5-Gente come te

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Dopo la gran bella figura di merda fatta in classe l'unica cosa che sono riuscita a fare è chiedere di andare in bagno e aspettare la fine dell'ora proprio lì.
Decido però di spostarmi prima del suono della campanella, che segna l'inizio pausa, per evitare che arrivino tutte quelle galline delle mie compagne che voglio evitare di incontrare, oggi più che mai.
Appena varco la soglia della porta mi avvicino alla finestra aprendola per prendere un po' di aria.
Però la faccia incerta e anche un po' timorosa di Desirè mi raggiunge nel vedermi tutta sola in un angolo di una delle stanze più inutili di questa scuola, con una sigaretta tra le labbra. Forse non sa che queste mura per me sono casa fin dal primo anno. Qui non ci entra mai nessuno da tempo, non so nemmeno come abbia fatto a trovarmi francamente.

"Ti stavo cercando da un quarto d'ora" ammette con il fiatone. Io butto fuori una vampata di fumo dalle labbra senza degnarla di uno sguardo.

"Perché sei qui?" chiede di nuovo.

Faccio spallucce tornando con lo sguardo fuori dalla finestra, rivolto alla bellezza della mia Roma.

"Si ok ma almeno dimmi qualcosa" sbotta attirando finalmente la mia attenzione.

"Niente di importante" nascondo l'immenso fastidio che sto provando dentro di me, nel solo ricordare ciò che è successo questa mattina.

"Allora racconta cos'è così tanto insignificante da farti stare così" si mette esattamente di fronte a me, con lo sguardo rivolto fuori, in attesa di una mia parola.

"Non è passato neanche un mese dall'inizio dell'anno e già non lo sopporto più"

Subito capisce a chi mi riferisco, perciò vuole sapere anche i minimi particolari. Le racconto tutto per filo e per segno, cercando di non esternare troppo il mio odio profondo nei suoi confronti.

"Non credo di aver mai provato tanto disprezzo verso una persona" concludo il mio discorso vedendola quasi sbiancare.

"Tu mi stai seriamente dicendo che hai rifiutato una proposta di Moriconi?" chiede sbalordita.

"Certo che si" rispondo ovvia, che pensava he facessi?

La vedo portarsi una mano tra i capelli, cominciando a toccare ripetutamente le punte, come quando è in ansia e le sembra l'unico modo per scaricare la tensione. Il problema è che ancora non ho capito il motivo di questo comportamento.

"Che hai?" chiedo quasi preoccupata da questa sua reazione improvvisa.

"Nessuna ragazza lo aveva mai fatto, prima di te" colgo si riferisce al mio rifiuto nei confronti di Niccolò suppongo.

"Onorata di essere la prima, spero che tante altre prendano esempio a questo punto" sorrido compiaciuta nel sapere di avere questo primato.

"No Emma forse non hai capito" torna a mostrare tutte le sue paranoie, trascinandomi nel suo vortice di ansie.

"Tu non conosci Moriconi, Emma. Non si darà pace finché non avrà ottenuto quello che vuole, costi quel che costi" mi avvisa ed io trattengo una risata nel vedere la piena serietà del suo volto nel pronunciare queste parole.

"Beh, allora ti avviso, non conosci neanche me" porto nuovamente la sigaretta alle labbra facendo uscire un'altra nuvola di fumo dalla bocca.

"Non lasciarti abbindolare" dice solamente per poi andarsene, lasciandomi con una parola in sospeso.

Abbindolare, io? Non bastano un paio di occhiali da sole e due fossette sulla guancia destra per farmi perdere la testa. Ci vuole molto di più.

"Bene bene" lo stesso ragazzo a cui stavo pensando fa capolino nella stanza in cui sono io.
Il suono della campanella però, mi salva da una possibile conversazione che voglio evitare come nient'altro al mondo.
Sto per uscire dall'aula ma lui mi prende il polso saldamente facendomi voltare nella sua direzione.

"La campanella" abbozzo un sorriso palesemente falso giustificando il mio comportamento.

"Come se te ne importasse qualcosa" mi precede chiudendo la porta alle mie spalle. Sbuffo andando a sedermi nuovamente sulla sedia rivolta verso la finestra, sento l'aria mancare.

"Perché scappi da me bimba?" mi dice avvicinandosi anche lui, mettendosi nello stesso posto in cui poco fa c'era Desirè.

"Forse perché non ci tengo a stare in tua compagnia" non lo degno di uno sguardo.

"E perché mai?"

"Non spreco tempo con gente come te" penso dal nervoso che sto prendendo mi accenderei un'altra sigaretta, ma ho il pacchetto mezzo vuoto e voglio tenerle per dopo.

"E sentiamo, cosa intendi per 'gente come me'?"

"Forse gente arrogante, maschilista e insensibile verso tutto e tutti. Gente che vuole portarsi a letto ogni singola ragazza che gli passa davanti ma che le palle di giocarsi tutto per una non le ha"

Sorride, e nel preciso istante in cui vedo le sue labbra curvarsi, una sensazione di irritazione mista a non so cosa mi sale al cervello. Che cosa mi sta succedendo?

"Uh, brutto caratterino che ti ha fatto mamma, che dici vogliamo addolcirlo un po'?"

Cerca di avvicinarsi, ed io lo avrei fermato se solo non fosse che, nel sentirlo nominare mia madre, mi si sono subito irrigiditi i muscoli facendomi diventare una statua immobile e impassibile, quasi vulnerabile azzarderei.
La sua mano sfiora il mio viso accarezzandone il contorno per poi posare il pollice sulle mie labbra tracciando lentamente la superficie di quello inferiore.

"Che succede? Ho toccato la mammina?" dice notando il mio cambiamento o più che altro ammettendo a sé stesso che in un altro momento non gli avrei mai permesso di fare nulla di tutto ciò che invece sta accadendo.

"Tu non sai un cazzo di me" riprendo in mano la situazione staccando la sua mano dal mio volto violentemente e guardandolo fisso negli occhi, o meglio, attraverso gli occhiali.
Sarò stata secca, dura, fredda come il ghiaccio, e proprio per questo non lo vedo spendere più una parola sulla questione. Rimane zitto, con lo sguardo fisso su di me, anche se non ne posso essere certa date le lenti scure che non mi permettono di guardarlo negli occhi.
Eppure adesso, mi piacerebbe guardarlo fisso nelle iridi, capire cosa sta provando, se è timoroso o come minimo dispiaciuto come mi sembra che voglia farmi intendere. Magari invece sta ridendo sotto i baffi. Potrebbe avermi ferita, aver toccato un argomento delicato della mia vita, infondo non può saperlo, eppure non gli frega niente.
Io non lo so che cosa sta provando in questo momento, se le sue sensazioni sono vere oppure sta nascondendo il suo totale menefreghismo nei confronti dei miei sentimenti.
Quello che so per certo adesso è che non avrebbe mai dovuto nominare mia madre, non avrebbe dovuto farlo. Perchè finché sfiorano me non mi interessa più di tanto ma quando si parla del mio passato, non ammetto nessun giudizio.

Ho bisogno di amarti||ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora