Capitolo 1: L'ammissione

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Oggi sono usciti i risultati dell'esame per le ammissioni all'università e come previsto, ho conseguito il punteggio migliore dell'istituto. Scontato. C'era chi mi guardava invidioso, chi sognante.

"Signorino Lee, potrebbe venire un attimo che dovrei parlarle". Mi volto e saluto rispettosamente la mia professoressa, seguendola subito dopo. Raggiunto il suo ufficio, mi fa accomodare.

"Signorino Lee, come può intuire, vorrei parlarle sulla sua decisione in merito a quale università le piacerebbe frequentare. È certamente consapevole che con un punteggio così alto ha l'accesso garantito nella maggior parte delle università." Ovviamente, penso.

"Si professoressa Park. Ho deciso di voler entrare alla Thammasat, per intraprendere la facoltà di medicina."

"Mh, medicina? Come mai non segue le orme di suo padre? Potrebbe avere grandi opportunità." Di nuovo mio padre, certa gente è così noiosa.

"Professoressa, io e mio padre abbiamo interessi differenti. Sin da piccolo la medicina mi affascina."

"Capisco signorino Tobias. Manderemo certamente una lettera di raccomandazione all'università Thammasat." Sciocca, pensa io abbia bisogno di aiuto.

"La ringrazio, ma preferirei non lo facesse. Non ne ho bisogno. Oggi stesso presenterò la domanda di ammissione." Mi guarda come se fossi impazzito.

"Come preferisce signorino Lee. Può andare. Buona fortuna." Puff, la fortuna è degli illusi.

"Arrivederla professoressa".

Torno a casa e inizio a cucinare. Una cosa che ho scoperto negli anni è la passione per la cucina. Quando cucino qualcosa di buono e soddisfacente mi sento davvero bene. Mando la domanda dell'ammissione e mi metto a leggere.

Ecco la chiamata mensile di mio padre. La conversazione dura il tempo che comunico il mio punteggio. La sua unica risposta è stata "bene". Nessuna congratulazione. Ma non ne ho bisogno. Mi comunica che sarebbe tornato tra due giorni per l'anniversario della morte di mamma. Sai che differenza, pensai. Riaggancio e riprendo la lettura. Prima di coricarmi, prendo la mia pillola per l'insonnia e i miei occhi si chiudono, mettendo fine ad un'altra di quelle giornate, tutte uguali ormai da troppo tempo.

Due giorni dopo

Sono seduto a fare colazione, come ogni giorno, quando sento le chiavi della serratura scattare e il volto di mio padre comparire subito dopo. Ci guardiamo, per poi salutarci come fossimo due estranei e non come un padre e un figlio che non si vedono da due anni, ma non mi interessa. Sta volta c'è qualcosa di diverso, una figura che prima non avevo notato, si fa spazio per salutarmi. Una donna, sulla quarantina, mora e occhi castani, mi guarda.

"Tu devi essere Tobias, piacere io sono Nadine. Tuo padre mi ha parlato di te".

Cerco lo sguardo di mio padre per avere delle spiegazioni.

"Tobias, ti presento Nadine, la mia fidanzata."

Silenzio. La mia mente per un momento si è annebbiata e sensazioni familiari, dolorose, assopite da troppo, minacciano di uscire.

Proprio all'anniversario di mamma la porta. Non gli importa nulla.

Riesco a prendere il controllo di me stesso e capisco che non me ne importa nulla né di lei e né di mio padre. Non è necessario.

Saluto educatamente, lavo la tazza che ho usato per la colazione e salgo nella mia camera. Il suono di una notifica attira la mia attenzione. Apro il pc e trovo un' email dalla Thammasat University. Sono entrato. Ovvio. Finalmente posso andarmene da questa casa, da questa città.

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