Jisung uscì dalla palestra, ancora accaldato dall'allenamento. Spostò i capelli sudati appiccicati alla fronte per riuscire a vedere il cielo: era nero, carico di pioggia e piuttosto minaccioso. Non sarebbe arrivato a casa in tempo prima della tempesta, ne era sicuro.
Iniziò a camminare sul marciapiede con il borsone in spalla, cercando di accelerare il passo nonostante il leggero zoppichio. Seungmin aveva provato a rubargli il pallone finendo l'azione con una scivolata, ma invece lo aveva colpito alla caviglia. Il rumore dei tacchetti sulle sua ossa era stato molto chiaro.
Il ragazzo arrivò ad un bivio dove entrambe le strade lo avrebbero portato a destinazione. Una era più lunga ma offriva un riparo sotto le tende dei negozi, mentre l'altra era più breve ma totalmente allo scoperto. Con quel freddo e con quel tempo, avrebbe avuto il lungomare libero.
Camminò tranquillo sulle piastrelle un po' sbeccate del marciapiede, canticchiando una canzone a mezza voce. Stava pensando a come avrebbe avuto la rivincita su Seungmin al prossimo allenamento quando vide un guizzo con la coda dell'occhio. Si fermò a guardare, sperando che il meteo reggesse ancora un po'.
La camicia bianca dell'uomo risplendeva nell'oscurità di quel giorno. Lo vide alzarsi, rivelando numerose bottiglie verdi e vuote accanto a lui. Come si fa a essere ubriachi così presto? si chiese, guardando l'orologio. Erano solo le quattro di pomeriggio, non era neanche buio.
L'uomo con la camicia bianca si voltò, rivelandosi molto più giovane del previsto. Vide le sue labbra muoversi ma non udì le sue parole, portate via dal vento freddo. Sta parlando con le bottiglie? si chiese di nuovo Jisung, un po' sorpreso. Il ragazzo non si era mai ubriacato, perciò ogni volta si sorprendeva degli effetti che poteva avere l'alcol sulle persone.
Poi il ragazzo con la camicia bianca si voltò, un po' barcollando, e cominciò a entrare in acqua. Jisung guardò di nuovo il cielo e un fulmine illuminò tutto, seguito poi da un tuono fortissimo. Questo non fermò il ragazzo con la camicia bianca, anzi, lo spronò a continuare.
«Ma cosa fa?» disse a mezza voce. Così il ragazzo sarebbe morto di certo. L'acqua era di sicuro ghiacciata e lui era ubriaco; se Jisung non lo avesse aiutato, sarebbe stato spacciato.
Il suo corpo si mise in movimento prima ancora di pensarci. Scese le scale che collegavano il marciapiede alla spiaggia, per poi correre verso le bottiglie che il ragazzo aveva lasciato.
«Ehi, fermati!» urlò, ma quello non lo sentì nemmeno. Proseguì la sua avanzata, ormai Jisung riusciva a vederne solo la testa.
Buttò il borsone a terra, si tolse il giubbotto e le scarpe senza mai staccare gli occhi dal pazzo. Si tolse anche la felpa, rimanendo solo con una t-shirt e i pantaloni della tuta. Poi il ragazzo si immerse completamente, in un battito di ciglia.
«No!» esclamò Jisung, correndo in acqua. L'impatto fu terribile: era molto più fredda di quello che aveva immaginato e subito gli si rizzarono i peli di tutto il corpo. Nuotò fino al punto dove aveva visto scomparire il ragazzo. Non lo aveva visto riemergere, il che fece battere il cuore di Jisung più forte dall'angoscia. Prese un respiro profondo e si immerse. Vide la camicia bianca, l'unica che risplendeva in quell'oscurità, affondare a poco a poco qualche metro più in là. Jisung diede un colpo di reni in avanti e riuscì ad afferrare la mano del ragazzo prima che fosse troppo tardi.
Sentiva i muscoli bruciargli per lo sforzo mentre trascinava il ragazzo verso la riva. Aveva tutto il corpo in tensione, soprattutto per il freddo. Se riuscissi solo ad arrivare alla spiaggia pensava, cercando di nuotare il più velocemente possibile. Aveva il fiatone ma era così vicino, sempre più vicino... Mancavano pochi metri quando finalmente riuscì a toccare con i piedi la sabbia. Trascinò il ragazzo sul bagnasciuga e crollò in ginocchio accanto a lui, esausto. Se in acqua faceva freddo, fuori dall'acqua e tutto bagnato Jisung stava letteralmente morendo di freddo. Provò a sentire il respiro del ragazzo ma non sentì nulla, stessa cosa quando toccò con due dita la giugulare in cerca del battito.
«Merda!» disse arrabbiato. Strappò la camicia del ragazzo per avere pieno spazio sul suo petto: appoggiò le mani una sopra l'altra nel modo in cui gli avevano insegnato, e iniziò a esercitare il massaggio cardiaco. Sperò di ricordare bene la manovra.
«Aiuto!» urlò, sperando che qualcuno lo sentisse. «AIUTO!»
Il viso del ragazzo era rilassato, con i capelli appiccicati alla fronte e le labbra bluastre. Si chiese per una frazione di secondo cosa lo avesse portato ad un gesto simile.
Jisung chiuse le narici del ragazzo con le dita, poi si chinò su di lui e gli fece una respirazione bocca a bocca. Una, due, tre volte ma senza mai avere un riscontro positivo. Alzò lo sguardo e vide tre figure avvicinarsi a loro correndo.
«Chiamate un'ambulanza!» gridò loro. La ragazza aveva già il telefono all'orecchio.
Continuò il massaggio cardiaco fino a che i tre non furono arrivati. Uno dei due ragazzi, con i capelli corvini, scostò gentilmente Jisung dal corpo del ragazzo con la camicia.
«Ti aiuto io» disse, cominciando a premere sul petto del ragazzo come aveva fatto Jisung fino a un secondo prima.
Si sedette sulla sabbia poco distante con ancora tutti i sensi all'erta. Gli altri due della compagnia di avvicinarono e si inginocchiarono accanto a lui.
«I soccorsi saranno qua a momenti» disse la ragazza, che teneva una busta di carta tra le dita. C'era qualcosa scritto a mano ma il ragazzo non riuscì a leggere. Jisung tirò un sospiro.
«Grazie, grazie davvero. Se non ci fossi stato tu probabilmente saremmo arrivati troppo tardi» gli disse il ragazzo con i capelli rosso acceso con un lieve sorriso.
«Come ti chiami?» gli chiese, mentre lo aiutava a mettersi il giubbotto per ripararsi dal freddo.
«Han Jisung.» E lo stesso Han Jisung ora accusava tutti i segni della stanchezza.
Tenne duro, nonostante il forte tremore, fino a che non vide le luci blu dell'ambulanza. Aveva il fiatone e l'aria gelida gli congelò tutta la gola fino giù, ai polmoni. Immaginava che ogni alveolo fosse ricoperto di ghiaccio. I paramedici corsero a soccorrerli; si presero cura del ragazzo con la camicia per primo, dal momento che era incosciente.
Jisung tirò un sospiro di sollievo nel vedere che finalmente erano arrivati gli aiuti. Il freddo più gelido che avesse mai sopportato, le forti emozioni e la fatica di tre ore di allenamento unita a quella del nuotare e trascinare fuori il ragazzo dal mare, lo fecero sentire esausto. Si sentì sopraffatto e perse i sensi.
«...»
NB: quando non sai come far finire la scena ma hai studiato Dante e quindi è tutto apposto.
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twisted | minsung
Hayran Kurgu[in lenta revisione] Ispirazione libera dai video di Corbyn, Bloo e Ash Island. Ogni personaggio, luogo, evento, organizzazione descritti in questa storia sono inventati. TW: scene cruente, suicidio, omicidio. Non leggere se sensibili. 14 aprile 202...