Capitolo 14: Con me non funziona

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POV'S TOBIAS

L'aria di fine lezioni si respira nitida nella mensa. Il via vai di studenti per i corridoi di solito pieni, è nettamente diminuito, probabilmente perché la maggior parte di loro, starà ancora dormendo. Ammetto che anche io sarei rimasto a letto più che volentieri, ma uno scocciatore troppo entusiasta, ha deciso di svegliarmi e di farmi unire a questa stupida comitiva. Ed ecco che mi ritrovo seduto in un tavolo a sentire le loro futili chiacchiere, mentre sorseggio il mio tè caldo.

"Ragazzino non parlare troppo, che fai venire mal di testa." Arresto di colpo il cucchiaino con cui mescolavo il liquido nella mia tazza, per poi indirizzare lo sguardo verso la fonte di quella voce fastidiosa. Mantengo un'espressione annoiata e gli sorrido falsamente, prima di tornare ad ignorarlo.

"Non sei un tipo che parla molto, vero?" Sta volta è Win a parlare. Notando gli altri fissarmi, annuisco, sapendo interiormente, quanta poco veritiera sia questa risposta. Il ricordo di me bambino, mentre giocavo con i miei amici e tutti i racconti che facevo con mia madre, minaccia di riaffiorare in questo momento, ma cerco di scacciarlo. Sento lo sguardo di Jung addosso, intento a studiarmi.

"Non credo sia così." Strabuzzo gli occhi e alzo il viso di scatto verso di lui. Mi chiedo come abbia fatto a capirlo. Alex si schiarisce la voce e decide di cambiare argomento, capendo il disagio creatosi.

"Penso dovremmo iniziare ad andare, altrimenti perdiamo il bus." Dice il mio amico, facendomi alzare.

"Perché il bus? Ho l'auto, potete venire con me." Propone Win.

"Tarn viene con me in moto e voi due potete andare in macchina. È più comoda e facciamo prima." Dice Ben, scambiandosi un'occhiata complice con l'altro. Senza darci il tempo di rispondere, Win trascina Alex nell'auto, facendo segno a me e a Jung di seguirlo.

"Ragazzino, con me non funziona." Mi sussurra l'idiota, senza farsi sentire dagli altri due. Un brivido mi attraversa a causa della suo fiato sul mio orecchio.

"Non capisco." Rispondo piano a mia volta, continuando a guardare fuori dal finestrino.

"Puoi fingere con tutti, ma con me non funziona." Un altro brivido, ma sta volta è per la frase appena pronunciata.

"Non ti illudere idiota, ricorda che non mi conosci." Sibilo a denti stretti.

"Forse non lo sai nemmeno tu chi sei." Mi dice di rimando, ma decido di rimanere in silenzio, non facendo neanche iniziare quella conversazione così fuori luogo sia per il momento sia perché lui è l'ultima persona con cui vorrei parlarne.

Arriviamo lungo la via centrale e iniziamo a passeggiare, guardando le varie vetrine alla ricerca di qualcosa che possa catturare la nostra attenzione.

"Voi cosa dovete prendere?" Chiede Tarn a Ben, che inizia a tossire nervoso. Capisco che sta cercando una scusa e arrivo alla conclusione sul perché siamo qui, tutti insieme. Decido di aiutarlo perché mi dispiace vederlo così in difficoltà.

"Probabilmente gli servono dei costumi, come a noi." Vedo che mi ringrazia con lo sguardo, mentre conferma quanto detto. Tarn sembra convincersi delle mie parole e proseguiamo. Il disagio iniziale sembra essersi affievolito, lasciando il posto ad un'atmosfera decisamente più rilassante e anche se mi costa ammetterlo, divertente.

"Oh eccolo, entriamo qui." Urla Alex, portandomi con se dentro il negozio. Un commesso, probabilmente poco più grande di noi, ci accoglie fin troppo calorosamente, lasciando un'occhiata lasciva ad Alex. Ma se quest'ultimo non ha notato nulla, un'altra persona, invece, sembra aver visto tutto. Ecco spiegato perché Win si ritrova a stringere i pugni, tentando di trattenersi. Ghigno di nascosto.

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