Capitolo 15: Arrivo a Pattaya

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"Continua a non svegliarsi Tarn."

"Cazzo, è già tardi, ci farà perdere il bus."

"Ma come fa a dormire così profondamente?"

Sento delle voci ovattate che mi infastidiscono, così mi porto il cuscino sopra la testa. Ma un gesto violento me lo scosta bruscamente.

"Eh no, vedi di alzarti Tobias che è tardissimo."

Mi metto le mani alle orecchie, cercando di non sentire nulla.

"Ci penso io Tarn."

Per alcuni secondi sento silenzio e convinto che avessero smesso, mi rilasso.

"Si Mark, Tobias è qua. Entra."

Al sentire quel nome, mi alzo di scatto lanciando un urlo, osservandomi attorno. Poi guardo i miei due amici, che mi stanno fissando a loro volta con occhi spalancati, prima di scoppiare a ridere.

"Alex sei un genio." Continua Tarn, sfottendo la mia faccia.

"Ah ah ah divertente. Non potevate svegliarmi normalmente?"

Mi alzo e bevo un bicchiere d'acqua.

"Tobias, ma che cavolo fai? Muoviti, che tra un quarto d'ora dobbiamo essere di sotto con tutti gli altri."

Guardo l'orario incredulo, prima di imprecare ed iniziare una corsa contro il tempo per prepararmi.

Indosso dei bermuda bianchi, una camicia blu a fantasie floreali, con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un paio di sneakers anch'esse bianche. Arriviamo per ultimi ovviamente e mi sento tremendamente in colpa.

Quando si dice cominciare con il piede giusto.

"Ragazzi appena in tempo. Ma che stavate facendo?" Chiede Win, mentre ci aiutava a sistemare le valigie nel porta bagagli del pullman.

"Una lunga storia." Taglia corto Tarn. Saliamo a bordo sul pullman ed ognuno prende posto. Il mio per sfortuna è dietro quello di Jung, seduto vicino alla gallina Perla e con il suo solito ghigno, mi fa un occhiolino.

Alex si siede vicino a me, mentre Tarn è con quel suo amico. Ben non sembra molto felice della situazione, a giudicare dalle occhiate storte che gli lancia. Win, accanto a lui, ride prima di alzarsi in piedi per fare una comunicazione.

"Ragazzi ci siamo tutti, possiamo partire. Chiunque voglia ascoltare musica, troverà nel sedile di fronte a sè delle cuffie usa e getta."

Questa è la notizia più bella che mi potessero dare. Ammetto che avevo paura di doverla subire per tutto il viaggio.

"Perché non possiamo metterla alla radio normalmente?" Chiede un ragazzo. Effettivamente è una cosa piuttosto insolita. Stranamente Win mi guarda, prima di voltarsi e parlare agli altri.

"Perché non possiamo obbligare tutti a sentire quello che vogliamo noi."

"Infilati quelle cuffiette e non disturbare più." Jung si rivolge a quel ragazzo abbastanza alterato. Scorgo del fastidio nei suoi occhi, che si scontrano con i miei per poco, perché poi torna a sedersi.

Mi volto verso Alex, trovandolo confuso, mentre cerca qualcosa in una tasca del sedile di fronte a me.

"Tob, ma tu non hai le cuffie." Mi fa notare subito dopo. Verifico anche io, per poi dargli conferma.

"Se vuoi possiamo usare entrambi le mie."

"Non serve, io non ascolto musica ricordi?" Scrollo le spalle. Vedo Alex annuire, prima di strabuzzare gli occhi.

"Che succede Al?"

Sta per rispondermi, ma l'idiota ci interrompe, dicendoci di fare silenzio, perché lo stavamo disturbando.

Gli faccio il verso, facendo segno ad Alex di parlare successivamente.

Il resto del tragitto procede tranquillo e dopo quasi due ore, finalmente arriviamo a Pattaya. Mi sento un po' agitato. È la prima volta che faccio un'uscita con degli amici, poiché finora le avevo sempre evitate. Prima andiamo nell' hotel Serenotel, a posare le nostre cose. Siamo divisi per facoltà ed ogni rappresentante di ciascuna di esse, consegna le chiavi delle proprie stanze. Appena entriamo nella nostra, la luce che entra dalla finestra ci investe. La camera con le pareti bianche è abbastanza ampia ed è arredata in maniera semplice, ma caratteristica. Ospita due letti da una piazza e mezza ciascuno, con sopra delle tovaglie piegate a forma di fiori. Accanto ad esse, troviamo una busta con all'interno un messaggio di benvenuto, i menù del giorno e gli orari dei vari buffet. Il bagno è anch'esso ampio e con una vasca. Ma la cosa più bella della stanza è l'immensa vetrata che da sul terrazzo, il quale si affaccia sul mare. Lascio tutte le mie cose a terra e senza badare ad altro, mi sporgo, rimanendo incantato, come un bambino che vede per la prima volta un trucco di magia. L'aria che inspiro mi regala una pace interiore e la vista del mare mi rievoca dei momenti diventati troppo dolorosi.

"Sai Bibi, quando ero piccola, il nonno mi portava in spiaggia. Mi divertivo a giocare con il mare, facevo delle impronte e poi lasciavo che lui venisse a cancellarle. Era il mio amico speciale, gli raccontavo tutto sia quando ero triste che quando ero felice e lui mi ascoltava, consolandomi con le sue onde."

"Mamma pure io voglio conoscerlo."

"Ti prometto che lo farai, piccolo. Va bene?"

"Si, grazie mamma. Ti voglio bene."

"Anche io, piccolo mio. Tanto."

Asciugo una lacrima, che mi era sfuggita solitaria. Mi schiarisco la voce e rientro, ma qualcosa non va.

Trovo Alex, in compagnia di Jung e Win, che mi fissano il primo con sguardo preoccupato ed imbarazzato, mentre gli altri due con le braccia conserte, studiandomi.

"Ragazzino, sei sordo adesso?"

"Che ci fate qua?" Domando, ignorando la frase infelice di quell'idiota.

"Siamo nella stessa stanza e anche i vostri responsabili, se così si può dire." Spiega Win, mentre si dirige a posare la sua roba sul letto vicino alla finestra che sporge sul mare, ma viene fermato.

"No Win, voglio dormire su questo."

"Ma Mark, tu ami stare dal lato della finestra."

"Questa vista non mi piace." Dice Jung, prima di posare la valigia sull'altro letto, che sporge verso il centro della stanza, lasciandoci in silenzio. Lo osservo attentamente, mentre disfa i suoi oggetti personali. Oggi ha uno strano comportamento.

Comunque superato il disagio iniziale, a turno usufruiamo del bagno. Quando tocca a me, prendo l'occorrente necessario, chiudendomi la porta a chiave. Ne approfitto per farmi una doccia veloce.

Ma quando esco trovo solo Jung, seduto sul suo letto, mentre smanetta al cellulare. Sentendomi arrivare, si volta verso di me e vedendomi confuso mi spiega che Win ed Alex erano scesi a prendere posto in mensa.

"E tu che ci fai qua?" chiedo, mentre mi metto le scarpe.

"Stavo aspettando una cosa." Sollevo lo sguardo verso di lui, ma decido di non fargli altre domande, ricordandomi che di lui non mi interessa nulla.

"Tu sei pronto?" Aggiunge, non appena mi alzo. Faccio un cenno affermativo con la testa.

"Allora possiamo andare." E senza dire altro, apre la porta portandomi con sé. 

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