Abbiamo appena finito di vedere l'ultima puntata della casa di carta ed ora come ora, seppur io non abbia tutta questa esperienza, penso che si la serie tv migliore che io abbia mai visto, senza dubbi. Sono ancora accoccolata al petto di Niccolò e di questo passo penso che mi addormenterò a breve.
"Ho lasciato il telefono di là" è proprio la sua voce a risvegliarmi dallo stato di dormiveglia in cui stavo entrando.
"E allora?" chiedo cercando di far finta di nulla quando in realtà so benissimo che vuole che mi alzi io a prenderlo.
"Guarda che non sono la tua serva" sbuffo contrariata nel momento in cui noto un sorriso sul suo viso.
"Ah no?"
"No!" esclamo nascondendomi con la testa nel suo collo.
"Oh certo lo so, sei molto più di una serva" scherza nuovamente accarezzandomi la schiena con le dita.
"Sai il nevoso? Eco, quello sei"
"Sono anche bellissimo"
"La vuoi smettere?"
"Vai a prendermi il telefono" sorride di nuovo a pochi centimetri dal mio viso. Io ho un'espressione indecifrabile in viso e rimango impassibile.
"Devo farti vedere una cosa, dai" insiste poi e allora cedo, come del resto ogni volta che finiamo in una situazione simile. Mi alzo dalla mia postazione, lasciando un vuoto tra le sue braccia e vado verso la sua camera da letto, cercando poi il telefono in mezzo a tutto il suo disordine quotidiano, che purtroppo da quando ci sono io è solo raddoppiato. Sto per urlare e chiedergli il punto esatto dove lo ha lasciato ma proprio allora intravedo il dispositivo nello spazio tra il muro e il letto procuratosi dallo zoccolino.
Come ci è finito lì, lo sa solo lui.Chiudo la porta della sua camera e mentre percorro il corridoio di casa sua, gli occhi mi si posano su una stanza in particolare, che sta in fondo al corridoio. Subito mi torna in mente la sera in cui mi portò qui per la prima volta e, nel farmi il tour della casa, rimase immobile davanti a questa porta senza mostrarmi che cosa si trova al suo interno. Mi guardo intorno un paio di volte per controllare che non ci sia lui e, a unta di piedi, mi avvicino proprio a quella stanza. Arrivo esattamente davanti a questa, allora faccio appello a tutto il coraggio che mi ritrovo e la apro di poco, intimorita e incuriosita allo stesso tempo.
"Emma" una voce dall'altra parte del corridoio mi fa saltare in aria dallo spavento e con me anche il suo telefono.
"Birbantella che fai?" Niccolò mi ha raggiunta tenendomi la mano in modo tale da aiutarmi a rialzarmi in piedi, essendo caduta dallo spavento.
"S-scusami io non volevo" faccio riferimento alla porta semi aperta, per paura che si arrabbi.
"È tutto ok" sorride sincero.
"Il mio telefono un po' meno però" afferma cogliendolo da terra. Infatti ha qualche graffio sullo schermo che prima non aveva.
"Mio dio scusa" cerco nuovamente di sistemare le cose.
"Mi segno il giorno, mai successo che tu chiedi scusa così frequentemente" ride contagiandomi, come ogni volta. Sto per correre di nuovo il corridoio in direzione del divano ma di nuovo lui mi ferma.
"Che fai, non vuoi vedere che c'è dentro?" è ancora esattamente davanti alla porta che è rimasta socchiusa da me. Io allora sorrido debolmente e mi avvicino al moro che spalanca la porta mostrando una sala, un po' piccola ma con un pianoforte bianco al centro. Ci metto qualche secondo a realizzare che si tratta dello stesso pianoforte che era raffigurato nella foto che mi ha mostrato tempo fa, quello che gli regalò sua madre.
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Ho bisogno di amarti||ultimo
Fanfiction•tratto dalla storia• "Resti stasera?" pronuncia tali parole con voce roca, ricordando la canzone che mi ha cantato poco fa. Per la prima volta da quando lo conosco, posso giurare di vederlo in uno stato di vulnerabilità. Lo guardo negli occhi, e ri...