Capitolo 20: Il falò

620 38 24
                                    


Il viaggio sembra proceder senza intoppi e il mio umore era leggermente migliorato, grazie ad Alex. All'improvviso il pullman sbanda, facendomi sbattere la testa contro il finestrino, mentre il mio amico mi arrivava di sopra. Si sente un forte tonfo e poi le urla degli studenti. Stordito, vedo Alex che cerca di parlarmi, ma il suono mi arriva ovattato alle orecchie. Passano pochi minuti, prima di riprendere a sentire normalmente. Mentre mi porto una mano alla testa, cerco di chiedere informazioni su quanto successo. Nell'alzarmi, ho un capogiro e sto per cadere, ma la mano di Jung mi prende in tempo.

"Ragazzino, stai bene?" Sento la preoccupazione nella sua voce. Annuisco frastornato e vado verso il conducente, sempre sorretto da lui.

"Cosa è accaduto?" Chiede Jung. Win porge un po' d'acqua all'autista, per poi finire di medicargli una piccola ferita sulla fronte.

"Stavo guidando, quando una macchina che avevamo dietro da un po', accelera improvvisamente, venendomi addosso. Ho sterzato di riflesso per evitarla, finendo per sbattere contro il cartello stradale."

Ho una brutta sensazione.

"Di che colore era la macchina?" Domando ansioso.

"Nera."

Mi stacco dalla presa di Jung e mi precipito fuori dal pullman. Mi guardo attorno e finalmente la vedo. Poco più in là, la stessa macchina nera che l'altro giorno mi ha inseguito. La stessa che c'è di fronte all'università.

"Che succede?"

"Non ti muovere." Blocco Jung, prima che possa scendere dal pullman e lo vedano. Non so chi siano, ma chiaramente c'è qualcosa che non va. Poco dopo l'auto va via, sgommando. Quando torno all'università devo assolutamente fare qualche ricerca su quel simbolo sulla macchina.

L'autista, una volta ripresosi, nota la mancanza di danni per fortuna, fatta eccezione per l'ammaccatura sul davanti, così riprende il tragitto.

Ritorno al mio posto, tremando leggermente.

"Allora?" Insiste lui, seguendomi.

"Nulla, mi sbagliavo." So che non mi crede e che probabilmente riapriremo il discorso, ma per il momento si sofferma sulle mie condizioni.

Alex mi raggiunge preoccupato, con un po' d'acqua. Tranquillizzo tutti, dicendo di non preoccuparsi, che stavo bene e sorridendo. Non nego la presenza del dolore, ma riguarda me, non gli altri.

"Quanto mi fai incazzare." Mi volto verso Jung, sentendolo sbattere il pugno sul sedile, per poi sedersi e non parlarmi per il resto del viaggio.

Ma che problema ha?

Quando arriviamo in hotel, ci riuniamo ed ognuno si mette a lavoro per sta sera. Alla fine il mio club aveva trovato anche altri ragazzi che si erano messi a disposizione per aiutarci e avevano cercato in tutti i modi di non farmi sforzare, vista la botta che avevo preso, ma ho insistito. Così iniziamo a preparare il tutto e lo riponiamo nei cestini. Alex cerca di farmi fare meno lavoro possibile e di questo gli sono grato. Quando scendiamo in spiaggia, notiamo che avevano allestito un piccolo gazebo improvvisato per poter mettere il cibo e le bevande. Poco più in là un debole fuoco illuminava quella zona, alimentato da quello che riconosco essere Vincent. Certo che Jung gliela sta facendo pagare per bene. Torno in camera per lavarmi e indossare il costume verde. Mi passo una pomata sulla fronte, nel punto in cui probabilmente vi verrò un bernoccolo. Metto una camicia bianca con le maniche a tre quarti e le infradito. Mi sistemo i capelli, trovando un capello bianco in mezzo a tutti quelli neri.

"L'età avanza per tutti ragazzino."

Ma quando è entrato in bagno? E come ho fatto a non accorgermene?

"Da quanto sei qui?" Gli chiedo, cercando delle forbici e ignorando le sue solite battute povere.

"Da adesso." Staccandosi dalla porta su cui era poggiato, avanza verso di me,. Sono sollevato che non abbia visto nulla.

"Come stai?"

"Bene, davvero." Gli dico, facendogli capire che non volevo pensarci. Si sta zitto, provando a leggere nei miei occhi. Stanco di quella situazione, lo supero per uscire da lì.

"Ah.. Bel sedere ragazzino." Mi blocco, sentendomi arrossire dalla testa ai piedi. Esco velocemente, sbattendomi la porta alle spalle, mentre lo sento ridere.

Oltre che idiota, pure pervertito.

Raggiungo Alex e Tarn, sedendomi accanto a loro sulla sabbia. Sospiro.

"Uh che succede?" Mi chiede Tarn.

"Un giorno di questi lo faccio fuori." Parlo, più con me stesso, passandomi le mani sul viso. Li sento ridacchiare. Mi alzo per prendere da bere, poi tiro fuori il cellulare, ma nel farlo, la chiave della camera mi cade e mi chino a prenderla.

"Tob comunque hai davvero un bel sedere. Peccato tu sia per me un amico."

Colpisco Alex al braccio, imbarazzato.

"Ma oggi che avete tutti con il mio culo?" Sbotto, bevendo un lungo sorso di succo all'arancia.

"Tutti? Chi oltre me ha osato ammirarlo?" La finta espressione ingelosita di Alex, non farebbe paura neanche a Leone, il cane fifone. Quello si che era un bel cartone, uno dei miei preferiti da bambino.

"L'idiota per eccellenza ovviamente."

"Ah vedo che ha già iniziato a valutare la merce."

"Divertente Tarn, davvero." Il mio tono sarcastico li fa ridere, mentre mi scimmiottano.

"Cosa c'è di tanto divertente?" Win fa la sua entrata in scena seguito poco dopo da Ben e il menzionato di poco prima.

"Il tuo ami....MPFPFMPF" Tappo la bocca ad Alex prima che faccia ulteriori danni, intimandogli con lo sguardo di starsi zitto.

"Nulla Alex faceva lo scemo." I 3 appena arrivati hanno delle facce confuse, ma sembrano lasciar perdere.

Quando tutti gli studenti si radunano attorno al falò, iniziamo a mangiare accompagnati da un chiacchierio generale.

"Un applauso al club di cucina, e a tutti i ragazzi che hanno dato una mano per organizzare questa piccola vacanza. Spero possiate godervi l'ultima notte qui, prima di tornare a studiare per gli esami. Buon divertimento a tutti, ma non esagerate che vi spacco la faccia uno ad uno."

E pensare che aveva fatto un discorso degno di un rappresentante, prima di mostrare il vero sé stesso. Sembra essere un tipo superficiale, ma quando si tratta di avere a che fare con qualcosa di cui se ne deve prendere la responsabilità, diventa la persona più seria del mondo.

Si può sapere perché sto ancora a fissarlo, cercando di vedere il suo lato buono?

Ma la vera domanda è un'altra. Perché sto tenendo 3 piatti sulle gambe pieni del cibo di Alex?

"Alex, ti sembro un tavolo?"

"Tob secondo te da cosa dovrei iniziare? Dal panino con la carne? Da quello con il tonno? Forse dagli spiedini di pollo fritto." Non capisco dove lo metta tutto quel cibo, dato le sue dimensioni minute.

"Mi hai ignorato." Gli faccio notare.

"Tengo io. A me piace il pollo fritto, puoi iniziare da quello." Win prende i piatti dalle mie gambe, mettendoli sulle sue, mentre Alex arrossisce, ma guardandolo come se fosse il suo salvatore.

Passo lo sguardo tra le persone, senza un preciso punto, ma scorgo degli occhi fissarmi con insistenza. È un ragazzo che non ho mai visto. Porta i capelli neri con il ciuffo e sembra essere poco più grande di me. Sta con le braccia conserte e sembra non ascoltare quello di cui stanno parlando i suoi amici.

"Mark perché non ci canti qualcosa?" La voce di Ben, distoglie la mia attenzione da lui e mi accorgo dell'idiota che sembra avere lo sguardo nello stesso punto del mio poco fa.

"Mark.. MARK." Come appena ripresosi dai suoi pensieri, annuisce. Sembra infastidito, mentre prende la sua chitarra. Gli altri iniziano ad acclamarlo, mentre si posiziona.

The sound of your voiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora