Ulisse Colombo

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Sono passati sei mesi da quando ho iniziato il corso qui alla SIPI. E L’apprendere che saremo stati parte della prossima missione Argo devo ammettere che mi ha creato un marasma di emozioni contrastanti.

Da un lato sono super eccitato, perché cazzo! Solo alcune centinaia di persone vi hanno partecipato. Ma dall’altra parte, sono tremendamente terrorizzato, perché nessuna di quelle persone è sopravvissuta.

A noi cosa accadrà? mi chiedo alla vigilia della partenza. Manca ormai solo una settimana e poi noi dieci menti geniali, come ci definisce la stampa partiremo alla volta del nulla.

Ci professiamo grandi intelligenze, ma se penso a ciò che affronteremo mi sento così piccolo e insignificante.

La cosa che mi rincuora è il fatto che se dovesse andare male riuscirei trascinarmi dietro anche quello stronzo di Zanotti.

In questi sei mesi non ha fatto altro che fare lo sbruffone ancora di più.

Con Anna invece le cose sono molto diverse, non credevo di riuscire a instaurare un rapporto così puro con una persona, senza un doppio scopo. Certo lei ancora mi tratta come un imbecille, ma la cosa non mi pesa, perché lo fa per farmi migliorare. Non abbiamo alcun coinvolgimento sentimentale, sia solo due buoni amici. Anche perché qualsiasi coinvolgimento sarebbe impossibile vista la sua dichiarata omosessualità.

Ho conosciuto il capitano della nostra spedizione, Ulisse Colombo, che personaggio! Un ex lagunare di cinquant’ anni. Che ha visto più guerre che giornate di sole, a quanto dice lui. Non è un tipo molto amichevole, è più una specie di Rambo, taciturno e schivo, ma lo rispetto, non gli metto i bastoni tra le ruote e lui non mi prende a calci, il che è già una vittoria per me.

Ha una grossa cicatrice sul collo, lui dice che sia stata l’ex moglie che gli ha succhiato via anche l’anima da li, ma tra coloro addetti ai lavori si vocifera che se la sia procurata in una missione segreta per conto del governo italiano. Il nostro primo incontro è stato davvero singolare.

Eravamo alla mensa della società. E sia io che Anna, tendenzialmente cenavamo presto, per dedicarci a ultimare i progetti, le simulazioni o semplicemente evitare di incrociare quello stronzo di Zanotti.

Ma quella sera in azienda era arrivato anche Ulisse Colombo, con tutti i suoi centosei chili di muscoli, la sua canotta grigia e la testa rasa.

Se ne stava in piedi davanti ai secondi, a scegliere quale bestia avrebbe colmato il suo apporto proteico giornaliero.

Io non avevo minimamente idea di chi fosse allora presi il mio vassoio e mi accodai.

Arrivai anche io al reparto secondi, e lui era ancora lì come una statua ancora a fissare quei tre vassoi, con la signora della mensa che lo guardava indispettita. Ma non credo volesse dirgli qualcosa, anche lei in fondo temeva per la sua incolumità.

Allora si voltò verso di me, che non potei far altro che far spallucce e stare zitto.

Ma ecco che finalmente, l’armadio umano si decise, e tra la vasta scelta di tre secondi; ovvero cotoletta ( di cui restava l’ultima), coscia di pollo e merluzzo in bianco, optò per la cotoletta; con mio profondo sconforto.

Dopo aver preso il suo pasto, fece due passi più in là per prendere l’acqua. Allora toccò a me scegliere, e proprio mentre mi rassegnavo a prendere il merluzzo in bianco o il pollo, ecco giungere dalle cucine un’intera teglia di cotolette appena fritte, calde, fumanti e ben dorate.

Allora mi pronunciai “Cotoletta per favore!”

E Anna si accodò alla mia scelta.

Ma quando ebbi preso il piatto col mio secondo, ecco l’armadio umano tornare verso di noi, fissarmi in maniera indemoniata e dirmi:

“Dammi la tua cotoletta”

Io non sapevo se provare paura o imbarazzo, allora feci forse l’errore di peccare di ignoranza e leggerezza di fronte quell’insensata richiesta.

“Ma perché vuole la mia cotoletta signore lei l’ha già presa” dissi

E come la scintilla che innescò l’ordigno di Hiroshima, provocai il disastro che fece esplodere la rabbia repressa di Ulisse l’armadio Colombo.

“Perché la tua è calda razza di babbeo rammolito. Mentre la mia è una cazzo di suola per le scarpe, fredda, sciapa e molliccia, come te!”

Ammetto di non essere un temerario, e me ne riguardo bene dall’affermare il contrario, ma quella sera non so perché ma volli fare il coraggioso, che trasposto a qualche istante più tardi  significa, fare lo stupido.

“Ma signore, non è mica colpa mia se hanno portato queste calde, subito dopo che lei aveva già preso la sua. Poi sono sicuro che se chiede alla signora della mensa, ella saprà accontentare la sua richiesta”

Ma ovviamente Ulisse sapeva che lo stavo prendendo in giro, la signora della mensa non avrebbe mai rimesso la cotoletta fredda di quella belva nel vassoio, pur di dargliene una calda e fumante.

Così non feci altro che farlo infuriare ancora di più.

“Stammi a sentire moccioso, hai la minima idea di chi io sia ?”

Ovviamente risposi di no.

“Io sono un fottutissimo soldato, che ha combattuto per tenere questa nazione, sicura dalle minacce esterne ed interne, e se non mi merito neanche una stramaledetta cotoletta fumante beh allora tutto quello che ho fatto a cosa serve ?!”

“Beh signore è inutile…” stavo per dire che fosse inutile arrabbiarsi così ma lui sentì esattamente ciò che voleva sentire e ciò che io non volevo certamente dire.

“E quindi ciò che ho fatto per te sarebbe inutile!?” e così prese il suo bel vassoio e con tanto di cotoletta fredda, lo sbatté con violenza sulla mia testa, porcurandomi un bel bernoccolo e tre giorni di malattia.

Fu costretto dalla direzione della società a scusarsi, ma non venne mai a trovarmi in infermeria, e non mi parlò più.

Ma sono sicuro che aldilà di quella corazza, come in una cotoletta ci sia un tenera fetta di carne. E un giorno me ne darà, la prova.

Sono contento di imbarcarmi col capitano Colombo tra una settimana, ma adesso mi godrò il congedo per salutare i parenti, che ci è stato concesso. Poi sarà vera avventura.  


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