ma il ragazzo era già stanco. Mentre cercava di parare i colpi, doveva anche pensare a come fermare la macchina del signor Shim in un modo un po' più efficace. Pensa pensa pensa si ripeté.

Spinse il gigante più forte addosso macchina e cercò di liberare il polso dalla sua stretta, ma si distrasse un attimo e quello lo buttò a terra sul marciapiede. L'autista ne approfittò per partire e lasciare i due indietro. Chan vide la macchina scivolare via così velocemente come tutte le sue speranze. Myungjun provò a tirargli un pugno ma Chan rotolò sull'asfalto schivandolo.

twisted | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora