"Svegliati dormigliona" una voce squillante risuona nel timpano destro dandomi un fastidio atroce che mi fa emettere un verso contrariato.
Quando apro lentamente gli occhi mi ritrovo davanti una scena simile a quella di ieri mattina, con l'unica differenza che oggi Desirè è intenta a girovagare per la mia camera cercando di riordinare tutto il caos presente qui dentro, con cui tutti i giorni convivo. Sembra alla ricerca di qualcosa in particolare, e suppongo i libri di scuola dato che siamo in piena settimana.
"Non li troverai" mugolo allora stropiciandomi gli occhi con la manica della felpa della sera prima che non mi sono tolta.
"Non utilizzo più i libri dal terzo anno" alzo le spalle tirandomi su a sedere.
"Tutto coincide Russo, un giorno mi racconterai quello che è successo due anni fa" mi raggiunge sul letto guardandomi dritta negli occhi e mettendomi quasi paura a dire la verità.
"E ora alzati da quel letto" si sposta tornando con le mani nella mia roba. La vedo tirare fuori dall'armadio una delle infinite felpe della Roma che mio padre mi ha comprato. La prima volta che mi ha portata allo stadio avevo solamente cinque anni, nemmeno me lo ricordo ma ho le foto che confermano i racconti di papà. Non sono mai stata particolarmente viziata da lui, molto di più dalla nonna, ma per quanto riguarda la Roma, non mi ha mai negato niente.
"Poco tifosa mi dicono dalla regia" scherza lanciandomi la felpa sul letto.
"Il giusto" affermo prima di indossare i vestiti e correre in bagno per sistemare la mia faccia indecente.
"Siete ancora qui? Muovetevi che due giorni di fila non li saltate!" mio padre spunta fuori dallo stipite della porta della sua camera, indossa solamente i pantaloni dato che si è appena svegliato proprio come noi.
Mentre mi preparo noto lo sguardo di Desirè fisso su mio padre, cosa che per poco non mi fa rimettere la cena del giorno prima."Si ok ciao papà ci vediamo" trascino la mia amica fuori di casa notando che la situazione stava diventando fin troppo imbarazzante.
"Stavi guardando mio padre?" le chiedo subito una volta presa la strada verso la scuola.
"Non è colpa mia se è un gran bel pezzo di gnocco" abbassa il capo guardandosi la punta dei piedi.
"Si ma è mio padre" mi scappa una risata.
"Hai ragione" ride a sua volta cominciando a esagerare. È che quando si parte a ridere con lei, non si smette più. È un po' come quando hai in testa una canzone che non riesci proprio a scordare e continui a cantarla senza nemmeno rendertene conto. Rimane automatico, viene naturale canticchiarla, anche quando la situazione non coincide per niente con le parole del testo. Lo fai perché ti fa stare bene, perché è talmente bella da chiederti come sia possibile la sua esistenza.
"Di che si ride qui?" qualcuno da dietro ci sorprende nel bel mezzo della risata. Desirè salta in aria mentre io, che ho intuito fin da subito il proprietario di quel timbro, rimango più calma.
"Niente che ti riguarda" rispondo sicura tornando sui miei passi, e Desi con me.
"Hai tirato fuori di nuovo gli artigli Russo?" mi affianca dal lato libero, proprio come qualche giorno prima.
"Non li ho mai nascosti, Moriconi" aumento la velocità del passo cercando di scampare alla sua presa, fallendo poi in modo misero.
"Ah si?" chiede con il solito fare malizioso.
"Si"
"Eppure al parcheggio l'altro giorno, quando tremavi come una foglia sotto il mio tocco, non mi stavo pungendo" afferma con un ghigno sul viso, facendo voltare la mia amica verso si me. Rimane con una faccia a dir poco allibita per poi portarsi una mano alla bocca, lasciando di conseguenza la mia presa.
"Io lo sapevo" scuote la testa.
"Desi non è successo quello che credi" cerco di spiegarle la situazione.
"Cristo almeno dirmelo, cosa ti costava?!" sbotta ancora allargando le braccia.
"Dirti che cosa? Non è successo niente"
Passa lo sguardo sul moro, che ha la stessa identica espressione di poco fa, per poi posarlo su di me. Alterna ancora una volta i suoi occhi tra noi due per poi dar tregua alla sua ispezione.
"Non me la racconti giusta" mette le mani sui fianchi guardandomi storta.
Scuoto la testa, girandomi poi nella direzione di Niccolò che adesso è intento a parlare con i suoi soliti amici. Riconosco il ragazzo dell'altro giorno, Adriano, poi un'altro che non ho mai visto e Gabriele, che non perde un attimo di più e si avvicina a Desirè lasciandole un debole bacio sulle labbra sotto i miei occhi attenti.
La vedo sorridere subito dopo il gesto compiuto dal ragazzo per poi portare le braccia attorno al suo collo e riprendere ciò che stava inizialmente facendo lui, approfondendo la situazione.
Non mi sento in imbarazzo, ma di sicuro adesso sono di troppo. Neanche il tempo di pensarlo che però Moriconi non si ritrova esattamente davanti a me, facendomi scontrare con il suo petto involontariamente."Biricchina dove credevi di andare?" sorride facendo inevitabilmente incrociare i nostri occhi.
"A scuola, e dovresti anche tu" ammetto per poi girarmi in direzione del cancello, notando con piacere che Desirè e Gabriele stanno facendo ancora con comodo in bella vista.
"Vuoi replicare?" sussurra al mio orecchio indicando i due con il capo. Il suo fiato caldo sul collo riesce farmi rabbrividire per un millesimo di secondo.
"Ti piacerebbe" sorrido vaga tornando con lo sguardo verso i piccioncini, sembrano quasi essersi dimenticati del mondo attorno.
"Da morire" ripete con lo stesso tono roco di prima al mio orecchio facendo volontariamente scontrare le sue labbra al mio lobo.
"E piacerebbe anche a te" si affretta a dire per evitare una delle mie risposte tattiche che già avevo pronta.
"Non ne sarei così sicura" ammetto guardandolo negli occhi. Noto il cappuccio della sua giacca leggermente fuori posto e automaticamente mi viene spontaneo aggiustarlo. Porto le mani dietro al suo collo riuscendo a raddrizzare il cappuccio in parallelo con le sue cerniere ma, inutile dirlo, Niccolò fraintende il gesto.
"Non ti facevo così intraprendente" ammette a pochi centimetri da me.
"Oh lo sono eccome" rido sarcastica.
"Ma non con te" lo fisso un'ultima volta negli occhi, raccimolando ogni minimo particolare dei suoi, cercando di imprimerlo bene bene nella testa, per non dimenticarlo forse. Ma per quale motivo?
SPAZIO AUTRICE
Forse ci siamo...
Oppure no...
Mah...

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Ho bisogno di amarti||ultimo
Fanfiction•tratto dalla storia• "Resti stasera?" pronuncia tali parole con voce roca, ricordando la canzone che mi ha cantato poco fa. Per la prima volta da quando lo conosco, posso giurare di vederlo in uno stato di vulnerabilità. Lo guardo negli occhi, e ri...