POV'S PETE
Guardo il ragazzo con la testa china davanti a me. Ho ascoltato la sua storia e rimando incredulo davanti alle difficoltà che ha dovuto affrontare.
Lucas mi è sempre sembrato una persona fredda, che affrontava ogni situazione con un diplomatico distacco, invece trovarlo qua davanti a me, mi fa realizzare che più dura è la corazza, più grande è la crepa che sta proteggendo.
Che parole possono essere in grado di alleggerire quel peso sulle spalle? Cosa si può dire ad una persona a cui è stato tolto il diritto di avere dei sogni?
Passo una mano sulla sua nuca scura e i suoi occhi ricchi di apatia, osservano le mie azioni.
"Hai dei capelli soffici." Vederlo imbarazzato, mi fa ammorbidire e cominciare a sorridere.
"Non voglio pietà." La spavalda durezza sembra essere tornata quando scaccia malamente la mia mano, ma so che mi ha concesso già troppa vulnerabilità.
"Niente pietà, solo che io ci sono e ne usciremo insieme."
Per la prima volta mi rendo conto che la vita è sicura solo nella nostra illusione.
Mi volto, iniziando ad incamminarmi con una meta precisa.
Lascio quel ragazzo confuso alla mie spalle, mentre raggiungo quello studio. Apro la porta di quell'uomo, con in volto i segni dell'età che avanzava.
"Papà."
POV'S TOB
"Tu Tobias che farai domenica?" mi chiede Ben.
Ognuno ha un impegno per domenica, eppure io, il giorno mio compleanno come ogni anno, non farò nulla. Sarò solo. Avevo detto loro quando avrei fatto gli anni, ma sembra se ne siano dimenticati.
"Forse torno Busan."
"Come mai?" Trovo una delle mie solite scuse, prima di ritirarmi in biblioteca, tra le pagine del libro di patologia.
Mi rigiro quella maledetta busta tra le dita, facendo riaffiorare quei pensieri che spigolosi mi tormentano. Ormai è chiaro il coinvolgimento di mio padre in questa situazione e anche del professor Prout, che bazzicava vicino la mia camera, all'interno della quale ho trovato il solito messaggio intimidatorio.
Quello che mi sfugge è come io possa essere collegato a tutto questo e perché vogliono che io stia lontano dai miei amici. Se solo trovassi il coraggio, tornerei ad isolarmi da tutti, evitandogli pericoli.
Ma sono codardo e incapace di lasciare questo piccolo tesoro che ho trovato.
Decido di concentrarmi sulle frasi di quel libro, lasciandomi inebriare dall'odore di carta antica.
Sento i miei occhi chiudersi dopo qualche ora, venendo svegliato dalla suoneria del mio cellulare.
"Dimmi." Rispondo sussurrando. La gente intorno, mi fissa infastidita.
"Ho saputo del tuo voler andare a Busan." Mi soffermo su chi glielo abbia potuto dire e l'immagine della signora Maria, rende tutto più chiaro.
"Non puoi andare."
Il tono grave e autoritario, mi fa storcere il naso.
"Perché?"
"Avremo dei lavori in casa per un paio di giorni, per cui non si può entrare."
Il tono sembra alquanto sospetto ed emerge l'ennesima domanda a vuoto. Ormai le colleziono.
La telefonata si interrompe pochi attimi dopo, provocandomi un respiro profondo.
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The sound of your voice
Hayran KurguSpesso si pensa di poter tenere sotto controllo la propria vita, ma cosa accadrebbe se un giorno, una persona arrivasse e stravolgesse tutto il vostro equilibrio? Questo è quello che accadrà a Tobias Lee, un ragazzo solitario che sta per essere trav...