...
"Ti si è gelato il sangue nel solo istante in cui il campanello è suonato e hai realizzato che non c'era di sicuro tuo padre alla porta. Perché hai reagito in quel modo? Chi pensavi che fosse?"
Chiudo gli occhi, stringo forte le palpebre fino a vedere nero totale, fino a sentire quasi male. E proprio mentre cerco di annebbiato i pensieri, tornano a farmi visita quelli più nascosti, che ogni giorno cerco di dimenticare nella speranza di stare meglio.
"Ci sono tante cose che non sai di me Niccolò" la mia voce risuona quasi fredda, ma adesso è esattamente tutto ciò che posso e devo fare.
"Lo so bene" afferma sicuro di sé.
"E so anche che non sarà per niente semplice venire a conoscenza di ognuna di loro" cerca di guardarmi negli occhi nonostante io stia evitando grandemente il suo sguardo.
"Ma un'altra cosa che so è che io da qui non me ne vado finché non so perché poco fa stavi per avere un attacco di panico per un fottuto suono del citofono" questa volta prende con forza il mio viso con la mano destra, girandolo appositamente nella sua direzione.
"Dio mio Niccolò"
"Non sto scherzando" ripete nuovamente riconfermando le sue affermazioni.
"Sono solo degli stupidissimi capricci di un'adolescente qualunque, solo un tantino viziata" scuoto la testa con un amaro sorriso sulle labbra.
"Tu, non sei una qualunque, almeno non per me, e ogni cosa che ti riguarda, interessa anche me di conseguenza, anche solo un briciolo" si avvicina sempre di più al mio viso.
"Ridi tu, rido io, piangi tu, piango io, soffri tu, beh soffro un po' anche io" punta un dito contro la mia e la sua figura alternandole di continuo.
"Perciò smettila di dire che sono capricci, perché non lo sono intesi?" termina riuscendo a convincermi definitivamente.
Chiudo di nuovo gli occhi e tiro un lungo e profondo sospiro. Ha completamente ragione, non posso dargli torto. Lui ha scelto di entrare nella mia vita, forse è capitato si, ma comunque è rimasto di sua spontanea volontà. Per questo motivo ha tutto il diritto di conoscere anche la parte più nascosta di me, quella che mi tengo dentro da tutta la vita e che non ho mai raccontato a nessuno.
"Mia madre" dico quasi in un sussurro.
"O forse meglio dire, la donna che mi ha concepita, perché di madre quella donna non ha proprio niente" mi correggo sputando una risata amara dalle labbra.
"Sarò breve, non voglio ricordarla più di tanto" premetto ricevendo un suo cenno di conforto in risposta.
"Sono cresciuta con mio padre e mia nonna, non ho mai avuto una figura femminile nella mia vita all'infuori della sua" mi sistemo meglio mettendomi a gambe incrociate sul divano e prendendo le sue mani nelle mie.
"È forse per questo che sono così... sfacciata?" sorrido di sfuggita.
"A scuola mi hanno sempre catalogata come quella diversa proprio perché 'la mia mamma non c'era mai'" imito una voce stridula per dare l'idea del bambino.
"Ho passato parte della mia vita a cercare delle risposte quando poi proprio mia nonna un benedetto non decise di raccontarmi la verità" stringo un po' di più le sue mani.
"Mia madre faceva la bella vita, aveva abbandonato questo suo lato soltanto nel momento in cui aveva conosciuto mio padre, ma appena sono arrivata io è scappata" sento gli occhi pizzicare e il viso diventare fuoco.
"Io ho sprecato anni della mia vita a cercare una donna che mi ha lasciata sola, che mi ha solamente data alla luce senza voler mai prendersi cura di me. Ha preferito avere altri mille uomini piuttosto che stare con l'unico che le avrebbe dato amore eterno, perché mio padre la amava davvero" alzo il tono di voce, accorgendomi di stare esagerando forse.
"Sapere che lui ancora adesso ci sta male, che la sera ci pensa e non ci dorme la notte, mi fa solo venire voglia di prenderla a schiaffi" scuoto la testa battendo un pugno sul cuscino.
"E il solo pensiero che potrebbe apparire fuori da quella porta da un momento all'altro, una donna che probabilmente non riconoscerei perché non ho mai visto nemmeno una stupidissima foto, e sapere che mio padre non riuscirebbe comunque ad odiarla nonostante tutto, mi fa ribollire il sangue" ternimo accasciandomi con la schiena contro il divano.
"Sai, forse anche il fatto che non volevo stare con te deriva da questo" abbozzo un sorriso accarezzandogli il ciuffo ribelle in testa.
"Dalla costante paura di subire ciò che ha subito mio padre, o peggio ancora di diventare come lei" faccio spallucce realizzando di essermi sfogata. Ho detto tutto, gli ho raccontato quel qualcosa che non conosce nessuno all'infuori di me e della mia famiglia, per quanto possa essere ristretta.
"Sei una ragazza forte, l'ho sempre saputo ma adesso ne sono sicuro al cento per cento" rilascia una risata che contagia anche me, nonostante io stia ancora cercando di cacciare via le lacrime che continuano a ricadere imperterrite sul mio volto.
"Posso prometterti una cosa?" prende il mio viso tra le mani.
"Non mi piacciono le promesse"
"Allora limitati a credermi, perché questa è una certezza" annuisco debolmente fissando insistentemente i suoi occhi nocciola.
"Sai, avevano ragione quei compagni a dirti che sei diversa" comincia, ed il mio cuore smette di respirare per un secondo ricordando quel periodo della mia vita.
"Perché gli altri in confronto a te valgono meno di zero, perché una qualsiasi altra persona al tuo posto avrebbe dato di matto, io per primo" mette bene in chiaro.
"Io ti giuro su quello che vuoi, che non permetterò che tu ti senta di nuovo anche solo lontanamente così come mi hai descritto la situazione, quanto è vero che mi chiamo Niccolò Moriconi" gli avvolgo le braccia al collo e mi stringo forte con le gambe alla sua vita. Lui pur essendo seduto riesce a prendermi perfettamente, facendomi sentire al sicuro da tutto e da tutti. Mi abbraccia forte, facendomi sentire speciale, anche solo per lui. Mi basta e avanza.
Non ne sono certa, ma proprio in questo momento mi sembra di aver sentito un lieve "Ti amo" uscire dalle sue labbra, ma dato che non è il tipo da smancerie preferisco non farglielo notare e godermi il momento.
"Posso darti un bacio?" mi avvicino al suo viso tirando forse un po' troppo i capelli
"Da quando devi chiederlo?" rido, con le lacrime agli occhi, ma il cuore non più a pezzi.
SPAZIO AUTRICE
Domandina ina ina (non fa ridere ma ok)
Sono indecisa se trattare fino alla fine dell'anno, raccontando come passano e SE passano gli esami ecc e poi far spuntare il sequel con lo spazio temporale OPPURE fare direttamente lo spazio temporale e quindi niente sequel.
Io sono più per la prima opzione, ma lascio a voi l'ultima parola.
Grazie in anticipo a chi risponderà :)
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Ho bisogno di amarti||ultimo
Fanfiction•tratto dalla storia• "Resti stasera?" pronuncia tali parole con voce roca, ricordando la canzone che mi ha cantato poco fa. Per la prima volta da quando lo conosco, posso giurare di vederlo in uno stato di vulnerabilità. Lo guardo negli occhi, e ri...