7-Due puntini da lontano

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Oggi mi sono svegliata presto, ho fatto colazione con una tazza di caffè e dei biscotti, mi sono vestita decentemente ed ho pure messo qualche libro nello zaino. Direi che si può quasi definire una giornata memorabile.

"Vado papà" urlo dopo essere uscita dal bagno.

"A dopo" lo sento rispondere.

Esco e mi incammino subito verso il grande edificio scolastico, poi però decido di aspettare Desirè alla fermata del bus che prende ogni mattina, dato che lei abita più lontana rispetto a me. Gli accordi erano altri, avevamo in programma di vederci direttamente là, ma ieri sera parlando con Moriconi ho cambiato ogni cosa.
Da lontano riesco a vedere poco o niente del parchetto ma nemmeno il tempo di pensarci che il bus è già arrivato e Desi sta scendendo diretta nella mia direzione.

"Non dovevamo vederci al parcheggio?" dice un po' scossa dalla mia presenza.

"Ci andiamo adesso" la prendo per mano e la trascino letteralmente con me verso la rete grigia che segna l'entrata.

Sorrido, nel vedere quello che avevo chiesto di avere proprio lì, dove lo volevo. Mi avvicino ancora di più quando capisco che Desirè non ha ancora notato quello che io ho già visto da tempo.
Quando però volta lo sguardo, indietreggia anche piuttosto velocemente andando a nascondersi dietro uno dei condomini che ci sono qui a fianco.

"Emma cazzo c'è..."

"Lo so" sorrido compiaciuta prendendola di nuovo per mano e portandola dentro con me.

"C-ciao" sussurra Desi in preda al panico.

"Ciao Desirè" risponde Gabriele accennando un sorriso che fa sciogliere definitivamente la mia amica.

"Volevo chiederti se ti va di uscire con me, qualche volta" si porta una mano dietro la nuca grattandosi la testa un po' imbarazzato.

D'altro canto Desirè sta collassando, credo che il suo cuore abbia prodotto più battiti in questi ultimi cinque minuti che in tutta la sua vita.
Rimane pietrificata alla proposta, la bocca mezza aperta e la mia mano che sta stritolando come fosse un orsacchiotto di peluches.

"È un si, vero Desi?" cerco di salvare la situazione, aiutandola a risvegliarsi dai film mentali che molto probabilmente già sta creando nella sua testa.

"S-si si" riesce a dire poi sbloccandosi quel minimo che serve.

"Allora quando vuoi, ti scrivo io. Altrimenti ho tempo anche ora se ti va"

Annuisce freneticamente stampandosi un viso da ebete in faccia che le faccio notare subito di avere, per evitare altre brutte figure.

"Io vi lascio da soli allora" dico quando vedo Gabriele sempre più vicino a Desirè, quasi sul punto di prenderle la mano.

"Come, non vieni a scuola?" finalmente riesce a pronunciare delle parole di senso compiuto, messe nell'ordine corretto, nella stessa frase.

"Perché tu vai a scuola adesso?" le chiedo ricevendo un suo sorriso in risposta.

"Ti chiamo più tardi" le lascio un bacio sulla guancia per poi vederla andare via in compagnia del ragazzo.

Una volta lontani vado a sedermi su una delle tante panchine qui dentro.
Un po' di pace e di silenzio, penso.
Ma lo dico troppo presto, perché in lontananza scorgo una figura che, purtroppo, è inconfondibile.
Indossa una tuta della kappa nera e rossa mentre ai piedi ha delle semplice Nike nere.

"Allora? Sono sceso in classifica?" chiede sedendosi a fianco a me, anche senza il mio consenso.

"Non ancora" sorrido sotto i baffi.

"Come no, ho fatto uscire la tua amichetta con Cocco, come mi hai chiesto"

"Non lo avrei mai fatto se non avessi notato interesse anche da parte di Gabriele, non avrei mai illuso una mia amica in questo modo" rispondo ovvia tenendo lo sguardo perso all'orizzonte. La verità è che mi risulta strano chiamare 'amica' una persona, ma ho capito che dovrò farci l'abitudine perché ormai è questo che siamo diventate.

"Quindi sono ancora quello che ti sta più sul cazzo?" si rivolge di nuovo con lo sguardo su di me, che però non ricambio.

"Mh forse" mi sto trattenendo dal ridere nel vedere la sua serietà in questo momento.

"Che intendi con forse?"

"Te la giochi con Fontana"

Nel sentire il nome di Jessica lo vedo cambiare radicalmente. Il sorriso che aveva prima in volto si è spento e con lui le due fossette di conseguenza. Strano a dirsi, si divertiva in sua compagnia fino a qualche giorno fa.

"Che hai?" chiedo pentendomene il secondo dopo.

"Cazzi miei?" risponde freddo, sembra quasi che si siano invertiti i ruoli.

"Sei tu quello che vuole stare in mia compagnia, io cerco di evitarti" alzo le mani in segno di resa inclinando la testa leggermente. Lui allora si alza e mi guarda dritto negli occhi puntandomi un dito contro.

"Tu mi hai detto di non sapere niente di te ed io ti ho chiesto pure scusa, ora però tu non ti stai facendo problemi a infangare il mio di passato" mi lascia più confusa che mai. Scandisce bene ogni singola lettera come se fosse una sorta di rimprovero. Data la vicinanza riesco a intravedere i suoi occhi, anche se di poco.

"Mi spieghi che cosa avrei fatto?" sbotto anche io.

"Non capisci un cazzo" scuote la testa ridendo in modo sarcastico.

"Si beh nemmeno tu se è per questo" termino la conversazione alzandomi da quella benedetta panchina per dirigermi verso l'uscita.

Proprio allora però, quando sono un passo dall'andarmene, lo vedo raggiungermi alla velocità della luce mettendosi esattamente davanti a me, bloccandomi la strada e senza lasciarmi così, alcuna via di uscita. Siamo di nuovo vicini, come prima e come qualche giorno fa all'intervallo. Sento il rumore del suo respiro e quello del mio, insieme a quello delle macchine che stanno passando veloci per le strade del quartiere, senza tener conto a due semplicissimi ragazzini come noi, dei ragazzini come tanti. Che poi a pensarci, di tanto semplice in realtà non abbiamo proprio niente. Infondo, chi direbbe mai che quello che mi trovo davanti è un ragazzo odioso, strafottente in cerca di un'altra ragazza tra le tante? Chi direbbe mai che sono io la sua nuova preda, io che in tutti questi anni non ho mai accettato nessuno di tutti coloro che mi volevano a fianco, per paura di mostrare ad altri ciò che sono davvero?
Forse nessuno. Per tutta questa gente noi rimaniamo indifferenti, due immagini tra le tante, due sagome tra le tante, due puntini da lontano.

E proprio ora che siamo occhi negli occhi, sento qualcosa smuoversi dentro di me. Qualcosa di cui forse prima d'ora non conoscevo né nome né provenienza, e che magari non sarà semplice capire nemmeno ora.
So solo che mai come adesso mi era capitato di sentire qualcosa di così forte, così chiaro ma allo stesso tempo così sfocato.
Proprio per questa confusione infatti, tutto ciò che riesco a fare è prenderlo per un braccio e spostarlo di lato, riuscendo poi a liberarmi e lasciando che le gambe vadano per conto loro, senza sapere dove mi porteranno i passi.

SPAZIO AUTRICE
Ehi non scrivevo qui da un po' e nulla volevo provare.
Vi sta piacendo la storia? Che ne pensate?
Spero di stare riuscendo a scriverla come merita, io ce la sto mettendo tutta.
Se vi va lasciate un commento ogni tanto che leggerli mi fa sempre piacere🙃🖤

ALLA PROSSIMAAAA🥀🖤

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