Chan arrivò al palazzo di Shim Changmin in perfetto orario, come ogni volta. Farlo arrabbiare era l'ultima cosa che voleva.
Il ragazzo passò i controlli all'ingresso e si diresse all'ultimo piano del palazzo. Tutto il complesso era di proprietà di Changmin ma lui non aveva idea cosa facesse nei restanti sei piani.
Chan aspettò fuori dall'ufficio con il cuore che gli usciva dal petto a ogni battito. Oggi avrebbe dovuto fare una richiesta al capo e c'erano due finali possibili: la remota speranza che accogliesse la sua domanda e un funerale due giorni dopo, sempre che avessero ritrovato il corpo.
Changmin era il capo di una gang piuttosto potente della zona a cui il padre di Chan aveva chiesto un prestito. Il signor Bang aveva buttato tutti i soldi nell'alcol e nel gioco d'azzardo, trovandosi presto senza più nulla e a chiedere la carità in giro. Changmin gli aveva concesso una montagna di denaro che però adesso Chan, finalmente maggiorenne e con un lavoro, avrebbe dovuto pagare. Con gli interessi. E probabilmente per il resto della sua vita.
Il ragazzo deglutì mentre dall'ufficio di Changmin uscivano delle voci. La porta non era stata chiusa bene e perciò tutto trapelava fino alle orecchie di Chan; era arrivato da poco perciò non sapeva di cosa stessero parlando. Meglio così.
«Il prossimo passo è il figlio» stava dicendo il capo - Chan aveva riconosciuto la voce - a due dei suoi sottoposti.
«Andate a casa sua e mettete tutto sottosopra, come un furto. Giusto per fargli prendere un po' di paura. Chiedete l'indirizzo a Changbin» concluse. Uno dei due aprì la porta verso la fine della frase, facendola cigolare. Chan non capì bene il nome.
«Poi ci penserò su.»
Uscirono, lasciando da solo Changmin, che si affacciò dalla porta dell'ufficio. Quando vide il ragazzo gli rivolse un sorriso tanto largo quanto finto.
«Bang Chan, sei puntuale come sempre» disse. Il ragazzo lo guardò.
Quell'uomo era sempre impeccabile nonostante tutto il sangue che aveva sulle sue mani. Aveva i capelli perfettamente pettinati, sul viso nemmeno una cicatrice e indossava un completo blu da uomo d'affari.
«Accomodati» disse, dopo che Chan si fu inchinato. Anche i due scimmioni di prima rientrarono nell'ufficio. Sembravano la scorta personale del boss, anche se Chan era abbastanza innocuo di fronte a lui.
Rimase in piedi tutto il tempo mentre l'uomo stava tranquillo sulla sua poltrona. Chan appoggiò sul tavolo la busta con i soldi di quel mese e lui contò le banconote, controllando che non fossero soldi falsi. Dopo pochi minuti gli disse che poteva andare.
«Mi perdoni la maleducazione ma volevo chiederle una cosa» disse Chan con lo sguardo basso. Non si azzardava a mancare di rispetto a Changmin, anche se avrebbe voluto ammazzarlo. L'uomo lo guardò gelido.
«Dimmi.»
«Io...» annaspò, non sapendo dove cominciare. «Volevo chiederle se per questo mese potevo saltare la rata, o almeno abbassarla. Cioè intendo che i soldi li avrà tutti comunque, solo con un po' di ritardo.»
Disse una parola dietro l'altra, velocemente, in preda all'agitazione. Era davvero disperato. Se Changmin non gli avesse concesso il favore non sarebbe riuscito a pagare l'affitto del piccolo appartamento dove viveva con il padre.
L'uomo non disse niente. Tamburellò le dita sul tavolo distrattamente, mentre vedeva Chan ma non lo guardava. Il ragazzo si inginocchiò a terra, con lo sguardo basso.
«La prego» lo supplicò.
Changmin rimase in silenzio per qualche minuto, e così il ragazzo. Anche i due scagnozzi non dicevano nulla. Quei due minuti furono lunghissimi.
«Credi che io sia un ente benefico?» esordì l'uomo. Chan non sapeva cosa rispondere. Qualcosa di sbagliato e si sarebbe scavato la fossa. Aveva già la pala in mano.
«Sai quanti soldi ho dato a tuo padre? E' già un vigliacco che faccia pagare il debito a suo figlio. Come puoi chiedermi di abbassare la tariffa?» La sua voce era calma ma il tono sembrava affilato come un coltello.
«No signore è s-solo che altrimenti non r-riesco a pagare l'affitto e abbiamo già un paio di mesi arretrati e-e io...» tentò di giustificarsi Chan.
«Credi che mi importi qualcosa se tu o tuo padre finite in mezzo alla strada?»
E fu in quel momento che Chan capì di aver rovinato tutto. Il destino aveva scelto per lui la via del funerale.
Bastava davvero poco per far perdere la pazienza a Changmin. Le voci di corridoio dicevano che avesse rapito la moglie di uno dei suoi solo perché questi non voleva eseguire uno dei suoi ordini e non era finita bene. Per entrambi. Chan pregava tutti gli Dei che conosceva per non morire quel giorno.
Changmin fece un cenno ai due uomini alla porta. «Risparmiategli la testa. Ha un bel faccino» disse.
Il primo colpo fu quello più duro. Sentì un calcio colpirgli il fianco: rimase senza fiato e si accasciò a terra, tenendosi la pancia. I due scimmioni non ebbero pietà di lui, ma anzi lo trattarono come un sacco da boxe. L'apice fu quando uno dei due lo colpì al ginocchio, facendo sentire uno schiocco secco. Il dolore del colpo salì come un fulmine attraverso la spina dorsale, facendo venire voglia al ragazzo di gridare.
Così come aveva iniziato, Changmin fece smettere i due semplicemente con un gesto. Al ragazzo veniva da piangere, ma si alzò in piedi ugualmente.
«Lavora più duramente ragazzo. Ci vediamo tra un mese con tutti i soldi.»
Chan si inchinò a fatica e uscì sulle proprie gambe, anche se malferme.
Si avviò verso l'ascensore zoppicando, il ginocchio gli doleva a ogni passo. Vide un ragazzo più o meno della sua età uscire dalla cabina dell'ascensore: era vestito di nero, con un cappellino dello stesso colore e i capelli scuri. Non riusciva a vederne gli occhi ma il mento era abbastanza pronunciato.
Aveva un'aria familiare, ma Chan non sapeva dove lo aveva già visto. Era sicuro che non fosse un volto nuovo.
***
Chan prese un respiro profondo. Si era chiuso a chiave dentro il bagno perché suo padre stava avendo l'ennesima crisi e lui non voleva subire. Non di nuovo.
Era seduto sul bordo della vasca con un pacco di fagiolini surgelati sul ginocchio. Telefonò al suo capo, il proprietario di un ristorante molto esclusivo, per dare forfait.
«Cosa vuol dire che non vieni?!» gli strillò quello all'orecchio.
«Sono caduto dalle scale e ho battuto il ginocchio. E' gonfio e mi fa malissimo, non riesco nemmeno a muoverlo.» Non riusciva a camminare e per far il cameriere, beh, diciamo che era fondamentale.
In sottofondo si sentì un urlo e poi un rumore di vetri infranti. Chan trasalì.
«Sei fortunato perché da oggi abbiamo un ragazzo che vuole imparare il mestiere. Fa tirocinio, un mucchio di ore per pochi soldi» disse con voce ferma l'uomo.
Sentì i passi pesanti del padre trascinarsi fino al corridoio e il ragazzo poté sentirli benissimo mentre passava di fronte al bagno e poi oltre.
«Quindi oggi posso rimanere a casa?»
«Sì, ma ti verrà detratto dalle ferie.»
Chan guardò il ginocchio gonfio sotto i fagiolini. Era il doppio dell'altro. Non credeva che fosse rotto ma gli venivano le lacrime agli occhi ogni volta che lo sforzava.
«...»
Premetto che il nome originale di questo capitolo è "dolore, i fagiolini".
Ebbene questo è ciò che nasconde Chan: un padre alcolizzato e un mucchio di debiti da ripagare. Dì la verità, ti aspettavi che fosse uno dei cattivi.
Abbiamo sorpassato le duecento letture e non potrei essere più contenta, ilysm
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twisted | minsung
Fanfiction[in lenta revisione] Ispirazione libera dai video di Corbyn, Bloo e Ash Island. Ogni personaggio, luogo, evento, organizzazione descritti in questa storia sono inventati. TW: scene cruente, suicidio, omicidio. Non leggere se sensibili. 14 aprile 202...