*questo capitolo non l'ho riletto, mi scuso per gli errori. Appena posso correggo tutto*
"Posso rimanere qui anche a cena?" chiede speranzosa.
"I miei sono via per lavoro, non mi va di stare a casa da sola" si affretta a dire per paura di un no in risposta.
"Certo che puoi rimanere" sorrido vedendola ricambiare il gesto.
Alla fine non siamo andate a scuola. Mio padre ha acconsentito dato che sarebbe comunque rimasto un ritardo grave ad entrambe e che alla fine quest'anno sto andando mediamente bene. La mattinata è voltata mentre siamo uscite un po' il pomeriggio giusto per prendere una boccata d'aria. Non ho incontrato nessuno, non ho visto lui, per fortuna. Non credo che sarei riuscita a sostenerlo, il suo sguardo, la ferita è ancora troppo aperta, se chiudo gli occhi ancora sento la sua voce l'altro giorno, anche se sono consapevole che da domani dovrò per forza rimettermi in sesto. Dovrò ritornare quella di sempre, perché agli occhi degli altri io rimango quella che del resto se ne fotte, Moriconi compreso.
"Allora" mi siedo sul letto invitando Desirè al mio fianco. Si mette esattamente di fronte a me.
"Parliamo di te" dico, forse per mettere a tacere i demoni che ho in testa.
"Di me?" rimane un attimo spaesata.
"Si di te, non ti conosco benissimo" la guardo fissa negli occhi notando un velo di timore nei suoi.
"Non ho niente da dire in partocolare" gesticola con le mani prendendo poi una ciocca di capelli tra le dita.
"Non voglio obbligarti, sono la prima a non voler parlare di me e della mia famiglia. Se ti va sono qui, era per passare il tempo" metto subito in chiaro ricevendo un suo sorriso, segno che si è tranquillizzata.
"La mia famiglia è una famiglia normalissima. Mia madre e mio padre sono quasi sempre via per lavoro e mio fratello convive con la sua ragazza perciò rimango a casa da sola la maggior parte del tempo" racconta vaga cercando di non mangiarsi le parole.
"La situazione sentimentale invece è abbastanza imbarazzante" le scappa una risata che inevitabilmente contagia anche me.
"Per quale motivo sentiamo" mi metto ancora più comoda.
Lei si porta le mani sul viso come per nascondersi da me e da se stessa. Ogni tanto assume questi atteggiamenti da bambina che possono sembrare infantili ma che io però ammiro e invidio tantissimo. Alle volte mi piacerebbe essere così anche io, provare a sentirmi in imbarazzo, avere le guance in fiamme per anche solo un semplice sguardo, sentire le farfalle nello stomaco. Non ho mai privato nessuna di queste sensazioni o proprio proprio, nel migliore dei casi, non le provo da talmente tanto tempo da non ricordare più come ci si sente.
"Promettimi che non ti metti a ridere e che non mi prenderai in giro perfavore" mi punta un dito contro come premessa.
"Giuro" metto una mano sul cuore vedendola annuire.
"Mi sono innamorata un paio di volte in tutta la vita, una di queste è la cotta che ho tutt'ora per Gabri" comincia a spiegare e io noto che ad ogni parola le sue gote si tingono sempre più di un colore rossastro che sembra notare anche lei date le strane espressioni divertite che sta assumendo.
"Però ecco, nessuna di queste è mai stata ricambiata perciò io non ho mai avuto una relazione, salvo il fidanzatino delle elementari e qualche bacio che per me valeva sempre troppo e per gli altri meno di zero" conclude ed io mantengo la promessa rimanendo seria.
"Non ridi?" rimane a fissarmi.
"Perché dovrei?" Anche se non me lo avesse fatto giurare io non ci avrei trovato niente da ridere.
"È una cosa normalissima non aver avuto ancora la prima volta alla nostra età, anzi al giorno d'oggi devi ritenerti un pezzo raro Desi. Le ragazze ad oggi sono tutte in giro a vantarsi del maggior numero di ragazzi con cui sono andati a letto, ma secondo la mia opinione che puoi tranquillamente assecondare o meno, l'importante non è il quando accade. Il momento giusto è sempre, purché sia con la persona giusta, e non è poi tanto semplice trovarla"
"La penso così anche io" conferma il mio pensiero prendendo in mano il mio cuscino con la stampa a spartito. Un'altro regalo di nonna che tengo sempre con me.
"Quindi con Gabriele?" Le chiedo cercando di tornare sull'argomento.
"Sembra andare bene" sorride sognante fissando un punto indefinito nel vuoto.
"Sono felice per te" ricambio il sorriso tornando a guardare il soffitto, straiata sul letto al suo fianco.
"È PRONTO RAGAZZE" sento la voce di mio padre urlare dalla stanza accanto.
"ARRIVIAMO" urlo anche io in risposta facendo ridere la mia amica.
"Qui si comunica così, due matti in una casa non possono che fare pazzie dalla mattina alla sera" le dico prima di aprire la porta e andare finalmente in cucina dove trovo mio padre intento a cucinare un non so cosa, che sicuramente scommetto brucerà di questo passo.
"Non dirmi che..."
"Si non è ancora pronto però non mi capita tutti i giorni di avere una tua amica a casa perciò sfrutto l'occasione e cerco di capire che compagnie frequenta mia figlia, se permetti" mi sorride con tono di sfida, lo stesso che utilizziamo tutti i giorni e in tutte le ore.
"Allora, Desirè giusto?" chiede vago lanciancomi di tanto in tanto qualche sguardo divertito.
"Giusto" conferma l un po' in imbarazzo.
"Quanti anni hai?"
"Diciassette, come Emma. L'ho sempre vista nei corridoi ma non ho mai avuto l'occasione di parlarle prima che non mi venisse addosso a inizio anno" ride e anche io nel ricordo si quel giorno, nessuna delle due immaginava che poi avremmo stretto l'amicizia che adesso ci lega.
"Quindi non siete nella stessa classe?" deduce mio padre serio, più o meno.
"Purtroppo no" faccio spallucce tornando a guardare il pavimento, non mi stanno per niente coinvolgendo nella conversazione.
"Quindi non puoi dirmi niente di un presunto bocciato che sta tormentando i pensieri di mia figlia?" chiede a Desirè facendomi scattare in piedi.
"Cosa? Ma che dici?" per poco non urlo data la scemenza che ha appena detto.
"Intende Moriconi?" gli da corda la mia amica beccandosi un calcio da sotto il tavolo da parte mia.
"Dammi del tu che sono bello e giovane per favore e poi si... Moriconi quindi" sorride compiaciuto per aver finalmente scoperto il suo nome.
"Oh si, non le da pace da inizio anno, ma non è la migliore delle compagnie" continua Desi.
Io sono completamente sbalordita del fatto che stiano parlando di inutili supposizioni su presunte relazioni sentimentali inesistenti con me protagonista. Ne stanno discutendo davanti a me, senza alcun permesso. Ma a quanto pare a nessuno dei due sembra interessare.
"E ha un nome questo Moriconi?"
"Si chiama Nicc..."
"Avete finito?" sbotto infine riuscendo ad attirare l'attenzione su di me. Allora vedo mio padre ridere di gusto e Desirè alzare le mani come in segno di resa.
"Nic?" Sussurra mio padre alla mia amica
"Niccolò" risponde lei senza farsi sentire.
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Ho bisogno di amarti||ultimo
Fanfiction•tratto dalla storia• "Resti stasera?" pronuncia tali parole con voce roca, ricordando la canzone che mi ha cantato poco fa. Per la prima volta da quando lo conosco, posso giurare di vederlo in uno stato di vulnerabilità. Lo guardo negli occhi, e ri...