35-Ho imparato dal migliore

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"Devo andare" dopo la colazione mi sono ricordata di avere una vita da portare avanti ma soprattutto un padre che non ha ancora nessuna notizia dell'esistenza di sua figlia da un giorno ormai.

"Ti accompagno" si alza dal divano venendomi incontro.

"Non mi sembra il caso" trattengo una risata nel ricordare la stima di mio padre nei confronti del moro pur non conoscendolo.

"Eccome se lo è" insiste.

"No"

"Non ti lascio prendere un cazzo di autobus quando ti posso portare io in macchina" rimane immobile aspettando una mia risposta, che poi tanto già so che anche se sarà negativa farà comunque di testa sua.

"E va bene" mi arrendo, vedendo poi un sorriso farsi spazio sul suo volto. Io vado in camera a prendere i miei leggins e la maglietta che però non indosso, rimango con quella di Niccolò. Lui nel frattempo è andato a prendere le chiavi della macchina. Scendo e lo raggiungo, trovandolo già con indosso gli occhiali da sole che mi sorride.

Vado verso la porta e gli passo davanti senza degnarlo di un saluto. Sorrido vittoriosa nel vederlo assumere una faccia indignata, sono riuscita nel mio intento. Chiude la porta alle sue spalle mentre io mi sono già diretta verso l'auto che sta nello stesso posto in cui l'abbiamo lasciata ieri.

Mi giro per vedere dove si è cacciato ma non faccio in tempo ad allungare lo sguardo che me lo ritrovo davanti. Io rimango ferma immobile con la schiena contro l'auto, impossibilitata nei movimenti date le sue braccia che mi stanno tenendo ferma.
Sfiora il mio naso con il suo e si impossessa delle mie labbra avidamente, facendo nascere un bacio tutt'altro che casto. Ci stacchiamo solamente quando il fiato viene a mancarmi.

"Hai il fiatone"

"Grazie al cazzo"

"Sei tu quella che non mi ha cagato di striscio" alza le mani come per togliersi ogni colpa e proprio in quel momento il mio cellulare comincia a squillare. Si allontana giusto per premettermi di prenderlo dalla tasca per poi tornare nella stessa posizione. Non leggo il nome e rispondo, spalancando gli occhi nel momento in cui sento la voce di mio padre.

"Ma Buongiorno" dice tranquillo, potrei scommettere che sta ridendo.

"Ciao Papà" faccio segno al moro di stare zitto ma sembra non importargli più di tanto dato che mi stringe le braccia attorno ai fianchi posando la testa sulla mia spalla.

"Allora chi aveva ragione?"

"Sto arrivando" cerco di evitare l'argomento.

"E come arrivi?"

"V-Vengo in bus" dico trattenendomi dal solletico che mi sta procurando il naso di Niccolò che strofina lentamente sul mio collo.

"Mh va bene"

"A dopo ciao" attacco bruscamente staccandomi subito il corpo di Moriconi.

"Era mio padre cretino!" sbotto incazzata.

"E allora?" chiede allargando le braccia. Io per poco non do di matto perciò meglio se mi faccio portare a casa e basta.

"Andiamo va" salgo nel sedile accanto al suo, che si mette alla guida.

Per tutta la durata del viaggio non scambiamo una parola, lui concentrato con gli occhi sulla strada ed io con la testa altrove, mentre osservo il paesaggio che scorre veloce fuori dal finestrino. Ammetto di essere tentata nel parlargli ma l' orgoglio che sta alle stelle non me lo permette, perciò continuo ad osservarlo con la coda dell'occhio, realizzando sempre di più il fatto che io un ragazzo tanto bello, non l'avevo forse mai visto.
Dopo non molto lo vedo arrivare al solito parcheggio, dove accosta e spegne il motore dell macchina.

"Ma che fai?" chiedo.

"Non so dove abiti" dice atono.

"Vai a scuola, terza stradina a sinistra" ricambio utilizzando lo stesso tono di voce, così da fargli provare la stessa mia sensazione di vuoto totale.
Allora riaccende l'auto e parte di nuovo, per pochi secondi perchè la scuola sta vermente qui a fianco.

"Fermati qui" gli dico quando siamo a pochi metri dal cancello di casa.

Rimango ferma per qualche istante per poi farmi coraggio e aprire la portiera della macchina per scendere. La sua mano però mi blocca, perciò mi volto nella sua direzione trovandolo a pochi centimetri dal mio viso.

"Dammi un bacio" chiede serio.

"No" obbietto sicura di me.

"Si"

"Ti ho detto di no"

"Scusami per prima non volevo farti incazzare" rimango muta, senza spendere una parola.

"Sul serio" sembra sincero, ma i fottuti occhiali da sole non mi permettono di averne la certezza. Come se mi avesse letto nel pensiero, li sfila con la mano destra portando poi lo sguardo su di me. Per la millesima volta nelle ultime ventiquattro ore mi ci perdo dentro, trovando le risposte a tutte le domande che mi rimbombavano in testa.

Mi avvicino quel poco che resta per stampargli un bacio a fior di labbra che proprio da lui viene approfondito. Un po' mi fa strano avere questa intraprendenza. Insomma ieri a quest'ora nemmeno ci parlavamo mentre adesso mi ha esplicitamente chiesto un bacio. Però sono sempre stata una ragazza molto instintiva, perciò se adesso mi sento di farlo, di stare al suo fianco, è perhè lo voglio davvero. Non sono certa del futuro, ma d'altronde, chi lo è?

"Devo andare" dico sulle sue labbra ricordandomi anche del fatto che siamo esattamente di fronte a casa mia e se per uno strano caso mio padre dovesse trovarsi in giardino ci vedrebbe all'istante.

"Quando ci vediamo?" chiede ancora con il fiato corto.

"Lunedì c'è scuola"

"Non ci vengo" si affretta a dire tranquillo.

"Ma perchè?" chiedo spiegazioni non capendo questa sua scelta.

"Perchè adesso che posso, non riuscirei più a trattenermi dal baciarti" sorride beffardo facendo spuntare quelle due fossette ai lati della bocca.

"Sono così irresistibile?" mi vanto spudoratamente sventolando indietro i capelli.

"Smettila di montarti la testa e va dentro" mi indica la porta di casa mia con il capo

"Ho imparato dal migliore" lo tiro in causa, chiamando una risata da parte di entrambi. Con il sorriso allora scendo dalla machina suonando il campanello. Noto con mio grandissimo stupore che però mio padre sta tagliando il prato, perciò le mie accuse non erano fondate, di più! D'altro canto non mi ha detto niente perciò deduco che non si sia accorto di nulla.

"Emma!" nota la mia presenza davanti al cancello, allora si avvicina a me. Spero solamente che Niccolò sia già andato, altrimenti posso solo immaginare che cosa succederebbe.

"In bus dicevi" indica un punto alle mie spalle. E' inutile che mi giro, tanto già so di cosa sta parlando.
Possibile che le devo gufare tutte?

"Invitalo a pranzo" per poco non rimetto la colazione.

"Cosa? No!"

"Niccolò, giusto?" si mette ad urlare appena nota il finestrino dell'auto abbassato. In questo momento vorrei letteralmente scomparire, scavarmi una fossa, sotterrarmi e non uscire mai più.

"Si signore" risponde strillando a sua volta per farsi sentire.

"Vieni dentro, sù"

SPAZIO AUTRICE
Tour rimandato all'estate 2021. Voi dovevate andare a qualche data? Se si dove?
Io sto un po' giù ma d'altronde di sapeva, spero solo che l'attesa faccia diventare tutto ancora più speciale, è l'unica cosa che mi auguro.

Ho bisogno di amarti||ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora