18-È inutile negarlo

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Mi alzo di fretta e furia dalla terra riuscendo a dirigermi verso la porta che però viene bloccata da un braccio tatuato, per la seconda volta.

Osservo i numerosi tratti di inchiostro sulla sua mano che sta ferma sulla parte liscia della porta. Ne ha talmente tanti che non riesco nemmeno a distinguerli tutti.

"Posso uscire da qui grazie?" inclino la testa girandomi nella sua direzione finalmente. Lo trovo con lo sguardo fisso su di me, che di conseguenza si incastra nei miei occhi.

"No" risponde fermamente.

Scuoto la testa distogliendo lo sguardo, mi sta mandando fuori di testa, letteralmente.

"Senti" metto in chiaro puntandogli un dito contro.

"Non ho idea di cosa tu voglia guadagnare tenendomi chiusa qui dentro e continuando a darmi fastidio, però stai certo che io non cedo, sono una persona coerente. E che soprattutto se una cosa la voglio la ottengo accettando qualsiasi rischio" affermo cercando di osservare i suoi occhi, ovviamente coperti.

"E togliti quei fottutissimi occhiali perché non ce la faccio a parlare con uno che non mi ascolta" sbotto alzando la voce, senza neanche rendermene conto.

"Io ti sto ascoltando" rimane serio, senza nessuno strano ghigno che potrebbe farmi intendere il contrario.

"Non ti credo" rispondo a tono.

"Anche io se una cosa la voglio la ottengo a tutti i costi, non me ne fotte un cazzo del resto" rimane con la stessa espressione e solo adesso prende le mie parole alla lettera, togliendo quegli occhiali da sole che però  qualche secondo dopo rimpiango. Era più facile fissarlo in tono di sfida con quelle lenti scure di transito, adesso non ho più nessuna scusa.
Lo vedo avanzare di un passo nella mia direzione e io di conseguenza indietreggio per evitare di scontrarmi con lui.

"Hai paura?" ecco di nuovo quel sorriso laterale e quelle fossette del cazzo. Dio santo, perderò la ragione di questo passo.

"E di cosa dovrei averne" rimango ferma sulla mia idea.

"Di me" afferma in un sussurro intrappolandomi al muro, sarà la millesima volta eppure rimango lo stesso imbambolata.

"Io non ho paura di niente" dico di nuovo, vedendo il suo viso avvicinarsi al mio fino a rimanere a qualche centimetro da me.

"Sei sicura? Tutti abbiamo paura di qualcosa" il suo respiro sulle mie labbra mi fa chiudere automaticamente gli occhi facendomi respirare profondamente. Mi rilasso a quella leggera sensazione di brividi misti ad adrenalina allo stato puro.

"Mai stata più sicura"

"Eppure sembri sempre scappare da me" prende ad accarezzarmi una guancia con il dito indice arrivando poi alle labbra che sfiora di sfuggita. I suoi occhi rimangono fissi nei miei anche se una volta ogni tanto lo vedo spostarli sulle mie labbra.

"Da te" continua a stuzzicarmi il viso mentre io rimango ferma sul posto.

"Da noi" avvicina la bocca al mio orecchio bisbigliando con voce talmente sottile che a stento riesco a percepire.

"Non esiste nessun noi" ripeto con un'incertezza tale nella voce che a stento nemmeno io riesco a capacitarmi di ciò che dico.

"Ah si?"

"E io non scappo, evito di ridurmi ai tuoi livelli" sottolineo mentre cerco di raccimulare tutte le forze che ho in corpo per rimanere ferma sul posto.

"Siamo molto più simili di quanto credi, Russo" ammette staccandosi leggermente dal mio corpo. Avvampo all'istante ma subito dopo mi libero dalle sue braccia che mi stavano tenendo ferma.

"Certo, come no" rido ancora. Siamo tutto tranne che simili io e te.

"Pensaci" richiama la mia attenzione avvicinandosi alla finestra dall'altra parte dell'aula.

"Io ti faccio incazzare, tu fai incazzare me. Quando io torno tu ti volti mentre se torni tu sono io quello a darti le spalle" ragiona tra sé e sè facendomi riflettere di conseguenza. Non ha tutti i torti d'altronde.

"Un po' come nella canzone di Vasco" butta queste parole che da fuori sembrano dette ancor un po' a casaccio. Allora mi scappa una risata, al solo paragone di un capolavoro tanto grande rispetto a due esseri minuscoli come noi.

"Dimentichi il fatto che noi non abbiamo nessun tipo di relazione" gli faccio notare.

"Nel momento in cui incontri una persona si instaura una relazione automaticamente. Bella o brutta che sia" ribatte prontamente zittendomi. Mi duole dirlo ma non ha del tutto torto.

"Tu indietreggi se io avanzo e poi ritorni quando scappo" dice sognante fissando il mondo fuori dalla finestra che rimane aperta sul paesaggio romano.

"È inutile negarlo" canticchia sorridendomi. Io in risposta non posso fare altro che ricambiare, ma qualche secondo dopo mi ritrovo nella stessa identica situazione di prima. Lui a pochi passi da me ed io pronta a andare indietro.

"Adesso non puoi dire di non avere paura" arriva a far toccare il mio busto con il suo, proprio come qualche giorno fa al parcheggio.

"Perché?" dico con un filo di voce quasi tremante.

"Non saremmo qui a rincorrerci altrimenti" porta le sue mani sul muro, ai lati della mia testa, ed io mi sento per la prima volta improvvisamente piccola davanti a lui.

"Hai finito?" chiedo cercando di scampare alla sua presa.

"Mai"

"Che cosa vuoi Niccolò?" mi affretto a dire, accorgendomi solo dopo di averlo chiamato per nome.

Di nuovo i suoi occhi, così profondi dannatamente magnetici. Ora che li ho davanti a me, posso ammettere che starei a fissarli ore e ore e nemmeno dopo queste riuscirei a stancarmi. Sono puri, in queste due iridi nocciola ci vedo dentro l'universo intero. Forse adesso capisco perché porta gli occhiali, senza farebbe ancora più piazza pulita di quanta già non ne faccia indossandoli, persino io sto ammettendo la loro bellezza in questo momento.
Mi sembra di sapere tutto di loro alla perfezione, di conoscere il loro interno quando in realtà non ne ho mai incontrato nemmeno una piccolissima parte parte.

I suoi occhi rimangono nei miei, ma subito dopo anche le sue labbra si avventano sulle mie, lasciandomi senza fiato. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non me ne ero mai capacitata realmente. Senza neanche rendermene conto ricambio il gesto, lasciando che la sua lingua entri a contatto con la mia approfondendo il tutto. Non davo un bacio da due anni ormai, ma potrei giurare che questo non è un semplice bacio.
Prima di adesso non mi ero mai sentita tanto vulnerabile ad un solo sguardo, ad un solo gesto, manipolabile a tal punto da riuscire a farmi baciare senza alcun consenso da parte mia.
Nessuno è mai riuscito a cambiarmi, nessuno ci ha mai nemmeno provato. Forse per paura, timore che io potessi rivoltarmi.
Invece lui è arrivato, e in men che non si dica mi ha messa in un angolo ottenendo tutto quello che ha sempre voluto.

Proprio mentre le sue labbra premono sulle mie mi tornano in testa le parole di Desirè.
"Ti metterà spalle al muro quando meno te lo aspetti" 
E aveva ragione, ci è riuscito, gli sto permettendo quello che per tutto questo tempo gli ho negato, sia a lui che a me stessa. Perché come negare che anche io ho sempre avuto e ho tutt'ora un fremito ogni volta che si avvicina a me? Impossibile.

Però Emma ti stai di nuovo dimenticando il reale motivo del perché stia accadendo tutto questo. Ti stai lasciando manipolare, gli stai lasciando fare quello che vuole ottenere. Stai tradendo te stessa, avevi promesso che non lo avresti permesso, non volevi più stare male, non volevi essere come tutte. E invece guardati adesso. Hai le labbra avvinghiati alle sue e i brividi per tutto il corpo. Non ti è indifferente.

Una volta più cosciente di tutto mi stacco violentemente da lui spezzando la magia che si era creata, e accorgendomi solo ora di aver stretto la sua maglia tra le dita fino a questo momento. Il mio respiro velocizzato rimbomba nelle pareti di questa stanza e anche il suo. Accenna un sorriso, che proprio da me viene fermato.

"Sta lontano da me" sussurro solamente, uscendo dalla porta.

SPAZIO AUTRICE
Ciao🙂

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