XII - montagna, i fiori

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Si ritrovarono tutti davanti alla casa di Minho, dato che Hyunjin non poteva andare molto in giro allo scoperto senza essere assalito dai paparazzi. L'atrio del palazzo era pieno di valigie e si faceva fatica a passare. Chan e Minho avevano messo a disposizione le loro macchine per andare e tornare, in cambio dell'ospitalità di Jisung.

«Siamo tutti pronti?» chiese Felix, una volta che ebbero caricato i bagagli nelle macchine. Hyunjin da solo occupava un sacco di spazio.

«Sì. Tu vienimi dietro, Jisung mi farà da navigatore» disse Minho a Chan, sedendosi davanti al volante. Chan fece lo stesso, nonostante odiasse che Changbin fosse nel suo stesso abitacolo.

Jisung afferrò la maniglia della portiera del passeggero nello stesso momento in cui Hyunjin faceva lo stesso. I due si guardarono un momento, confusi.

«Devo fare da navigatore» disse Jisung, con un tono ovvio.

«Soffro di mal di macchina, devo stare davanti altrimenti mi viene la nausea» ribatté l'altro. Jisung si arrese subito: non voleva iniziare ad innervosirsi ancor prima di partire.

«Ok, va bene.» Salì dietro, accanto a Nayun e Felix, che parlottavano tra di loro come se nulla fosse. Hyunjin si mise gli occhiali da sole, poi passò il borsone con dentro Kkami a Jisung, piazzandoglielo sulle ginocchia.

«Mi raccomando, tienilo stretto o potrebbe cadere e farsi male» concluse.

***

Il viaggio durò un'ora abbondante. Felix e Nayun si addormentarono poco dopo la partenza, appoggiati l'uno all'altra. Jisung aveva notato che ultimamente i due sembravano più vicini e si chiese quanto tempo ci avrebbero messo a mettersi insieme.

Hyunjin continuava a parlare con Minho, escludendo totalmente dalla conversazione Jisung, che apriva bocca solo per dare indicazioni.

«Ti ricordi di quella volta che abbiamo costruito una tenda indiana nel tuo giardino?» chiacchierava allegramente Hyunjin.

Minho guardava la strada, rispondendo a monosillabi o con minuscole frasi. Tutto ciò che raccontava gli ricordava i suoi genitori e, spoiler, non era molto piacevole.

«Sì, dopo mi hanno messo in punizione» rispose.

«Oh, non lo sapevo. Beh ma è stato divertente.»

«Sicuro.»

Hyunjin sembrava non essere mai stanco di parlare. Jisung non lo ascoltava nemmeno e anche Minho tendeva a distrarsi facilmente. Entrambi avrebbero voluto dormire beatamente come Felix e Nayun.

Erano quasi arrivati quando attraversarono il ponte sul fiume, dove i genitori di Jisung erano morti anni prima. Lui non disse niente agli altri, si tenne il groppo in gola per sé. C'era una piccola lapide di marmo commemorativa nel punto in cui avevano sfondato la paratia.

«Possiamo fermarci a prendere dei fiori?» chiese senza tono, guardando la lapide allontanarsi.

«Certo, avvisa gli altri.»

Hyunjin si voltò verso di lui, che aveva ancora il cane sulle ginocchia. «Ma che carino, non serviva» disse facendo il finto modesto.

Jisung lo guardò con un sopracciglio alzato ma non disse nulla.

***

«Vi avviso che è da un po' che non ci vengo, perciò potrebbe essere un po' polveroso.»

Erano tutti scesi dalle macchine, con i bagagli in mano. L'aria era frizzante e il gruppo stava sulla veranda, in quello stato di eccitazione nervosa che si ha mentre si aspetta. La casa era interamente fatta di legno, a due piani, ed era molto più grande di quello che la compagnia si aspettasse. Jisung infilò la chiave nella serratura e la girò, aprendo poi la porta. Accese la luce e gli fu un coro di «Ooh» tra i ragazzi.

twisted | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora