...
Vedo Niccolò passare dietro il pianoforte, allora mi avvicino all'esatto punto in cui si trova fino a vederlo davanti a me, con un sorriso sul volto che contagierebbe chiunque. Non ci servono parole, semplicemente mi accoglie tra le sue braccia lasciandomi poi un bacio sulle labbra che non esita ad approfondire.
"Mi spieghi cosa cazzo ti passa per quella testolina?" affermo una volta che, a corto di fiato, ci siamo staccati.
"Non credo ti farebbe tanto piacere conoscere i dettagli" gli lascio uno schiaffo sonoro sulla spalla.
"Ma mi limito a dirti che al centro di tutto ci sei tu" mi attira di nuovo a sé facendo scontrare il mio petto con il suo.
"Tu mi devi delle spiegazioni" le sue parole mi riportano a pensare a quello che ho visto poco prima della sua esibizione, fatto al quale non riesco ancora a trovare una spiegazione plausibile.
Mi guarda con occhi persi, facendomi intendere di non aver capito la motivazione. Sto per cominciare a parlare quando non ci affiancano rispettivamente Gabriele e Desirè, che sorridono sinceri.
"Allora? Piaciuta la sorpresa regazzì?" esordisce Cocco mentre io cerco di sfoggiare un sorriso reale, che purtroppo viene fuori come uno dei più falsi mai fatti in vita mia. Guardando Niccolò capisce che non era proprio il momento esatto di arrivare.
"Andiamo Amore" Desirè ci tira fuori da questa situazione abbastanza imbarazzante andando via insieme al suo ragazzo che non obbietta minimamente.
"Che succede?" chiede una volta allontanati quei due, prendendo le mani nelle mie.
"Non qui" le afferro più prontamente guardandomi intorno. Ci troviamo ancora nel bel mezzo della gente, che viene e che va, perciò penso non sia il luogo più adatto per parlarne. Capisce al volo portandomi poi verso l'esterno, ma proprio nel momento in cui stiamo per uscire, una voce rimbomba per tutta la casa, annunciando l'inizio dei balli.
"Non so ballare" mette subito in chiaro, e alle sue parole ricordo il giorno in cui improvvisammo una sorta di balletto nel bel mezzo del parcheggio di sempre.
"Perfetto, nemmeno io" scuoto la testa distogliendo quell'evento per il momento.
Uscendo dalla porta notiamo subito un pezzo di giardino più isolato del resto e allora ci imbuchiamo proprio lì, sicuri che nessuno potrà sentirci discutere. Lo vedo sedersi sull'erba senza problemi mentre io rimango in piedi.
"Il vestito" mi giustifico vedendolo poi picchiettare sulle sue gambe. Ci penso su un attimo per poi accettare e sedermi proprio dove mi ha indicato lui. Apro la bocca per poter finalmente parlare ma per l'ennesima volta nel giro di dieci minuti, vengo bloccata proprio da lui, o meglio, dalle sue labbra che si sono posate sul mio collo, ed io tanto per cambiare sto tremando sotto il suo tocco.
"Nic" sospiro lievemente.
"Sth" mi zittisce on un dito sulle mie labbra che però io accolgo come occasione per prenderlo tra i denti fino a fargli male.
"Ma sei scema?!" con l'altra mano si fascia l'indice fingendosi addolorato.
"Non è possibile che tutte le volte che ti devo parlare o devo fare qualcosa di serio tu devi comportarti in questo modo" dico tranquilla.
"Perché non ti sembra qualcosa di serio?"
"Non rigirare la frittata che qui quella che può avere da ridire sono solo io" metto bene in chiaro girandomi su di lui in modo tale da avere il suo viso davanti.
"Cosa non ti era chiaro del 'puoi tenerla sbottonata solo se ci sono io'?" faccio riferimento alla frase che ho pronunciato prima di partire, prendendo il colletto della sua camicia tra le mani. I suoi occhi però continuano a dirmi che non stanno capendo di cosa io stia parlando.
"Ti sembra che io abbia la faccia di Jessica Fontana?" arrivo dritta al punto riuscendo a scorgere quella anche piccola reazione che volevo suscitargli nel pronunciare il suo nome.
"Ha sfruttato l'occasione per mettermela a posto dato che era stropicciata. Poi sai com'è fatta, e lo ha fatto passare come una proposta di matrimonio" spiega svogliato con lo sguardo altrove.
"Tu non l'hai spostata" sottolineo.
"Non mi è sembrato necessario" si affretta a dire guadagnandosi una mia risata più che sentita.
"Buona a sapersi" affermo nervosa.
"Allora adesso entro dentro e mi offro volontaria ad allacciare la camicia del primo ragazzo che passa che ce l'ha sbottonata. Funziona così?"
"Se poi vuoi trovarlo senza i genitali e con la faccia mezza sfasciata subito dopo, prego, fai pure"
In un altro momento sarei scoppiata a ridere data l'affermazione stracolma di gelosia ma non mi sembra per niente il caso. Abbasso il capo rendendomi conto di avere forse esagerato, gesto che riprende subito con due dita sotto il mio mento per guardarmi.
"Ho abbandonato la mia vita di prima, per te. Sono cambiato, sono maturato per te. Per te non so più cosa significa fare serata e i miei sabato sera sono pizza e netflix al fianco della ragazza che amo. Non sfioro più delle altre labbra all'infuori delle tue dal momento in cui ti ho baciata la prima volta, questo perchè non c'è cosa più bella ma anche per te. A te ho dedicato i versi di più di una canzone perchè sei sempre tu che mi ispiri a scriverli" sposta lo sguardo sulla mia bocca per un millesimo di secondo, tornando poi con gli occhi puntati verso i miei.
"Per te ho imparato ad amare, Emma" sposta le mani sulle mia guance, rimuovendo quel poco residuo che era rimasto delle lacrime versate durante la sua esibizione.
"Potrai mettermi davanti tutte le ragazze più fighe del pianeta, ma io voglio e vorrò sempre, solo te" dice serio.
È sincero, sta dicendo quello che pensa senza alcun filtro di transito, nei suoi occhi lo leggo. Leggo che sono veramente la ragazza per la quale ha rimesso tutto in discussione, le sue sole parole riescono a mettere a tacere ogni mio dubbio, facendomi quasi dimenticare della presenza di quella ragazza nelle nostre vite.
Mi avvicino fino a far toccare le nostre labbra, in un bacio che racchiude tutto quello che non riusciamo ad esprimere a parole.
"Niccolò sei tu?" sentiamo una voce in lontananza, ma questa volta nessuno dei due ha intenzione di staccarsi l'uno dall'altra.
"Niccolò" di nuovo la stessa voce, io sto per farmi da parte e lasciarlo parlare con questa persona ma a quanto pare il moro non la pensa al mio stesso modo. Porta una mano dietro la mia nuca spingendomi di più verso il suo viso.
"Scusami, Niccolò" all'ennesimo richiamo sono io ad allontanarmi, notando che la voce proviene da un ragazzo che avrà penso qualche anno in più di noi, ragazzo che non ho mai visto prima d'ora.
"Sono io" afferma scocciato Niccolò tenendo ben salda la mano sulla mia coscia.
"Piacere, sono Jacopo" gli tende una mano che però ritrae nel momento in cui nota lo sguardo inceneritore del moro.
"Lavoro per un'etichetta musicale indipendente che ha sede proprio qui a Roma. Prima ti ho sentito cantare al pianoforte e, senza troppi giri di parole, penso che tu abbia un grande talento" lascia spiazzata me, ma soprattutto Niccolò, che è rimasto a bocca aperta.
"Se ti va, ti aspetto domani pomeriggio a questo indirizzo, porta della roba tua. Ci conto" lascia un biglietto in mano a lui per poi tornare da dove è venuto.
"Hai sentito?" esulto quando lo vedo scomparire totalmente. Continuo a vedere il suo sguardo incerto, che probabilmente non ha ancora metabolizzato il tutto.
"Amore sveglia" gli prendo il viso tra le mani notando finalmente una curva farsi spazio. Non dice niente, semplicemente riprende ciò che prima avevamo interrotto, con forse quel qualcosa in più che solo una notizia del genere poteva dargli.
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Ho bisogno di amarti||ultimo
Fanfiction•tratto dalla storia• "Resti stasera?" pronuncia tali parole con voce roca, ricordando la canzone che mi ha cantato poco fa. Per la prima volta da quando lo conosco, posso giurare di vederlo in uno stato di vulnerabilità. Lo guardo negli occhi, e ri...