L'adrenalina mista ad ansia che si percepisce in questo momento va fuori da ogni schema, da ogni immagine che una mente può produrre. Qui siamo tutti carichi a mille, pieni di energia ed emozionati come non mai, ma adesso che manca veramente pochissimo tempo al fatidico momento, quello a stare peggio è proprio il protagonista di questa grande favola.
Niccolò infatti sta facendo avanti e indietro per il camerino da una ventina di minuti ininterrottamente, con una mano tra i capelli e l'altra ben messa sulla fronte per un eventuale aumento di temperatura, che gli manderebbe ancora più in pappa il cervello.
"Nicco" cerco di chiamarlo ma sembra essere talmente tanto preso dalle paranoie in testa che non mi presta attenzione.
"Niccolò" pronuncio il suo nome per intero con tono quasi di rimprovera e solo adesso lo vedo voltarsi verso di me.
"Perché mi hai chiamato così?"
"È il tuo nome" scherzo io, ma a quanto pare lui non è in vena.
"Sei arrabbiata?"
"Ma no perché dovrei"
"Non mi lasci vero?"
"Ma che dici"
Subito si avvicina a me, facendosi spazio tra le mie braccia. Io non mi ritraggo, tutt'altro, gli accarezzo i capelli e la schiena stringendolo più forte. Ora come ora sta uscendo fuori tutto quello che ancora non conosco di questo ragazzo e che con il tempo non vedo l'ora di vivere. Questo suo lato semplice, fragile, è così dannatamente fantastico, essendo contrapposto alla sfacciataggine che mostra ogni giorno a me e a tutto il resto del mondo. Con la musica si tramuta in una persona che nemmeno pensavo potesse essere, e sto scoprendo di amare follemente anche questa parte di lui.
"Vieni sul palco con me" esordisce dal nulla.
"Non ci penso nemmeno" metto subito in chiaro alzando entrambe le mani.
"Per favore"
"È la tua serata, solo e unicamente tua, quella che stai aspettando da tutta la vita, ed io non centro assolutamente niente. Adesso prendi un bel respiro, bevi un po' d'acqua e metti l'ansia da parte per un momento ok?" gli prendo il viso tra le mani vedendolo poi annuire leggermente in risposta alla mia affermazione. Allora ricambio il gesto e mi allontano giusto il poco che serve per afferrare il bicchiere e la bottiglia d'acqua situati sul tavolino. Gliene verso un po' e gliela porgo dolcemente.
"Amore" mi chiama una volta finito di bere.
"Dimmi" sorrido vedendo che sta prendendo posto al mio fianco, allora gli faccio spazio mettendomi a gambe incrociate di fronte a lui.
"È un po' che voglio dirtelo" comincia a torturarsi le dita con lo sguardo basso.
"Mi stai mettendo paura" lo avverto.
"Hai combinato qualche cazzata?" tiro a indovinare dopo un minuto di silenzio circa.
"No, no..." di nuovo la frase in sospeso e la testa chinata.
"Parla su" lo incito a cominciare.
"Per la questione del bambino" sento il mio cuore fermarsi per un secondo. Non prendevamo più in mano l'argomento da quando abbiamo fortunatamente visto il test negativo, quella volta in cui abbiamo temuto potessi essere incinta.
"Beh ecco, non ti voglio imporre niente, per carità, però..." finalmente alza lo sguardo puntandolo nel mio.
"Diciamo che in un futuro ancora ben lontano mi piacerebbe avere un baby Moriconi in giro per casa" abbozza un lieve sorriso, palesemente preoccupato della mia reazione o di una mia risposta. Io però riesco solamente a farmi avanti con il viso e con il corpo fino a schiacciarlo letteralmente sotto di me e posare le labbra sulle sue. Passo poi a lasciargli piccoli bacetti a stampo per tutto il viso fino a tornare sulla bocca dove lui stesso approfondisce la situazione trattenendomi con le mani.
"È un si?"
"Futuro ancora ben lontano hai detto"
"Certo" promette sorridendo ancora. Mi rifiondo sulle sue labbra prendendo quello inferiore tra i denti, consapevole che è un gesto che adora particolarmente.
"Ti amo da impazzire" riesce a sussurrare una volta staccati senza più fiato.
"Tutta sta dolcezza mo' da dove la tiri fuori Moriconi?"
"È colpa dell'ansia" si giustifica prontamente.
"Mh, si si" nascondo un sorriso spontaneo e, dato che fino ad ora siamo rimasti sdraiati luna sopra l'altro, mi metto nuovamente a sedere e lui con me.
"Perché? tu no?" chiede.
"Di sicuro più di quanto possa amarmi tu"
"Dubito fortemente signorina Russo"
Fisso i miei occhi nei suoi, incastrandoli per bene in modo tale da riuscire a dividerli molto difficilmente. La nostra diventa una vera e propria gara di sguardi, un po' quella che si instaura ogni qual volta rimaniamo a fissarci, e vi assicuro che succede per ore intere.
"Niccolò, dieci minuti" un ragazzo apre la porta di sfuggita, annunciando che appunto manca pochissimo. Lo sguardo incerto e pieno d'ansia di poco fa torna a impossessarsi del viso del moro, che sta cercando un appiglio a questo stato d'animo forse un po' esagerato. Io mi affretto a prendere le mie mani nelle sue stringendole più forti che mai.
"Sei grande, Ultimo"
Ricordo ancora quando, proprio insieme a Jacopo, un pomeriggio stavamo cercando un nome d'arte. Non c'era alcun verso di fargli tenere il suo vero nome, continuava a ripetere che Niccolò Moriconi nella vita di tutti i giorni era ben diverso da quando si metteva al pianoforte, che solo allora veniva fuori la parte migliore di lui e che quindi non reputava corretto chiamarsi con lo stesso nome di quel ragazzo che invece sta indifferente al mondo.
Ed in effetti non ha tutti i torti.
Poi gli bastò guardarsi bene intorno, o meglio, guardarsi la mano, specialmente le dita, sulle quali stava scritto il nome Last.Ultimo.
Non ha mai avuto più alcun dubbio nè ripensamento. Quello era il nome giusto.
"Per te non sarò mai ultimo. Rimarrò sempre il Moriconi stronzissimo che non ti ha mai dato pace fino a quando non hai ammesso i tuoi sentimenti" riprende la mia frase, con una mezza risata verso la fine.
"Giuramelo" torna poi serio aspettando una mia risposta che non tarda ad arrivare.
"Te lo giuro" ricambio la stessa espressione.
"Cinque minuti, comincia a venire" di nuovo lo stesso ragazzo di prima arriva in camerino, e allora sono io la prima ad alzarmi invitando il moro a fare lo stesso. Lo accompagno fino a fuori dalla porta dove cerco di rimanere, ma la sua mano intrecciata alla mia che stringe più forte del previsto mi fa capire che non è ancora il momento di andare.
Comincio a sentire le urla e gli schiamazzi della gente che lo sta aspettando."Spacca tutto" gli lascio un breve bacio per poi udire le prime note di 'sabbia',
Oggi, ha inizio ultimo.
SPAZIO AUTRICE
Pensavo di non riuscire a scrivere invece ho scritto due capitoli, quindi anche l'ultimo di questa parte.
Lo volete sta sera o domani mattina? Per me è indifferente quindi chiedo a voi :)
STAI LEGGENDO
Ho bisogno di amarti||ultimo
Fanfiction•tratto dalla storia• "Resti stasera?" pronuncia tali parole con voce roca, ricordando la canzone che mi ha cantato poco fa. Per la prima volta da quando lo conosco, posso giurare di vederlo in uno stato di vulnerabilità. Lo guardo negli occhi, e ri...