Capitolo 7: Tu non mi conosci

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Quando una giornata inizia male, ritengo che non abbia motivo di continuarla a vivere. Dovremmo passare direttamente al giorno successivo, senza doverci subire tutte quelle sciagure a cui invece siamo sottoposti inevitabilmente.

Mi sveglio in ritardo, salto la colazione, perdo la prima lezione, ha iniziato a piovere e non avevo con me l'ombrello, motivo per cui mi ritrovo ad assistere alle altre lezioni, inzuppato dalla testa ai piedi, mentre Alex accanto a me, mi prende per il culo.

"Così eviti di svegliarti tardi la mattina."

Adesso lo ammazzo.

"Ragazzi silenzio, iniziamo la lezione di primo soccorso. Parliamo della respirazione artificiale."

Il professore Prout inizia a spiegare e indovinate chi chiama come aiutante per le dimostrazioni pratiche? Chiunque abbia risposto me, sappia che ha vinto un premio.

"Signorino Lee, giornata piovosa oggi eh?" Ci mancava solo che il professore facesse il simpatico. Tobias, ricorda che la calma è la virtù dei forti.

"Profes..."

"Buongiorno professore, la docente di anatomia mi ha incaricato di dirle che il rettore la sta aspettando nel suo studio, perché le deve parlare." Quella voce.

"Capito, arrivo subito. Ragazzi, recupereremo durante la prossima lezione, arrivederci." E se ne va.

La vita sta iniziando a sorridermi, forse. E invece no, perché era Mark Jung a dare la comunicazione. Lui e il suo cavolo di ghigno, mentre mi squadra dalla testa ai piedi.

"Forse sei tu che vuoi una mia foto." Gli dico, riprendendo le sue parole di quella volta in mensa. In risposta l'idiota ride.

"Ragazzino, hai un cambio vero?" Ma secondo lui sarei rimasto ancora con questi vestiti, se lo avessi avuto?

"No, genio."

Tutti gli studenti se ne vanno e Alex mi chiama, ma quell'idiota ha deciso di essere ancora più idiota  del solito, dicendo al mio amico di andarsene e che lo avrei raggiunto dopo. Poi mi prende dal braccio e mi porta con lui negli spogliatoi. Prende il suo borsone dall'armadietto e mi porge una maglietta.

"Tieni metti questa. Ammetto che la vista non è niente male, ma non puoi continuare le lezioni così." Continua a far vagare il suo sguardo su di me, facendomi notare quanto effettivamente traspare la mia camicia bagnata.

"Era un complimento Jung?" Chiedo provocandolo. Lui solleva le sopracciglia non aspettandosi questa reazione.

"Consideralo come più ti aggrada." Sta al gioco. Illuso.

"Allora non la considero neanche." Gli sorrido falsamente e faccio per andarmene, ma mi fa voltare, facendomi sbattere contro il suo petto. Sollevo il viso e accorgendomi dell'eccessiva vicinanza, indietreggio fino ad arrivare al muro. Poggia le mani ai lati della mia testa.

"Metti la maglietta ragazzino o non esci da qua." Si avvicina, troppo.

"Scordatelo idiota. Lasciami andare." Cerco di spingerlo, ma è tutto inutile.

"Inutile che ci provi, non mi sposti. Se continui, rischi." Mi sussurra. Sono a corto di fiato, ma non mollo.

"Che rischio?" Continuo sfidandolo. Lui ride leggermente e abbassa le mani sui miei fianchi, avvicinandosi ancora. Le nostre gambe si toccano. Inizia ad avvicinare il viso al mio, cerco di resistere, ma è troppo. Sento il cuore battere così veloce da farmi quasi male.

"Ok, basta. Hai vinto tu. La metto." Dico, chiudendo gli occhi e voltandomi di lato. Lui si allontana, ghignando vittorioso e mi porge la sua maglietta. La prendo velocemente e scappo da quella stanza. Mi chiudo in bagno e mi appoggio alla porta, mettendomi una mano sul petto. Cerco di regolarizzare il mio battito. Non avevo mai provato delle sensazioni così. 

The sound of your voiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora