La famiglia Zanotti

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Emilio Pablo Zanotti era il quinto figlio della ricca famiglia degli Zanotti di Torino. Suo padre Gustavo, si dice fosse discendente dei Savoia, ma in realtà era semplicemente un brillante biomedico che si era distinto in ricerche riguardanti trapianti sofisticati di parti del corpo danneggiate in seguito a eventi tumorali o grosse malformazioni organiche. Sua madre era rettore della facoltà di psicologia di Padova, la più importante d' Italia. I suoi quattro fratelli tutti maschi, anche loro avevano una carriera invidiabile.

Giulio Francesco il maggiore, era paleontologo, e nel 2033 aveva contribuito al ritrovamento di alcuni reperti a largo delle Canarie che si rivelarono appartenere alla civiltà atlantidea.

Nicola e Gianluca erano entrambi laureati in Banking system e management e bazzicavano i piani alti di Piazza Affari, non nascondendo una forte ambizione per Wall Street.

Andrea invece, due anni più grande di Emilio, era appena stato promosso nella Aeronautica militare col grado di tenente colonello.

E lui, la mia nemesi, Emilio maledetto Zanotti, si era laureato in Astrofisica alla Normale di Pisa, per poi conseguire il dottorato di ricerca alla Caltech di Los Angeles.

Era un genio, altro che maturando di un istituto tecnico industriale. Diplomato a diciassette anni, laureato a diciannove e mezzo. A ventidue ha pubblicato il suo studio sul modello di ricerca di pianeti abitabili al di fuori del sistema solare. E ora a 23 anni aggiungeva al suo curriculum. "Ho soffiato l'ultimo posto a Paolo Orsi".

"Non prendertela" disse Anna avvicinandosi con due panini.

"Ti ringrazio, i nervi mi stavano corrodendo lo stomaco" le dissi

"Giù le mani imbecille, sono tutti e due per me!"

E lo sconforto mi pervase ancor di più.

"Come ti dicevo, è inutile che te la prendi, sei giovane, hai tutto il tempo del mondo per riprovare. La SIPI emana bandi di questo tipo tutti gli anni, da quando è stata fondata ormai. Te lo dico io che è il quinto anno che ci provo."

Stranamente dietro le minacce che attentavano ai miei testicoli c'era una persona comprensiva. Mi sentì rincuorato da quelle parole.

"Ciò non toglie che quello sbruffone di Zanotti sia migliore di te e secondo me è giusto che abbiano preso lui e non te"

E ritornai nel mio baratro di sconforto e depressione.

"Adesso devo andare, imbecille, ho un alloggio da trovare, tra due mesi inizierà il corso di addestramento"

"Davvero? Vi hanno già comunicato la data?" chiesi.

"Si ci hanno detto di iniziare a trovare casa qui a Roma, anche perché l'addestramento durerà sei mesi"

"E non vi hanno detto cosa farete nello specifico?" chiesi

"No, ma credo siano corsi di formazione per istruirci e metterci in qualche squadra di ricerca, o in qualche team di costruzione, sarebbe forte poter lavorare magari al prossimo progetto Argo"

"O diventare magari membro dell'equipaggio" dissi timidamente.

E lei scoppiò in una grassa risata.

"Un membro dell'equipaggio! Sei veramente imbecille, imbecille" mi disse non riuscendo a trattenere le risate.

"Ora devo andare - aggiunse - tu cosa farai?" mi chiese

"Ho il treno per Milano tra un'ora" le dissi.

"Beh allora ti auguro buona fortuna per tutto! Imbecille"

La ringraziai e tornai col capo chino ad autocommiserarmi. Poi alzai lo sguardo e vidi accanto a me uno dei panini e mi scappò un sorriso.

Feci per addentare quel gustoso pezzo di pane e prosciutto, quando una sagoma oscurò il pallido sole che stava già lasciando questo giorno.

"Ehi, mi dispiace per l'occasione sfumata" disse la sagoma.

Io portai la mano sugli occhi e l'immagine di quel dannato brufoloso mi si parò davanti.

"Emilio Zanotti, e come ti ho detto mi dispiace per il tuo fallimento" disse

"Dici davvero" dissi con la bocca piena.

"In realtà no, sai come si dice in questi casi, Mors tua vita mea. Dicevano così i latini" disse

Allora con il boccone che faticava ad andare giù mi alzai, e puntandogli il dito contro gli dissi.

"Beh sai cosa ti dico io, va al diavolo! Tu e i latini!" ma l'eccesso di foga fece si che il boccone andasse di traverso e iniziai a soffocare,

"Ehi stai bene?" mi chiese , poi immediatamente iniziò a battere sulla mia schiena. E fortunatamente il boccone andò giù.

"Va meglio adesso?" mi chiese.

"Si grazie - poi realizzai che ero ancora furioso con lui - anzi no! No che non va bene, Zanotti dei miei stivali, mi hai fregato il posto solo perché tu sei il fantastico figlio di una fantastica famiglia che ha fatto cose fantastiche, e io invece che ho superato brillantemente tutte le prove vengo scartato perché ho un curriculum vuoto e non ho una famiglia influente alle spalle"

"E vabene, ma calmati!" disse quel bastardo brufoloso.

Respiravo affannosamente, ero bordeaux in volto e gli occhi uscivano dalle orbite.

"Se ci tieni così tanto posso parlare con la commissione e rinunciare al posto in tuo favore" mi disse

E di colpo mi calmai

"Dici davvero, faresti questo?" gli chiesi

E lui voltandosi e andandosene

"Ovvio che no! Ti sto solo prendendo in giro" mi disse"

E tutto ciò che ero riuscito ad assopire riesplose di colpo.

"Maledetto Bastardo!!!" urlai. Mentre lui ridendosela e ignorandomi si allontanava.

Questa è la storia di come conobbi Anna Gess Gess e Emilio brufoloso Zanotti e di come fui vicino ad entrare alla SIPI. Ora avevo un treno da prendere, dei nonni morbosi a cui tornare e degli esami di stato da conseguire.

ASTRONATSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora