24-Sei veramente bella

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"Emma mi dici quanto cazzo hai bevuto?" mi sento scuotere per le spalle da due mani levigate che non riesco a riconoscere dato il giramento di testa che sta prendendo il sopravvento.

"Chi sei?" borbotto sbattendo le palpebre per cercare di mettere a fuoco le immagini davanti a me.

"Sono Desirè, ora mi dici quanti bicchieri ti sei fatta?" ripete seria prendendo il mio viso tra le mani.

"Oh forse dieci, dodici... qualche ora fa" cerco di sforzarmi a pensare in modo serio, ma con l'alcool ancora in circolo è veramente complicato. Mi metto a ridere, non so nemmeno io per quale motivo ma avevo voglia di farlo.

"Dio Emma ti ho lasciata sola un secondo e sei riuscita a ubriacarti insieme a quell'altro pirla là" fa segno con il capo non molto lontano da me dove si trova un ragazzo sdraiato su un divanetto del salone.
Non riesco a capire di chi si tratta, è troppo lontano e la mia vista è troppo offuscata.

"Adesso posso andare in bagno senza avere il timore che ti cacci in un altro casino o no?" posa le mani sui fianchi forse un tantino arrabbiata, eppure io a smettere di ridere proprio non ci riesco.

"Sta tranquilla, sto ferma qui" porto una mano sul cuore sbattendo anche un piede a terra, come per confermare ciò che ho appena detto.

Mi rivolge uno sguardo ancora un po' incerto prima di sparire dietro l'angolo. Nel momento in cui vedo la sua immagine allontanarsi sempre di più mi alzo dalla mia postazione stiracchiandomi per bene. Tiro uno sbadiglio rumoroso prima di sentire una presa salda afferrarmi i polsi. Non capisco cosa sta succedendo, accade tutto in una maniera estremamente veloce, non permettendomi di metabolizzare. E solo dopo qualche manciata di minuti passata a camminare dietro il passo veloce della persona che mi sta trascinando, riesco finalmente a vederlo in volto.

Sarò anche ubriaca marcia, ma questi occhi possono essere solo e unicamente suoi.

Percorriamo giusto un altro paio di corridoi fino ad arrivare in una stanza abbastanza piccolina in proporzione alla casa. Noto però che ha la particolarità di avere una finestra che si affaccia direttamente sulla città.

"Roma" alzo forse un po' troppo la voce notando infatti il moro al mio fianco farmi segno di abbassare il tono.

"Scusa" sussurro colpevole.

"Se riesci a chiedere scusa così facilmente dobbiamo ubriacarci più spesso" vedo le sue solite fossette sulla guancia destra, segno che sta ridendo. Allora sorrido anche io.

"Sono carine le fossette" ammetto con tono innocente, senza rendermene nemmeno conto.

"Solo le fossette?" fissa gli occhi nei miei assumendo la sua solita espressione da faccia da schiaffi

"Così mi metti in difficoltà però" incrocio le braccia al petto riconoscendo il fatto di essere estremamente infantile in questo momento. Eppure non riesco a fermarmi, mi viene naturale reagire in questo modo. Rimango così in questa posizione sotto i suoi occhi attenti che mi scrutano da capo a piedi.

"Sei bella stasera" dice schietto, non me lo aspettavo. Sorrido compiaciuta nonostante nelle sue espressioni io noti tutto tranne che ironicità.

"Solo questa sera?" mi do delle arie, forse anche più del dovuto, ma adesso non riesco a ragionare lucidamente.

"Lo sei sempre, ma oggi hai un non so che.." lo sento farsi sempre più vicino a me, fino a quando non percepisco il rumore del suo fiato mischiato al mio. Mi prende in braccio e mi posa sul davanzale della finestra con una delicatezza che quasi mi spaventa.

"Ma che" sussurro

"Sth" bisbiglia al mio orecchio passando il suo dito indice esattamente nel mezzo delle mie labbra, gesto che fa con una malizia tale da mandarmi in pappa il cervello più di quanto non lo sia già. Il suo sguardo continua a vagare tra i miei occhi e la mia bocca e stessa cosa faccio io, non accorgendomi del suo avanzare. Man mano arriva al posizionarsi in mezzo alle mie gambe, con tutta la naturalezza del mondo.

In men che non si dica le sue labbra si scontrano con la pelle candida del mio collo cominciando a lasciare umidi baci che mi fanno rilasciare leggeri gemiti. Proprio allora lo sento cominciare a succhiare più avidamente, riuscendo a formare una macchia violacea in bella vista. Ci passa sopra la lingua un'ultima volta prima di fissare nuovamente lo sguardo su di me, che ormai ho la testa altrove dato ciò che è appena successo. Si avvicina sempre di più, con una lentezza tale da farmi ribollire il sangue nelle vene.

"Ti avevo detto di starmi lontano, Moriconi" pronuncio queste parole con un filo di voce, quasi in un sussurro dato la vicinanza fin troppo ravvicinata con il ragazzo. Lui d'altra parte non ha la minima intenzione di lasciarmi andare.

"Io non ho mai rispettato gli ordini di nessuno, Russo" sorride beffardo il moro prima di dar vita a quel bacio passionale tanto atteso, che fin da subito lascia intendere a cosa vuole portare. Sento le sue mani vagare dai miei fianchi fino ai glutei che afferra prontamente prendendomi in braccio. Io non obbietto nulla, lascio che lui faccia quello che vuole, pensiero che in questo momento sembra coincidere con quello che voglio io.

Le mie mani vanno a finire nei suoi capelli che tiro leggermente proprio quando lo sento mordere il mio labbro inferiore. Allora ricambio il gesto tenendo tra i denti il suo, azione che lo fa sorridere compiaciuto. Nel frattempo ci siamo spostati da quella piccola stanzetta arrivando in una camera vera e propria, con tanto di letto matrimoniale. Non ci faccio nemmeno caso però, perché una volta chiusa per bene la porta, le labbra del moro tornano in possesso delle mie, con ancora più desiderio di quanto non ce ne fosse prima. Io d'altro canto acconsento ogni suo minimo movimento. Riesco a sdraiarmi completamente sul materasso e nel giro di pochi secondi mi ritrovo Moriconi proprio sopra di me, con le labbra pronte ed impazienti a esplorare ogni singolo centimetro del mio corpo. Le sue mani esperte vagano su di me riuscendo a farmi provare dei brividi ovunque, brividi che lui stesso percepisce dato il ghigno improvviso che si forma sul suo volto. Dopo aver giocato per del tempo indeterminato con il gancio del reggiseno, mi rivolge un breve sguardo come per ricevere una conferma. Sorrido soltanto, sfilando poi quell'indumento che era diventato di troppo per entrambi. Emetto un gemito nel momento in cui sento le sue labbra vagare su di me un'ennesima volta, per poi alzarmi con il busto e cominciare a baciargli il collo proprio come lui poco fa. Ci ritroviamo entrambi in intimo, con il desiderio che strabuzza dagli occhi e una voglia matta di appartenerci.

"Adesso però dimmelo bimba" sussurra al mio orecchio con la sua solita voce roca.

"Che cosa vuoi?" chiede malizioso.

"Voglio te, Moriconi"

SPAZIO AUTRICE

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