XXIX - indizi

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Jisung sbatté le palpebre più volte prima di svegliarsi bene dalla dormita. Gli faceva male il collo per la posizione in cui aveva dormito e aveva le mani fredde per il poco sangue che arrivava. Cercò di stiracchiarsi ma non ci riuscì: era bloccato. Era seduto su una sedia di legno come quelle degli insegnanti nelle scuole, con le mani legate ai braccioli con delle corde. Si ricordò di Changbin che lo raggiungeva a casa e che gli diceva di scappare, poi il cliente dei signori Lee alla porta. Poi più nulla. 

Si guardò in giro: in effetti sembrava essere in una scuola. Era abbandonata, pensò, perché l'edera entrava dalle finestre, i muri erano imbrattati di graffiti e i banchi sembravano dell'età della prima guerra punica. La luce naturale del sole entrava dalle finestre rotte nonostante il cielo fosse nuvoloso.

Su una sedia un po' più in là, Changbin era ancora addormentato. O tramortito, dipende dai punti di vista. Jisung aspettò un po' prima di svegliarlo. 

Changbin si era comportato in modo strano da quando erano tornati dalla gita in montagna. Prima era scomparso nel nulla, poi lo aveva rivisto di fronte alla palestra, dicendogli che era meglio se per un po' non si vedevano. Di nuovo il nulla fino a quando non si erano visti alla cena con i signori Lee, nel bagno del ristorante. Jisung aveva capito molto poco, ma a quanto pareva il signor Shim era il suo capo. Non era stato lui stesso a dirgli che era un criminale? Voleva dire che lo era anche Changbin? Gli venne in mente il loro primo incontro, alla fermata dell'autobus.

«Ti ho visto qualche volta qua all'università, frequenti la mia facoltà?»

«No, faccio architettura al secondo anno. Sono Seo Changbin comunque» disse il ragazzo con lo zaino, porgendogli la mano. Il biondo la strinse.

«Han Jisung.»

I due si trovavano davanti all'università, la sede di quasi tutti i dipartimenti. Come faceva Changbin a sapere che lui non faceva la sua stessa facoltà ma una diversa?

La sua amicizia era stata tutta una farsa? Era stato mandato da Changmin a controllarlo? Per quale motivo, non lo sapeva. Ma a quanto pareva loro sapevano molte cose su di lui. Se Changbin stava dalla parte dei "cattivi", perché era andato a casa sua per cercare di farlo scappare? Anche lui era legato ad una sedia in quel momento.

Chan aveva avuto ragione per tutto quel tempo? Tutte le volte che gli aveva detto di allontanare Changbin, di non fidarsi di lui... Anche Chan era in mezzo a tutto quel casino? Se lo era, perché non era lì con loro due?

Jisung aveva un milione di domande in testa. Dopo tutti quei mesi stava unendo i puntini, tutti gli indizi che, volenti o no, i suoi "amici" gli avevano lasciato come briciole di pane. Non si udiva nessun rumore tranne quelli della natura che li circondava fuori da quella scuola abbandonata.

«Ehi, Changbin» disse sottovoce, ma l'altro non lo sentì.

«Psst» continuò, ma ancora niente.

Jisung prese tutte le forze che aveva in corpo e fece un saltino più vicino all'amico, trascinandosi dietro la sedia. Allungò una gamba e lo toccò con il piede, insistentemente, finché Changbin non si svegliò.

Il moro lo guardò con uno sguardo assonnato un po' confuso. Poi si guardò in giro e tentò di stiracchiarsi, non riuscendoci.

«Oh» disse, realizzando di essere legato. Jisung strinse le labbra.

«Credo che tu abbia qualcosa da spiegarmi» replicò Jisung serio.

Changbin prese un respiro profondo prima di raccontargli tutto. Aveva passato cinque mesi tenendosi dentro quel peso e ora gli stava dicendo tutto. Da come Changmin avesse ucciso i suoi genitori, di come avesse detto a Changbin di controllarlo. Ammise di essere diventato suo amico solo per convenienza, ma che poi le cose erano cambiate. Disse di come aveva sfruttato le informazioni che Jisung gli dava per mandare alcuni dei suoi "colleghi" a mettergli sottosopra la casa, di come lo avesse spinto a trasferirsi nell'appartamento di sua zia per tenerlo d'occhio meglio. Gli raccontò di come Changmin lo avesse obbligato a trovare le prove del padre di Han nella casa in montagna, di come volesse farlo fuori in quel momento allo stesso modo dei genitori. Lì aveva iniziato la sua "conversione". Non lo aveva fatto e, per punizione, Changmin aveva ucciso sua zia. L'unica che in tutta quella storia non centrava nulla.

twisted | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora