Jisung arrivò al ponte, dove i lampioni si erano accesi da poco e sbadigliavano la loro luce sull'asfalto. Il ragazzo era immerso in quella nostalgia dolce-amara di quando si ricordano momenti felici trascorsi con persone con cui non si hanno più rapporti.
Camminò fino a metà del ponte, dove c'era una lastra di marmo bianco appesa alla ringhiera del ponte, giusto sotto la luce. C'erano due foto e delle scritte in ottone: la scritta "IN MEMORIAM" campeggiava sulle altre, cioè nome e cognome, data di nascita e di morte. Jisung assomigliava molto a sua madre nella foto, ma condivideva lo sguardo pungente che aveva il padre, vestito con l'alta uniforme della polizia.
Il biondo si inginocchiò a terra e appoggiò il mazzo di fiori sulla ringhiera. Guardò le foto dei suoi genitori: gli mancavano un sacco, alcuni giorni più di altri. Toccò le loro foto con le dita, con un piccolo sorriso sul volto. A volte avrebbe voluto che fossero ancora vivi per dirgli che erano fieri di lui, orgogliosi della vita che stava facendo.
Rimase lì un po', a guardarli. Che cosa aveva combinato, suo padre, per costargli la vita?
Jisung era convinto che non fosse stato un caso, il loro incidente. Qualcuno aveva tagliato i freni della loro macchina ed era davvero stata la fortuna a guidarli illesi fino al ponte. Stava piovendo, ma non era sufficiente per andare fuori strada così. Il biondo era convinto che qualcuno avesse fatto in modo di buttarli giù dal ponte. Forse qualche fuoristrada li aveva spinti apposta, non lo sapeva nemmeno lui.
Suo padre aveva acquistato un piccolo bauletto, la prima volta che erano stati in Giappone in vacanza. Era di quelli che si aprivano solo attraverso una serie di spostamenti di tessere, senza alcuna serratura. Jisung aveva provato ad aprirlo molte volte, senza successo, e suo padre lo prendeva un po' in giro per quello.
Nelle ultime settimane prima della sua morte, Jisung aveva visto suo padre aprire e chiudere quel bauletto molte volte. Lo aveva ritrovato in un angolo della soffitta e da allora ci metteva dentro un sacco di cose; nemmeno la mamma sapeva cosa ci fosse dentro. Con il tempo il ragazzo aveva cominciato a pensare che lì dentro ci fossero i motivi di quell'omicidio, ma aveva paura di aprirlo. Per prima cosa avrebbe dovuto capire come si apriva, ma aveva paura di farlo. Considerava quel bauletto come il vaso di Pandora e non sapeva cosa ne sarebbe uscito.
***
Quella notte Jisung non riuscì a dormire molto. Prese sonno molto tardi e dopo appena due ore si svegliò di soprassalto, in preda a un incubo. Aveva sognato l'incidente dei suoi genitori come se fosse stato anche lui dentro la macchina: aveva sentito un forte rumore mentre l'auto sfondava la ringhiera, si era sentito senza peso per un momento mentre precipitavano, prima si schiantarsi sulle rocce. Era stato orribile.
Aveva la bocca secca, perciò decise di scendere a prendere un po' d'acqua. I suoi compagni di stanza dormivano beatamente, compreso Hyunjin che russava leggermente abbracciato a qualcosa che assomigliava terribilmente a Kkami. Se quel povero animale avesse potuto parlare...
Jisung dormiva tra Changbin e Seungmin nel letto matrimoniale, perciò fece attenzione mentre si toglieva le coperte di dosso e tentava si uscire dal letto senza svegliarli. Si muoveva a rallentatore, ma quando fu a un passo dalla libertà calciò Seungmin per sbaglio. Jisung chiuse gli occhi e si immobilizzò, sperando che l'amico non si fosse svegliato. Il ragazzo non si mosse nemmeno.
Il biondo scese al piano terra. Tutte le luci erano spente e l'ambiente veniva illuminato dalla bagliore rosso-arancio del camino. Minho era seduto sul tappeto di fronte al fuoco, che aveva acceso da poco.
«Sei ancora sveglio?» gli chiese Jisung, andando verso la cucina.
«Non riuscivo a dormire.»
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twisted | minsung
أدب الهواة[in lenta revisione] Ispirazione libera dai video di Corbyn, Bloo e Ash Island. Ogni personaggio, luogo, evento, organizzazione descritti in questa storia sono inventati. TW: scene cruente, suicidio, omicidio. Non leggere se sensibili. 14 aprile 202...