XXII - stallo, il ponte

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Minho andò a prendere Jisung a casa. Gli aveva chiesto se avesse potuto passare qualche giorno da lui, mentre i suoi erano in circolazione, per tenerlo tranquillo. Jisung aveva subito accettato.

Parcheggiò davanti al cancello, ma Jisung non era ancora sceso. Di solito lo aspettava già fuori. Minho aspettò cinque minuti ma del biondo nemmeno l'ombra. Gli telefonò, spazientito, mentre cominciavano a cadere delle gocce di pioggia.

«Scendo subito!» disse trafelato Jisung, prima di chiudere la telefonata. Minho bloccò il telefono e lo buttò sul sedile, per evitare di frantumarlo a terra. Era già nervoso per un mezzo litigio che aveva avuto con Nayun, anche Jisung non ci voleva.

Dopo altri cinque minuti Jisung scese, portando con sé due zaini e uno sconosciuto. Il moro si allungò verso il sedile del passeggero per vedere chi era, cercando di capirlo dalle figure rese distorte dalla pioggia sul finestrino. Jisung aprì la portiera e salutò l'altro ragazzo.

«Ciao, a domani!» disse sorridendo, per poi entrare in macchina. L'altro tizio lo salutò felice e si avviò per la strada sotto ad un ombrello.

Jisung buttò nei sedili posteriori i due zaini, sporgendosi poi per baciare Minho. Non si vedevano da due giorni e gli era mancato un po'.

«Chi era quello?» chiese, e il biondo sembrò avere un flashback.

«E' Brian, quello dell'altra volta. Mi sta aiutando a studiare inglese per l'esame.»

Minho mise in moto e partì, senza commentare. Strinse forte il volante, tanto che le nocche diventarono bianche. Anche il biondo si accorse del suo cambio di umore.

«Che ti succede?» chiese piano.

«Sono stressato. Già ci sono i miei genitori in mezzo, non voglio che si intrometta anche quello.»

Jisung gli prese la mano per rassicurarlo mentre parlava, ma Minho la sfilò quasi subito, lasciando una sensazione dolce-amara al biondo.

«E' solo un amico che mi da una mano. Non fai tutte queste storie con Seungmin...»

Minho rise, ma era una risata fredda e ironica. «Seungmin non ha assolutamente speranze di vincere contro di me» ma quello invece mi preoccupa avrebbe voluto aggiungere, ma gli mancò la voce. Brian era più grande di lui, bello, simpatico e con quell'aria cosmopolita di chi viene da un'altra nazione. Era una minaccia.

«Anche Brian non ha speranze. Lo sai che per me ci sei solo tu» disse Jisung, arrossendo un po'. Era strano ammetterlo ad alta voce, proprio davanti al moro. Minho sembrò comunque rasserenato: la ruga che aveva in mezzo alle sopracciglia quando era crucciato era sparita.

***

Minho sembrava un po' irritato dalla presenza di Brian nella vita di Jisung, perciò per la lezione dopo Jisung decise di fermarsi nella biblioteca dell'università. Portarlo a casa Lee non era una grande idea.

Stavano ripassando gli argomenti della lezione precedente, prima di proseguire con altro.

«This is how they finished the problem» disse Jisung, concludendo il riassunto di un testo.

«Solved! No finished, dimenticalo» rise Brian.

Jisung sospirò, già stanco. «E' difficile ricordarsi tutto» sbuffò.

«Ogni volta che sbagli, punizione. Va bene? Così tu ricordi le cose.»

«Non è giusto però» borbottò il biondo, incrociando le braccia. «Anche tu devi avere delle penitenze. Tipo portarmi il caffè a fine lezione» azzardò, e l'espressione sul volto di Brian si congelò in formato "loading" per qualche secondo prima di reagire. Lo faceva spesso e a Jisung veniva da ridere ogni volta.

twisted | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora