50-Non succede, ma se succede?

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Le tempie stanno martellando mentre la testa mi fa un male cane. Apro gli occhi ritrovandomi sul divano, sdraiata a pancia in su con un fazzoletto bagnato sulla fronte. Mi guardo intorno ma riesco solo a vedere tutto spento, immobile, nessun cenno di movimento da nessuna parte.

"Nic" cerco di capire dove si trova non ricevendo assolutamente niente in risposta.

Un po' preoccupata mi metto seduta, notando che adesso la testa, oltre che fare male, gira pure. Porto una mano in fronte chiudendo gli occhi, cercando di mettere a tacere il continuo brusio che mi risuona forte nelle orecchie.

"Niccolò" lo richiamo una seconda volta, e quando di nuovo non ricevo nemmeno un cenno, raccolgo tutte le poche forze che mi rimangono e raggiungo la cucina, dove però rimango delusa. Tanto che di lui non c'è traccia nemmeno qui.
Ma dove caspita si è cacciato questo adesso?

Prendo un sospiro chiudendo gli occhi per inalare l'aria fresca che mi invade, data la finestra spalancata che sicuramente ha lasciato lui. Una volta riposata qualche altro secondo mi alzo di nuovo intenta a dirigermi nella mia camera da letto, dove sono quasi certo si sia cacciato, arrivati a questo punto.

"Niccolò" lo chiamo per l'ennesima volta aprendo la porta della mia camera lentamente. E proprio qui, lo trovo sdraiato sul mio letto immerso nel mondo dei sogni, scena che mi fa intenerire a tal punto da voler scattare una foto. Proprio quando sto per andare a prendere il telefono però, le mie gambe decidono di giocarmi un brutto scherzetto, lasciandomi cadere a terra senza forze. Cerco di tirarmi in piedi da sola, ma purtroppo ho l'impressione di aver fatto tanto rumore da svegliare il moro, che mi sta reggendo tra le sue braccia, andando verso il letto sul quale lui era sdraiato proprio poco fa.

"Buongiorno" biascico con voce assonnata.

"Che ci facevi qui?" mi accarezza dolcemente una guancia.

"Mi sono svegliata e non ti ho visto, allora sono venuta a cercarti" spiego con un mezzo sorriso in volto.

"Come ti senti?" chiede premuroso.

"La testa sta per scoppiare, mi gira tutto e a malapena riesco a stare in piedi" porto le mani alle orecchie come se così facendo potessi smettere di ascoltare tutte quelle voci fastidiose nella mia testa. Un gesto insolito, forse infantile, ma che lo fa sorridere. In testa però mi frulla un solo e unico pensiero in questo momento.

"Emma io..."

"Perché tu dormivi qui?" mi viene spontanea la domanda. Forse per evitare il possibile argomento che avrebbe potuto tirare in ballo, quell'argomento.

"Ti sei addormentata sul divano, non osavo svegliarti" fa spallucce.

"Potevi rimanere con me" accarezzo il dorso della sua mano che tiene saldamente nella mia.

"Non ci stavamo in due"

"Invece ti dico di sì"

Lo vedo zittirsi e subito dopo fremere dal cominciare a parlare. Ma devo fermarlo.

"Non ho fatto colazione" dico la prima cosa che mi passa per la testa.

"Ci stanno le crepes di ieri in frigo" ha capito il mio gioco. Merda.

"Non mi vanno le crepes, vado a vedere che c'è nella dispensa" faccio per alzarmi ma vengo fermata.

"Cinque minuti fa sei quasi svenuta, non ti sembra eccessivo?" mi fa notare a pochi centimetri dal mio viso.

"Tranquillo, ce la faccio" non do ascolto alle sue parole pentendomene subito dopo, dato l'equilibrio che perdo nell'istante in cui mi alzo. È sempre lui a reggermi in piedi, facendomi nuovamente sdraiare sul materasso anche se contro la mia volontà.

"Emma..."

"Non senti caldo? No perché io sì. Non è che puoi per favore aprire la fin..."

"Emma ora basta" mi rimprovera serio, riuscendo finalmente a raccogliere un briciolo di lucidità anche da parte mia. Rimaniamo a fissarci negli occhi per qualche interminabile secondo fino a quando lui non prende parola.

"Penso che tu immagini già quello che sto per chiederti" non rispondo, credo che anche una sola parola uscita dalla mia bocca farebbe male non solo a lui ma anche a me, perciò preferisco rimanere in silenzio.

"Hai per caso un ritardo?"

"Una settimana" rispondo schietta senza neanche lasciargli il tempo di finire la domanda. Avendo già controllato da qualche giorno, perché ammetto che il pensiero mi tormentava, già sapevo quello che stava per chiedermi e ancora di più conoscevo la risposta.

"Cristo" impreca nel momento in cui realizza la possibilità concreta che sia accaduto per davvero.

"Tu sei consapevole del fato che..."

"No, ti prego" cerco di ammutolirlo prima che possa dire qualcosa che potrebbe essere in grado di trafiggermi dentro, cosa che in questo momento non voglio assolutamente sentire.

"Lo so benissimo che cosa pensi e sono pienamente d'accordo ma ora come ora non voglio prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi Niccolò" cerco di spiegare anche solo uno dei mille pensieri che la mia mente sta producendo adesso.

"Si ma capisci che non possiamo neanche fare finta di niente?" mi sputa in faccia la realtà dei fatti.

Rimango in silenzio, con le mani che stringono forte i capelli e i singhiozzi che cerco di ritrarre dentro me, anche se senza alcun successo strepitoso.
Anche lui sta con le mani tra i capelli, girando avanti e indietro per la stanza, riuscendo ad incutermi solamente più ansia di quanta io non ne possegga già. La sola idea di aspettare un bambino alla bellezza di diciotto anni mi fa venire i brividi, non tanto per l'età in generale, ma perché io come ragazza non sono ancora per niente pronta. Non saprei proprio come gestirla una gravidanza, come comportarmi, come reagire. Non sono capace di cucinare un piatto di pasta, figuriamoci prendermi cura di un figlio.
Figlio. Solo il nome adesso mi fa venire voglia di piangere, tornare indietro e ubriacarmi un po' di meno a quella stupidissima festa del cazzo.

"Non so che cosa dirti ma secondo me dovresti fare un test, così se ci stiamo veramente facendo solo paranoie possiamo finirla qui e basta" mi consiglia infine, cercando di rimanere il più pacato possibile, anche se mi è impossibile non notare come si sta trattenendo dall'urlare le sue paure.

"Va bene" sussurro a malapena.

"Se sono fortunata sta sera potrei già trovarne qualcuno nel borsone di papà, sempre che ne abbia avuto bisogno durante il giorno" lo informo, forse anche per scaricare la tensione.

"Tu domani vai a scuola, altrimenti ti ci mando a pedate, e una volta uscito vieni qui che lo facciamo insieme" mi trema la voce nel pronunciare le ultime parola. Lui annuisce solamente per poi chiudermi in un abbraccio. Non succede... ma se succede?

SPAZIO AUTRICE
BEH...

Ho bisogno di amarti||ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora